Save The Children: a scuola troppe disparità tra Nord, Sud e Isole

In occasione della riapertura delle scuole, Save the children ha pubblicato il rapporto “Scuole disuguali. Gli interventi del PNRR su mense, tempo pieno e palestre”, che mostra le disuguaglianze territoriali nell’offerta di spazi e servizi educativi nella scuola italiana. Loredana Barra, responsabile Politiche educative e inclusione Uisp, ha analizzato il rapporto, approfondendo l’aspetto legato alle opportunità di accesso alla pratica per bambine, bambini e adolescenti.

“Lo sport è un diritto. La possibilità di praticare attività sportiva a scuola in una palestra rappresenta una grande opportunità per la crescita di bambine, bambini e adolescenti e concorre a contrastare la povertà educativa offrendo la possibilità di partecipare ad attività educative, ricreative, culturali e sportive e influenzando positivamente i percorsi di apprendimento – scrive Loredana Barra – La presenza di servizi e infrastrutture a scuola è fondamentale per contrastare la dispersione scolastica che in alcune regioni italiane, nonostante il trend in diminuzione, resta tra i più alti d’Europa con tassi del 17,3% in Sardegna, del 17,1% in Sicilia e del 16% in Campania.

Nonostante quindi gli ingenti e importanti investimenti che hanno prodotto i 433 interventi avviati con il PNRR sulle strutture sportive scolastiche, il rapporto evidenzia che risultano ancora insufficienti a garantire la copertura di palestre su tutto il territorio nazionale e a ridurre i divari tra le province, soprattutto nei territori dove la scuola spesso rappresenta l’unica opportunità per bambini e adolescenti di praticare attività sportiva. Infatti, anche se il 52,7% dei fondi complessivi sono stati assegnati alle regioni maggiormente svantaggiate (sud e Isole) la loro distribuzione tra le province è disomogenea e, come emerge dal rapporto, non sono riusciti a raggiungere effettivamente i territori dove i bambini e le bambine scontano le maggiori difficoltà nel percorso educativo. Non si riesce in sostanza, nonostante tutto, a superare le disuguaglianze di offerta educativa tra nord e sud per garantire opportunità omogenee a tutti i minorenni”.

“Sappiamo che a oggi, in Italia, un minorenne su tre (31,5%) non pratica attività sportive – prosegue Barra – e tra gli adolescenti di 15-16 anni il 16,2% rinuncia a fare sport perché troppo costoso. Le palestre scolastiche, costruite e/o ristrutturate, sono fondamentali, non dovrebbero rappresentare l’unica possibilità per molti giovani di fare attività motoria, ma dovrebbero diventare spazi educativi non formali di prossimità nel dopo scuola. Spesso invece accade che per mancanza di risorse umane ed economiche, questi spazi pubblici siano riservati a pochi, quelli che possono permettersi di pagare “il biglietto”.

Per garantire i diritti dei minori su tutto il territorio è fondamentale definire e finanziare i Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) affinché assicurino eque opportunità educative, anche rispetto all’accessibilità allo sport. Infatti, la pratica sportiva da parte dei minorenni è tra le materie, individuate dal Comitato tecnico-scientifico con funzioni istruttorie, riferibili ai livelli essenziali delle prestazioni che devono essere garantiti in modo uniforme sull’intero territorio nazionale, quindi sarebbe importante l’adozione di un provvedimento che inserisca i certificati medici per l’attività sportiva agonistica e non agonistica dei minorenni, nei livelli essenziali delle prestazioni, in quanto trattasi di un diritto civile e sociale che deve essere garantito in pari modo su tutto il territorio nazionale.
Il primo ostacolo alla promozione della pratica sportiva è, infatti, proprio il certificato medico per l’attività non agonistica, obbligatorio quando i minorenni della fascia di età 6-17 anni praticano l’attività all’interno di un’organizzazione sportiva, ovvero nella quasi totalità dei casi.
Il certificato medico rappresenta un serio impedimento, in quanto ha un costo considerevole che non sempre le famiglie possono o sono disposte a sostenere, e questo con grave preclusione del benessere psico-fisico del minorenne al quale non è data l’opportunità di scegliere.
Questo ha fatto sì che alcune Regioni abbiano approvato delle norme che rendono gratuito per tutti i minorenni, dai 6 ai 17 anni, il certificato medico per l’attività non agonistica, compresi eventuali esami o accertamenti che si dovessero rendere necessari.

Le necessità dell’infanzia e dell’adolescenza hanno caratteristiche simili in tutto il territorio nazionale, quello che cambia sono le risposte dei singoli territori, con conseguenze gravi perché impattano sulla possibilità per molti loro di accedere ad opportunità educative che potrebbero consentire di disegnare il proprio futuro in maniera diversa”.