Cibo e alimentazione, sicurezza alimentare, malnutrizione: non sono particolarmente confortanti i dati riportati dal resoconto annuale della FAO, l’ultimo risalente al 2021, “Statistic yearbook. World food and agricolture”.
La forbice alimentare tra chi può mangiare tutti i giorni e chi no è sempre più grande, sintomo delle disuguaglianze nel mondo tra ricchi e poveri, che sono evidentemente più profonde e radicalizzate. Innanzitutto, dai dati emerge che negli ultimi anni è aumentata la fame nel mondo, ovvero il numero di persone che soffre di denutrizione: nel 2020 riguarda 770 milioni di persone nel mondo, + 160 milioni rispetto al 2014, di cui 118 milioni in più solo dal 2019, anno che segna un aumento vertiginoso dopo anni di decrescita o stabilità. Nel 2019 l’8,4% della popolazione mondiale soffre la fame, percentuale che arriva quasi al 10% nel 2020, indubbiamente spinta dalla pandemia di Covid-19.
Nel 2019 l’8,4% della popolazione mondiale soffre la fame, percentuale che arriva quasi al 10% nel 2020
Un dramma che forse sentiamo troppo lontano dal nostro emisfero geografico: la maggioranza delle persone che soffrono di malnutrizione vive in Asia, benché le percentuali di denutrizione più alte si riscontrino nel continente africano – e non sono circoscritto a delle aree specifiche ma riguardano tutte le regioni. La prevalenza della denutrizione è la percentuale della popolazione il cui consumo alimentare abituale è insufficiente a fornire i livelli energetici dietetici necessari per mantenere una vita normale, attiva e sana. La prevalenza di denutrizione nel 2020 riguarda il 21% della popolazione africana. La popolazione affamata in Africa è aumentata di 46 milioni dal 2019, raggiungendo 282 milioni nel 2020, un aumento del 40% rispetto al valore rilevato nel 2000. In America Latina il tasso di prevalenza della denutrizione corrisponde al 9,1% nel 2020, +2% rispetto al 2019 (7,1%), mentre in Asia nel 2020 è al 9% (7,9% nel 2019, ma il dato in generale è in costante decrescita dal 2002). Il dato asiatico va considerato in base soprattutto alla sua popolosità: l’Asia ospita il 54% delle persone affamate del mondo a causa della sua ampia base di popolazione e i due paesi con il maggior numero di persone affamate si trovano in Asia (Cina e Bangladesh, ma i dati sono del 2002). La fame in Oceania è aumentata del 23%, ovvero 0,5 milioni di persone, durante il periodo 2000-2020, con un aumento di 0,1 milioni di persone tra il 2019 e il 2020.
FAO, l’insicurezza alimentare ha subìto un aumento significativo tra il 2019 e il 2020
Così come il dato sulla prevalenza della denutrizione, anche l’insicurezza alimentare ha subito un aumento significativo tra il 2019 e il 2020, pari a quello dei cinque anni precedenti messi insieme. Secondo la definizione elaborata al World Food Summit del 1996, l’insicurezza alimentare è l’impossibilità di accedere fisicamente, socialmente o economicamente ad alimenti sicuri, nutrienti e in quantità sufficiente a garantire una vita attiva e sana. Ebbene quasi una persona su tre nel mondo (2,37 miliardi) non ha avuto accesso a cibo nutriente e sufficiente nel 2020, con un aumento di quasi 320 milioni di persone in un solo anno. Le statistiche annuali presentate dalla FAO documentano un’insicurezza alimentare moderata o grave molto più alta in Africa che in qualsiasi altra parte del mondo, soffrendone quasi il 60% della popolazione nel 2020. Segue l’America Latina (41%), l’Asia (26%), Oceania, (12%) e Nord America ed Europa (9%).
