SI PUO’ SPERARE IN UN “25 APRILE” PALESTINESE?

La giornalista israeliana Cookie Schwaeber-Issan, racconta al giornale Israele.net quello che hanno visto i suoi connazionali l’altra sera a Canale 12, che ha trasmesso le prime immagini di centinaia e centinaia di manifestanti maschi di Gaza che sono scesi in ciò che resta delle loro strade invocando l’immediato rilascio degli ostaggi israeliani ancora vivi per porre fine alla guerra.

E allora la domanda è spontanea: “Si può forse iniziare a sperare, con una forte dose di ottimismo, in un “25 aprile” palestinese?” “Questi uomini arrabbiati e frustrati, che urlavano di averne abbastanza, erano molto probabilmente gli stessi che hanno sostenuto Hamas, celebrato il “successo” del suo massacro perpetrato a tradimento il 7 ottobre e forse quel giorno hanno persino partecipato al saccheggio dei kibbutz e delle comunità israeliane vicine a Gaza”. Ma dopo 17 mesi nel corso dei quali hanno dovuto subire gli effetti della reazione delle Forze di Difesa israeliane, sembra che siano stati finalmente afferrati dalla realtà di quella follia. E allora con decisione hanno gridato: “Hamas, vattene”. Sicuramente sapevano che una protesta urlata in modo così massiccio poteva costare la vita, del resto cosa avevano da perdere? Tuttavia, è la prima volta dal 7 ottobre che vediamo una cosa di questa portata, in cui gli abitanti stessi di Gaza chiedono il rilascio degli ostaggi israeliani. Il fatto che chiedano la liberazione degli ostaggi e la fine della guerra attesta la completa disperazione che hanno vissuto, culminata nell’esplosione di rabbia contro Hamas: forse un po’ tardiva, ma è certamente confortante vedere come hanno aperto gli occhi sui veri criminali che hanno distrutto le loro vite e le loro case.

Una manifestazione anti-Hamas secondo la giornalista israeliana esprime un “autentico rammarico e contrizione per la fiducia mal riposta e per la loro cieca lealtà nei confronti di mostri che non hanno mai avuto nessuna intenzione di proteggere gli abitanti di Gaza quanto piuttosto di usarli come scudi umani, sarebbe di grande aiuto per il tipo di solidarietà che ora sperano di suscitare”. Scrive  Cookie Schwaeber-Issan,In verità, gli abitanti di Gaza hanno più carte in mano di quanto non credano. Essendo coloro che hanno vissuto questo incubo per un anno e mezzo, sono testimoni in prima persona della crudeltà, della corruzione e delle feroci menzogne che sono state diffuse sui social per dipingere Hamas come “eroici combattenti per la libertà”. Sanno, meglio di chiunque altro, che Hamas non stava affatto combattendo per la loro libertà. Al contrario, l’obiettivo era quello di usare questa popolazione in qualsiasi modo tornasse utile al suo programma perverso: e se ciò significava mucchi di cadaveri di cui incolpare l’esercito israeliano, tanto meglio”. I bambini sono stati usati come utili oggetti di scena, andando a toccare le corde del cuore di un mondo già di per sé predisposto a guardare gli ebrei in modo negativo”. Voci infondate di carestia, genocidio e tormenti al di là dell’immaginabile sono diventate virali a tempo di record, e sono servite per sostenere accuse di crimini di guerra da parte della Corte Penale Internazionale, rovesciando sullo stato ebraico una condanna mondiale per aver agito “peggio dei nazisti” che 80 anni fa cercarono di annientare il popolo ebraico”.

Accuse che poi hanno innescato in tutto il mondo una serie di attentati nei riguardi di obiettivi israeliani. A questo punto è possibile fare un bilancio onesto di quanto è accaduto in questi mesi? “Sarebbe bello se finalmente fosse fatta giustizia in modo equo e onesto, smascherando il male in tutta la sua portata, svelando i suoi sponsor e i veri responsabili di atti di assassinio e barbarie. Non ne hanno diritto gli israeliani? E le famiglie degli ostaggi che hanno perso tutto ciò che avevano di più caro? E i genitori, le mogli, i fratelli e i figli dei soldati israeliani caduti, che hanno perso la giovane vita nel difendere il loro paese?” La giornalista riflette sull’odio profondo che ormai si è incistato nei due popoli. Non è semplice superarlo. In particolare Cookie Schwaeber-Issan si rivolge ai palestinesi di Gaza che dovrannoguardare dentro di sé, per elaborare l’odio che per troppi anni hanno permesso che venisse sistematicamente inculcato nei loro cuori e nelle loro menti: un veleno che, sebbene fosse destinato a uccidere noi, ha finito per piagare le loro stesse anime e li ha trasformati in un popolo di sfollati che ora sono alla mercé di altri”. E pertanto, “nella misura in cui riusciranno a identificare i veri responsabili delle loro sofferenze, c’è speranza che si avviino finalmente sulla strada giusta: in grado di affrancarsi da uomini crudeli che li vedono e li usano come pedine in un gioco mortale di conquista e potere. (Da: Jerusalem Post, 28.3.25)

Le migliaia di manifestanti anti-Hamas a Gaza, che hanno fatto notizia a livello internazionale, vogliono far capire che l’organizzazione terroristica deve “uscire di scena” e non avere più alcun ruolo nella striscia. Lo ha detto ai giornalisti mercoledì uno studente di giurisprudenza di 25 anni presso l’Università Islamica di Gaza che ha preso parte alle proteste, ma che non si è dichiarato per ovvi motivi di incolumità fisica. “Col tempo – ha aggiunto – e vedendo come Hamas sta giocando politicamente nei negoziati e come insista per la continuazione di questa guerra, la gente ha capito che tutto ciò che Hamas vuole è rimanere al potere, è ottenere guadagni politici anche se le sofferenze dei civili dovessero continuare. Ora vedono che la priorità di Hamas è sopravvivere come entità politica”. Lo studente è convinto che “il mondo sappia che Hamas deve andarsene da Gaza non solo per porre fine alla guerra e agli scontri in corso, ma anche per porre fine a 18 anni di oppressione dittatoriale da parte di Hamas contro i cittadini di Gaza. Gli abitanti di Gaza hanno sempre sofferto a causa di Hamas”. Quelli che protestano, ha aggiunto, vogliono anche “mostrare al mondo che Hamas mentiva, attraverso la sua macchina di propaganda, quando diceva anche al mondo arabo che Hamas gode di una grande popolarità a Gaza. Secondo lo studente, “molti a Gaza sono favorevoli al rilascio immediato degli ostaggi perché li considerano solo uno ‘strumento’ per i vantaggi politici di Hamas. Gli ostaggi dovrebbero tornare a casa immediatamente e senza condizioni” ha detto. In chiusura è opportuno un chiarimento. Sono consapevole di aver proposto un servizio forse, di parte, ma credo utile per fissare alcuni elementi fondamentali per comprendere quello che sta succedendo nella guerra israelo-palestinese.

a cura di DOMENICO BONVEGNA