Secondo Edoardo d’Asburgo-Lorena, si può eccome. Lo spiega in un agile pamphlet di 150 pagine pubblicato recentemente dalla coraggiosa Casa editrice D’Ettoris Editori di Crotone. Il titolo del testo,“Vivere da Asburgo. Sette regole per tempi difficili”. Comincio con delle domande provocazione dell’Arciduca: “Perchè nel secolo XXI si dovrebbero fare le cose ‘alla maniera degli Asburgo’? Non sono forse gli Asburgo sovrani di un’epoca ormai trascorsa, una polverosa famiglia imperiale scomparsa da tempo dalle scene del mondo?
E poi non dovremmo diffidare di sovrani, re, imperatori e dei tiranni in generale? Quale connessione potrebbe mai esserci tra il mondo passato dei monarchi e la società, la politica e i costumi della contemporaneità?”. Sono queste ed altre domande che troveranno risposta in questo libro, naturalmente l’arciduca Edoardo Asburgo ci tiene a precisare che lui non è uno storico e non farà certamente una storia approfondita della sua famiglia. “Sono semplicemente un membro della famiglia Asburgo che intende riflettere sui principi importanti cui la mia famiglia si è conformata, le regole che – credo – l’abbiano fatta prosperare per molti secoli”. Aggiungo che Edoardo attualmente è ambasciatore dell’Ungheria presso la Santa Sede e il Sovrano Ordine di Malta.
Il testo inizia con una breve panoramica della storia degli Asburgo, facendo riferimento a cinque date importanti, facili da memorizzare. Poi si passa alla presentazione delle sette regole, principi o massime, che sono alla base del pensiero, dell’azione, della politica e della vita familiare degli Asburgo. Per ogni regola Edoardo farà riferimento ai sovrani asburgici, uomini e donne, che hanno saputo interpretarla meglio. Naturalmente, non tutte le regole sono state osservate alla perfezione da ciascuno dei moltissimi Asburgo vissuti nel corso di quasi mille anni. Tuttavia Edoardo ha la pretesa di mostrare come queste regole continuano ad essere osservate e incarnate nella famiglia anche oggi, nonostante da molto tempo non ci sia più la monarchia austro-ungarica. Anzi secondo l’arciduca Edoardo il nostro mondo di oggi sarebbe migliore se provassimo a fare almeno alcune cose “alla maniera degli Asburgo”.
Il testo è curato da Maurizio Brunetti che ringrazia l’arciduca Edoardo per la sua disponibilità alla pubblicazione di questa edizione italiana di “The Habsburg Way”. Brunetti è consapevole che non sarà facile per il lettore italiano accettare un testo apologetico sugli Asburgo dopo oltre un secolo di racconti e leggende risorgimentali e di guerra sul Piave.
“Vivere da Asburgo” è preceduto da una premessa del primo ministro ungherese Viktor Orban, che ricorda la secolare storia degli Asburgo collegata al popolo ungherese: “ci siamo aiutati l’un l’altro con le armi sui campi di battaglia o stringendo alleanze nei campi della politica e della diplomazia”. Orban ricorda che nonostante le differenze, “il perenne obiettivo degli ungherese e degli Asburgo è sempre stato lo stesso: provare a rimanere se stessi nel corso dei secoli, rendendo l’Europa Centrale un attore forte e indipendente sulle scene della politica mondiale”. Orban non esita nel sostenere che non bisogna meravigliarsi se un combattente per la libertà dell’Ungheria, scriva ora la premessa a questo splendido libro sugli Asburgo. Siamo di nuovo dalla stessa parte, come ottocento anni fa”.
Dopo l’introduzione, il testo di Edoardo, prima di analizzare le sette Regole, in breve sintetizza la storia degli Asburgo. Naturalmente non è semplice memorizzare tutti i protagonisti della celebre casata e la lunga storia a loro collegata. Ricordo soltanto che tutto ha inizio in un cantone svizzero e poi nel 1273 quando Rodolfo fu eletto re, il primo ad essere sovrano dell’impero. E’ la prima data da tenere in mente. Poi c’è quella del 1500, quando gli Asburgo ampliarono i propri possedimenti in Austria e in tutta Europa, infine nel mondo, grazie alle politiche matrimoniali. Altra data da ricordare, il 1700, periodo storico all’insegna di Maria Teresa con i suoi sedici figli, in vent’anni di matrimonio. Per poi arrivare al 1806, quando sostanzialmente si dissolse il Sacro Romano Impero.
Passiamo alle Sette Regole che caratterizzano la casata degli Asburgo:
Regola N° 1 è quella di Sposarsi (e avere molti figli), motivo di grande felicità. L’arciduca ammette di essere imparziale sul matrimonio: nella sua vita è stato motivo di gioia, essendo padre di sei figli. Naturalmente questo capitolo, è un autentico spot a favore della famiglia naturale e dell’importanza dei bambini per l’intera società. Che cosa pensare dei pochi leader politici, almeno in Europa, che vivono senza matrimoni felici e senza figli.