Obesità e sovrappeso sono in aumento anche nei paesi a basso e medio reddito
Sicurezza alimentare significa anche un corretto apporto di nutrienti nella dieta quotidiana di milioni di persone nel mondo. Se da un lato si discute infatti di carenza di cibo, dall’altro emerge la questione dei costumi alimentari e dei rischi collaterali legati a regimi alimentari scorretti, causa di malnutrizione od obesità. Secondo i dati FAO, la quantità di frutta e verdura consumata a livello globale è cresciuta, passando dal 5,6% del 2000 al 6,8% del 2018, una crescita da addurre soprattutto all’apporto di frutta e verdura nella dieta della popolazione asiatica, che da una quota del 5,6% del 2000 è passata al 7,5% del 2018. L’Asia si distingue anche come l’unica regione in cui la quota delle verdure nell’apporto energetico alimentare è maggiore di quella della frutta. La quantità di frutta e verdura consumata nell’arco temporale considerato è cresciuta anche in Africa ed Europa, sebbene in maniera molto più ridotta rispetto all’Asia. In Oceania, al contrario, l’apporto di frutta e verdura nella dieta è diminuito dell’1% (da attribuire a un calo nel consumo di frutta), mentre la situazione nelle Americhe è stazionaria rispetto alla media globale rilevata nel 2000. Di contro, l’obesità è in crescita: il 30% circa degli adulti in Nord America, Europa ed Oceania è affetto da obesità. Seguono Sud America e Caraibi, mentre le percentuali in Africa ed Asia sono inferiori alla media globale, sebbene in crescita. I 20 paesi con la più alta prevalenza di obesità tra gli adulti nel 2016 si trovano nelle Isole del Pacifico, in Medio Oriente (Kuwait, Giordania, Arabia Saudita, Qatar) e nel Nord Africa (Libia, Egitto, Libano). In queste aree il 30% o più della popolazione è obeso, con la percentuale più alta a Nauru, al 61%. In molti di questi paesi convivono molteplici forme di malnutrizione: in Egitto, ad esempio, la prevalenza di arresto della crescita infantile era altrettanto alto, pari al 22,3% nel 2014, mentre la prevalenza dell’obesità negli adulti era del 32% nel 2016. Gli Stati Uniti sono il paese con il più alto tasso di obesità (tra il 35-40%) dell’area occidentale, sempre secondo le rilevazioni FAO 2016. Secondo i dati forniti dall’Oms (2017), il numero di persone obese nel mondo è raddoppiato a partire dal 1980: nel 2014 oltre 1,9 miliardi di adulti erano in sovrappeso, tra cui oltre 600 milioni obesi. Come confermano i dati FAO, obesità e sovrappeso non riguardano solo i paesi “ricchi” ma sono in aumento anche nei paesi a basso e medio reddito, specialmente negli insediamenti urbani, e sono ormai riconosciuti come veri e propri problemi di salute pubblica. Alcuni esempi: in Africa il numero di bambini in sovrappeso o obesità è quasi raddoppiato dai 5,4 milioni del 1990 ai 10,6 milioni nel 2014; nello stesso anno, quasi la metà dei bambini sotto i 5 anni di età in sovrappeso viveva in Asia.
La sicurezza alimentare in Italia
In Italia, i dati forniti dall’Iss tra il 2020 e il 2021 per sovrappeso e obesità evidenziano situazioni al di sopra della media nazionale soprattutto in Campania (per obesità e sovrappeso) in Calabria (obesità) e in Puglia (sovrappeso), mentre tra le regioni più virtuose figurano le Marche, la Toscana e la Valle d’Aosta. Si stima che in Italia 4 adulti su 10 siano in eccesso ponderale (una condizione caratterizzata da un eccessivo accumulo di grasso corporeo, in genere causata da alimentazione scorretta e vita sedentaria), di cui 3 in sovrappeso e 1 obeso. Di contro, i dati sul consumo di frutta e verdura dell’Iss evidenziano che il 52% delle persone tra i 18 e i 69 anni riferisce di consumare 1-2 porzioni di frutta o verdura al giorno, il 38% ne consuma 3-4 porzioni, mentre meno dell’8% ne consuma la quantità raccomandata dalle linee guida per una corretta alimentazione, ovvero 5 porzioni al giorno (five a day). Il 2% degli intervistati dichiara di non consumare né frutta né verdura in assoluto. Chi consuma meno frutta e verdura vive generalmente in Campania, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Molise; tra le regioni a più alto consumo di frutta e verdura figurano invece Sardegna, Piemonte, Liguria e Basilicata (dati Iss 2020/21).
Roberta Rega – www.leurispes.it