Da chi sono composte, dove sono e cosa fanno le gang giovanili in Italia? Il centro di ricerca Transcrime dell’Università cattolica, il Dipartimento della pubblica sicurezza e il Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità hanno svolto uno studio sul fenomeno nel nostro Paese.
Con il rapporto esplorativo “Le Gang Giovanili in Italia” è stato svolto un lavoro per fornire una classificazione e una mappatura della presenza di queste bande giovanili.
Il rapporto è stato realizzato da Transcrime, il centro di ricerca interuniversitario sulla criminalità transnazionale dell’Università cattolica del sacro cuore, Alma mater studiorum università di Bologna e Università degli studi di Perugia, in collaborazione con il Servizio analisi criminale del Dipartimento della pubblica sicurezza del ministero dell’Interno e il Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità del ministero della Giustizia.
Le informazioni alla base di questo studio sono state raccolte sia attraverso gli Uffici della Polizia di Stato e dell’Arma dei carabinieri, sia attraverso gli Uffici di servizio sociale per i minorenni (Ussm). Questi dati sono stati ulteriormente integrati tramite la raccolta e l’analisi di notizie apparse su giornali nazionali e locali o agenzie di stampa.
Il risultato ha evidenziato che le gang giovanili sono attive nella maggior parte delle regioni italiane, con una leggera prevalenza del Centro-Nord rispetto al Sud del Paese e sono principalmente composte da meno di 10 individui, in prevalenza maschi e con un’età compresa fra i 15 e i 17 anni.
I crimini realizzanti con più frequenza sono reati violenti come risse, percosse e lesioni, atti di bullismo, disturbo della quiete pubblica e atti vandalici. Meno frequenti e di solito commessi da gruppi più strutturati, sono lo spaccio di stupefacenti o i furti e le rapine. Le vittime sono per la maggior parte loro coetanei.
Dall’analisi emerge inoltre come vi siano quattro tipi principali di gang con caratteristiche differenti e una diversa distribuzione sul territorio.
Le più diffuse sono quelle prive di una struttura definita e per questo si rendono responsabili di attività violente occasionali.
Al secondo gruppo appartengono le gang che si ispirano o hanno legami con organizzazioni criminali italiane e sono presenti specialmente nel Sud del Paese dove le loro azioni sono spesso legate alla volontà di accrescere il proprio status criminale con l’auspicio di entrare a far parte dei clan mafiosi.
Una terza classificazione riguarda quelle bande che si ispirano a organizzazioni criminali o gang estere le quali sono presenti prevalentemente in aree urbane del Nord e del Centro del Paese e composti in prevalenza da stranieri di prima o seconda generazione.
L’ultimo gruppo riguarda quello delle gang con una struttura definita ma senza riferimenti ad altre organizzazioni le quali sono presenti in tutte le macroaree del Paese e composti in prevalenza da italiani; compiono spesso reati come furti o rapine, ma anche reati violenti. Non sono solitamente dotate di simbologie particolari né hanno interesse a pubblicizzare le proprie azioni.
La spinta dei ragazzi a far parte di queste bande è data soprattutto da rapporti problematici con le famiglie, con i loro coetanei o con il sistema scolastico ma anche per le difficoltà relazionali o di inclusione nel tessuto sociale favorito dal disagio sociale o economico.
La Polizia di stato è da sempre vicina ai giovani con iniziative di legalità portate avanti soprattutto nelle scuole e nei territori più esposti alla criminalità, con le sezioni giovanili delle Fiamme Oro, i gruppi sportivi della Polizia di Stato, che tolgono dalla strada molti giovani.
Per le vittime e per chi è testimone di violenza poi la Polizia ha realizzato l’App “Youpol” dove è possibile denunciare in modo anonimo atti di bullismo e di violenza.
Da molti anni gli specialisti della Polizia postale incontrano inoltre genitori insegnanti e studenti con il progetto itinerante “Una vita da social” un campagna di sensibilizzazione sui rischi e i pericoli in Rete e sull’uso scorretto dei social network.
Inoltre, dedicato agli studenti delle primarie, nelle scuole viene distribuito “Il mio diario” l’agenda scolastica ricca di suggerimenti e consigli rivolti allo sviluppo di una cultura della legalità.
Il vice capo della Polizia Vittorio Rizzi, ha dichiarato: “Le Forze di polizia costituiscono un osservatorio privilegiato sulle devianze che affliggono il mondo dei giovani. La ricerca d’identità, l’importanza di appartenere ad un gruppo, il senso d’onnipotenza tipico della giovane età, la vita che si sviluppa soprattutto sui social, le restrizioni causate da lockdown e pandemia sono soltanto alcune delle cause di un fenomeno che impropriamente viene definito delle baby gang o della malamovida. Scontri tra gruppi di giovani più o meno organizzati, atti di violenza e teppismo che spesso hanno come vittime altri minori bullizzati, che faticano a denunciare. Il nostro compito è quello di intercettare i fenomeni di disagio sul nascere, intervenire per evitare un’escalation della violenza e, soprattutto, perché le vittime abbiano fiducia nelle forze di polizia e chiedano subito aiuto”.