Ho già ringraziato il prof. Andrea Filloramo perché – con largo anticipo sui media nazionali – dalle colonne di IMGPress ha acceso i riflettori sulla novità bibliografica “Sodoma” che fra qualche settimana potrebbe rappresentare uno tsunami per le alte sfere della Chiesa Cattolica, la quale non arriverà impreparata a tale evento, visto che dal 21 p.v. vivrà un’assise mondiale voluta da papa Francesco, che – come il suo predecessore Benedetto XVI – ha dato una svolta decisiva all’interno della Chiesa alle problematiche concernenti gli abusi sessuali, di ogni genere e tipo, su minori, donne, adulti…
Vorrei, in questa sede, riprendere un filone poco attenzionato, che riguarda l’abuso spirituale. Sì, a mio modesto parere, leggendo e rileggendo la letteratura prodotta in questi anni a cura delle persone abusate, si può concludere che la prima “violenza” è quella strettamente “spirituale” su quelle che poi saranno le vittime. A tal fine basterebbe citare il racconto di Daniel Pittet “La perdono, Padre”.
In cosa consiste l’abuso spirituale? Nell’accecare la libertà della futura vittima cominciando ad accerchiarla con discorsi che fondano la radici in un presunto legame di paternità e fraternità, ahimé avvelenato dal possesso e dall’ipocrisia, frutto di perversione narcisistica, di gelosia, di meschinità, di vecchie abitudini connaturali…tutto subdolamente, finemente e artatamente miscelato per una finalità indotta: “tu hai bisogno del mio aiuto spirituale e io del tuo, così possiamo aiutarci e crescere nella via della santità”. Troppe testimonianze postume rese dalle vittime cominciano paradossalmente con questo ritornello…
Il carnefice si presenta sempre nei panni del “guru”, un maestro di spirito che abilmente pilota i suoi discepoli (poi vittime, ma inconsapevoli all’inizio) verso i suoi scabrosi, disgustosi e spregevoli giochi mentali, sempre fuorvianti e grotteschi.
Il discorso potrebbe sembrare astratto ma per dargli concretezza si può tranquillamente fare riferimento a quante giovani “congregazioni” e “associazioni private” di fedeli sono guidate da persone (uomini e donne) disturbate psichicamente. Però, proprio costoro hanno le carte in regola nel sentire sbrigativo di tanta gente semplice (che ama il sacro teatrino) di essere i nuovi “padri” e le nuove “madri” spirituali con un codazzo di accoliti al seguito.
Chi ha responsabilità al riguardo, il vescovo in primis, farebbe bene a fornirsi di una scheda anamneticaper avere un quadro esaustivo di tutti i leader dei vari gruppi e movimenti con forte carisma spirituale. Se questo dovesse significare inimicarsi con molti di loro, allora per aiutare la gente a comprendere la consistenza dei fatti, sarebbe almeno opportuno che prendesse ufficialmente le distanze.
Troppe vittime vengono lasciate sul ciglio della strada della dissociazione psichica! Tante non hanno il coraggio e la forza di denunciare di essere oggetto morboso di ripetuti abusi spirituali. Non trovano lo spazio né l’interlocutore adatto per uscire allo scoperto e raccontare un’altra storia rispetto a quella dei luoghi comuni, punteggiata di un quadro idilliaco. Difficilmente le vittime narrano la propria storia aiutando tutti ad andare oltre il limite del silenzio religioso e ossequioso, offrendo un campionario ben nutrito di ambiguità, menzogne, sofferenze indicibili…In molti di loro il desiderio di giustizia non è mai pervenuto. E questa carenza è dovuta a una passività latente, frutto di una formazione distorta. Qui inevitabilmente vengono tirati in ballo i formatori.
G.E.