Gli Asburgo hanno da sempre dato un’importanza fondamentale alla famiglia. Edoardo ci tiene a precisare che ha circa trecento cugini sparsi in tutto il mondo. Sin dal XIII secolo gli Asburgo si preoccuparono di stipulare alleanze e di preservare l’equilibrio e la pace tra le diverse nazioni. Per ottenere questo scopo, per costruirsi una base solida di potere, furono attivate politiche matrimoniali. “I matrimoni dinastici creavano legami generalmente molto più stretti di un semplice accordo politico”. Inoltre i matrimoni con molti figli tendevano ad assicurare la continuità politica, fattore, tra l’altro, di riduzione dei conflitti. Certo Edoardo ribadisce che erano quasi sempre matrimoni mirati, per assicurarsi territori o regni.
Su questo tema, l’ambasciatore, pone l’attenzione su alcune figura importanti del casato a cominciare da Massimiliano, l’ultimo cavaliere, bello e coraggioso. Il suo matrimonio con Maria di Borgogna, figlia di Carlo “Il Temerario”, rappresenta una delle imprese più affascinanti e romantiche della storia europea. “Nella sua armatura dorata, sembrava un arcangelo”.
Analizzando i quasi centottanta anni, intorno al 1700, in cui hanno regnato le due linee asburgiche distinte, quella spagnola e quella austriaca. Si è accentuato un fenomeno quello dei matrimoni tra consanguinei degli Asburgo e quello del cosiddetto “mento” asburgico.
Naturalmente questi matrimoni furono dannosi per la salute e la genetica della famiglia. Infatti la mortalità infantile all’interno delle linee asburgiche austriache e spagnole, era più alta rispetto alla mortalità media della popolazione. Alla ragion di Stato, i membri della famiglia (maschi e femmine) accettavano senza problemi di sposare principi e principesse di altre famiglie. In pratica scrive Edoardo, “arciduchi e arciduchesse venivano educati sin da piccoli all’idea che avrebbero dovuto sposare una persona che non avevano scelto e che spesso incontravano il giorno delle nozze per la prima volta”. Tuttavia nonostante questo, i matrimoni si sono rivelati quasi sempre uno strumento che ha reso più felici entrambi i coniugi coinvolti. Matrimoni che funzionavano rispetto al giorno d’oggi, perché c’era la fede condivisa, la comune consapevolezza della sacralità dell’indissolubilità del matrimonio, credere entrambi alla famiglia ed essere generosi nell’accogliere la vita nascente. Concludo il capitolo segnalando soltanto alcuni dei sovrani che hanno maggiormente influenzato le loro epoche come Maria Teresa, Francesco Giuseppe ed Elisabetta, Francesco Ferdinando, infine il beato Carlo e Zita.
Regola N. 2: Essere Cattolici (E praticare la propria fede)
Gli Asburgo, per la maggior parte, erano e sono cattolici. In alcuni casi, nei secoli passati, “essere un sovrano cattolico comportava spesso fare cose che oggi sembrano non cristiane […]”. In quei secoli, “si credeva davvero che solo vivendo la fede cattolica si potesse andare in Paradiso; perciò, incoraggiare i propri sudditi a essere cattolici – se non addirittura esigerlo – era non solo parte del proprio dovere di imperatore, ma anche un atto di carità, in quanto avrebbe aiutato il prossimo a raggiungere la salvezza eterna”. Inoltre c’è un altro fattore per noi occidentali sgradito, non riusciamo a capire quei sovrani, perché l’idea che la religione debba essere separata dallo Stato, per noi è un dogma, pertanto, questo comporta che “qualsiasi manifestazione pubblica di fede religiosa debba essere rigorosamente limitata”. Edoardo indaga sukka pietà fervorosa degli Asburgici. Al tempo di Carlo V e Martin Lutero l’Impero si divise, la Riforma luterana sembra affermarsi su tutti i fronti. La tentazione dei principi di incamerare tutti i beni della Chiesa era abbastanza forte. Ci furono divisioni anche all’interno delle varie corti; il cattolicesimo era in grave difficoltà. Gli imperatori asburgici in questo periodo si dimostrarono “deboli” nel difendere la fede cattolica. Ma a dare la svolta in senso cattolico, arrivarono i figli di Ferdinando I, soprattutto, ci ha pensato l’arciduchessa Maddalena (1532-1590), sorella di Massimiliano II, l’unica venerabile della famiglia Asburgo. Maddalena ha fondato un convento di nobildonne, operando in campo culturale, impegnandosi nella produzione di volumi di spiritualità per controbilanciare l’offensiva dei predicatori luterani e della letteratura protestante.
