Save the Children: bambini, donne e uomini continuano a morire nel Mediterraneo

Irene a medical coordinator with Medecins Sans Frontiers (MSF) says goodbye to refugees and migrants as they disembark the Bourbon Argos and are transferred to a Norwegian vessel.

Migranti, Lampedusa: Save the Children, bambini, donne e uomini continuano a morire nel Mediterraneo Centrale, oltre 15.000 dal 2013 a oggi. L’Europa si assuma una responsabilità concreta e condivisa su vie d’accesso sicure, soccorsi e accoglienza. In occasione della Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione, nell’anniversario del naufragio del 2013, l’Organizzazione presente agli eventi organizzati dal Comitato 3 Ottobre a Lampedusa con laboratori partecipati per gli studenti sull’immedesimazione, la condivisione e l’integrazione con i minori stranieri non accompagnati giunti in Italia via mare…

 

“Sei anni fa, di fronte alle centinaia di corpi delle vittime del tragico naufragio del 3 ottobre 2013 a Lampedusa, l’Europa aveva detto “Mai più”, ma dal 2013 ad oggi oltre 15.000 persone tra cui tantissimi bambini e adolescenti, hanno perso la vita o risultano dispersi tentando di attraversare il Mediterraneo Centrale[1]. Negli anni l’Europa ha progressivamente rinunciato alle operazioni di ricerca e soccorso, scegliendo di proteggere i confini e non le persone, mentre l’impegno per il salvataggio in mare è stato scoraggiato.” ha dichiarato Raffaela Milano, Direttrice Programmi Italia-Europa di Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro.

“Il recente summit di Malta potrà rappresentare il primo passo per l’avvio di un’azione europea condivisa a condizione che il Consiglio europeo Giustizia e Affari Interni, previsto per il 7 e 8 ottobre, impegni concretamente i Paesi membri nel garantire il pieno rispetto del diritto internazionale, riconoscendo – anche alla luce dell’allarme crescente delle Nazioni Unite – che la Libia versa oggi  in una terribile situazione di fragilità e instabilità e non può essere considerata in alcun modo come un porto sicuro”.

“È insopportabile continuare ad essere testimoni delle morti in mare. È fondamentale e urgente che l’Europa si impegni stabilmente a garantire vie di accesso sicure dalle aree di crisi o di transito, per evitare così che decine di migliaia di bambini, donne e uomini continuino ad essere costrette a ricorrere ai trafficanti, subendo ogni tipo di violenza e mettendo a rischio la propria vita.

Save the Children, impegnata in Italia dal 2008 in attività e interventi di sostegno e assistenza dei minori stranieri soli in arrivo via mare – poco meno di 1000 nel 2019, pari al 13% del totale dei migranti sbarcati – ha partecipato agli eventi organizzati dal Comitato 3 Ottobre in questi giorni con la conduzione di alcuni laboratori partecipati per gli studenti presenti da tutta Europa sull’Isola, incentrati sull’immedesimazione reciproca, la condivisione e l’integrazione tra adolescenti coetanei.