Papa Francesco definisce l’aborto un crimine, un omicidio e viene silenziato dalla stampa, mette in guardia dalle derive dell’UE che vuole cancellare il Natale e ancora la stessa stampa ignora il suo pensiero.
Sull’aereo in ritorno da Cipro e Grecia, nella consueta conferenza stampa “a braccio”, Papa Francesco non ha parlato solo della questione dei migranti, rispondendo alle domande dei giornalisti, ha espresso il suo pensiero abbastanza duro sull’iniziativa dell’Unione europea di abolire l’augurio “Buon Natale” e di evitare nomi cristiani come Maria e altri.
L’analisi di Papa Francesco è molto dettagliata e – come giustamente nota Renato Farina su “Libero Quotidiano” – si inserisce in perfetta continuità con i suoi predecessori al Soglio Pontificio Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, nel contestare la mancanza di riferimento dell’Unione Europea alle proprie radici giudaico-cristiane.
“Le parole del Pontefice sono state chiare e incisive e suonano come una condanna ad una UE che è apertamente ostile al Cristianesimo. Dobbiamo imprimerle nel cuore per le battaglie future”. Questo è il commento di padre Livio Fanzaga direttore di Radio Maria.
“Infine, lei si è riferito al documento dell’Unione europea sul Natale… è un anacronismo questo”. Questa è la domanda del giornalista.
Ecco le parole di Papa Francesco:
“Nella storia tanti, tante dittature hanno cercato di farla. Pensa a Napoleone: da lì… Pensa alla dittatura nazista, quella comunista… è una moda di una laicità annacquata, acqua distillata…
Ma questa è una cosa che non funzionò durante la storia. Ma questo mi fa pensare a una cosa, parlando dell’Unione europea, che credo sia necessaria: l’Unione europea deve prendere in mano gli ideali dei Padri fondatori, che erano ideali di unità, di grandezza, e stare attenta a non fare strada a delle colonizzazioni ideologiche.
Questo potrebbe arrivare a dividere i Paesi e a (far) fallire l’Unione europea.
L’Unione europea deve rispettare ogni Paese come è strutturato dentro. La varietà dei Paesi, e non volere uniformare. Io credo che non lo farà, non era sua intenzione, ma stare attenta, perché delle volte vengono, e buttano lì progetti come questo e non sanno cosa fare, non so mi viene in mente…No, ogni Paese ha la propria peculiarità, ma ogni Paese è aperto agli altri. Unione europea: sovranità sua, sovranità dei fratelli in una unità che rispetta la singolarità di ogni Paese.
E stare attenti a non essere veicoli di colonizzazioni ideologiche. Per questo, quello del Natale è un anacronismo.” (Vatican News – 6 Dic 2021)
Il Papa poi affronta altri temi importanti come quelli dei populismi e del concetto di democrazia.
“La democrazia è un tesoro, un tesoro di civiltà e va custodito. E non solo custodito da una entità superiore ma custodito fra i paesi stessi, [bisogna] custodire la democrazia altrui”.
Io oggi forse vedo due pericoli contro la democrazia: uno è quello dei populismi, che sono un po’ qua, un po’ là, cominciano a far vedere le unghie. Io penso a un grande populismo del secolo scorso, il nazismo, che è stato un populismo che difendendo i valori nazionali, così diceva, è riuscito ad annientare la vita democratica, anzi la vita stessa con la morte della gente, a diventare una dittatura cruenta”.
E sempre su questa questione il Papa dice: “attenti che i governi non scivolino su questa strada dei populismi, dei cosiddetti politicamente “populismi”, che niente hanno a che vedere con i popolarismi che sono l’espressione libera dei popoli, che si mostrano con la loro identità, il loro folklore, i loro valori, l’arte… Populismo è una cosa, il popolarismo un’altra]. Da un’altra parte si indebolisce la democrazia, [essa] entra in una strada in cui lentamente [s’indebolisce] quando si sacrificano i valori nazionali, si annacquano verso, diciamo una parola brutta, ma non ne trovo un’altra, verso un “impero”, una specie di governo sovranazionale e questa è una cosa che ci deve far pensare.
Né cadere nei populismi in cui il popolo, si dice il popolo ma non è il popolo ma una dittatura proprio del “noi e non gli altri”, pensa al nazismo, né cadere in un annacquare le proprie identità in un governo internazionale. Su questo c’è un romanzo scritto nel 1903 (tu dirai “che antiquato che è questo Papa in letteratura”!) scritto da Benson, uno scrittore inglese, “Il padrone del mondo”, che sogna un futuro in cui un governo internazionale con le misure economiche e politiche governa tutti gli altri paesi e quando si hanno questi tipi di governo, lui spiega, si perde la libertà e si cerca di fare una eguaglianza tra tutti; questo succede quando c’è una superpotenza che detta [impone] i comportamenti economici, culturali, sociali agli altri paesi”.
DOMENICO BONVEGNA
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