Un altro difensore della fede cattolico fu Leopoldo I che ha sconfitto i turchi nel 1683 a Vienna, grazie al re polacco Jan Sobieski e al cappuccino Marco d’Aviano.
Sorvolo sull’ambiguo Giuseppe II, conquistato dalle idee illuministe, che ha soppresso tutte le comunità contemplative del suo Regno. Il capitolo chiude puntando l’attenzione sulla grande cattolicità dell’ultimo imperatore Carlo I, diventato poi beato.
Regola N. 3: Credere nell’Impero (E nel principio di Sussidiarietà)
La parola chiave per comprendere il Sacro Romano Impero e la monarchia austro-ungarica è la sussidiarietà. Principio fondamentale della dottrina sociale cattolica da tempo immemorabile. Applicare questo principio dà luogo a politiche sensate ed efficaci. “Quando un’istituzione è vicina al problema che deve affrontare, di solito è meglio attrezzata per risolverlo”. Oggi purtroppo viviamo in un’epoca in cui si vuole centralizzare tutto dall’alto. Si tende a penalizzare e a far scomparire i livelli inferiori (Stati, regioni, comuni e persino le famiglie).
I vari “Paesi che facevano parte dell’Impero in modo federalista, rispettando il principio di sussidiarietà; semplicemente non sarebbe stato possibile governarlo altrimenti. Gli arciduchi asburgici hanno sempre dovuto coltivare per se un ‘cuore .internazionale’, perché il destino avrebbe potuto riservare loro il governo di una pluralità di nazioni; quanto alle arciduchesse, esse imparavano abitualmente molte lingue poiché, con un buon margine di probabilità, avrebbero sposato un principe di un altro Paese”. L’impero asburgico per la sua complessità è un fenomeno da studiare attentamente: popoli diversi, religioni, lingue, tradizioni, unite da un principio unificante che era il cristianesimo.
Regola N. 4: Tutelare il Diritto e la Giustizia (E amare i propri sudditi).
L’arciduca ambasciatore Edoardo è consapevole che il nostro mondo ha notevoli difficoltà a capire o accettare che le istituzioni monarchiche soprattutto tradizionali, il loro scopo era quello di tutelare la legge, la giustizia e la pace per i propri popoli. Oggi noi immaginiamo la monarchia e il re come un tiranno oppressivo, seduto su un trono remoto. Oggi noi non consideriamo,“come venivano formati gli eredi al trono e gli altri membri delle famiglie reali, come questi vivevano l’assunzione delle prime responsabilità fino al momento in cui avrebbero preso il posto dei loro genitori ed educato, a loro volta, i propri figli”.
L’autore del libro precisa che che queste persone, principi e principesse, fin dalla più tenera età, sono state educate a servire, proprio come facevano i loro genitori e nonni. Servire significa mettere in secondo piano i propri gusti e interessi: “in un Paese i cui abitanti non parlano tutti la stessa lingua, significava che il sovrano non ne avrebbe privilegiato alcuna, ma avrebbe provato a parlare tutte”.
Edoardo è consapevole che la mentalità di questi “servitori” della Patria, è completamente diversa dei vari politici odierni, abituati a non essere responsabili, usano i loro incarichi per il proprio tornaconto e per coltivare la propria carriera. Del resto è notorio a tutti come l’elettorato si allontana sempre più dalla politica.
Attenzione studiamo bene la storia a tratti entusiasmante di questa casata nobiliare, non lasciamoci offuscare dai pregiudizi.
Regola N.5: Essere consapevoli di ciò che si è (e vivere comportandosi di conseguenza)
“Chi non sa da dove viene non può sapere dove sta andando, perché non sa dove si trova”, diceva Otto d’Asburgo.
Regola N.6: Essere coraggiosi in battaglia (o avere dei bravi generali).
Purtroppo i conflitti nella storia sono inevitabili, ci saranno sempre. Anche gli Asburgo sono stati costretti a scendere sul campo di battaglia in prima persona. Qui Edoardo ricorda le battaglie che hanno salvato la Cristianità: Lepanto nel 1571 e Vienna nel 1683. La battagli di Aspern del 1809 contro Napoleone dell’arciduca Carlo con lo stendardo alla mano si tuffò con coraggio nel mezzo della battaglia. E poi l’imperatore della pace il beato Carlo I d’Austria che cercò in tutti i modi di porre fine al I conflitto mondiale nel 1916, accettando il monito del papa Benedetto XV.
Regola N. 7: Ben morire (e avere un funerale memorabile). Qui l’arciduca ricorda il “Rituale delle tre bussate”, davanti all’ingresso del Convento dei Cappuccini a Vienna, luogo dove si accolgono le spoglie mortali di molti Asburgo.
Chiude il libro una breve descrizione dei vari componenti della Casa degli Asburgo oggi, ci sono dei particolari che non conoscevo completamente.
DOMENICO BONVEGNA
dbonvegna1@gmail.com