Viviamo immersi nel tempo pasquale, periodo nel quale i cristiani riscoprono pienamente – fin dalla veglia santa – il proprio battesimo.
Il brano che ho scelto per questo mese, uno degli oracoli più conosciuti del Primo testamento, è tratto ancora dal profeta Geremia (31,31-34) e parla della “nuova alleanza” che Yhwh stipulerà con il suo popolo (ma nel testo ebraico si trova un verbo che letteralmente significa “tagliare”, perché allude al rito primordiale di alleanza, durante il quale l’animale veniva diviso in due parti e implicava il passaggio dei contraenti fra di esse, costituendo così un “cerimoniale” fortemente un simbolico, cioè quanto avvenuto all’animale doveva capitare a chi avrebbe trasgredito l’alleanza stipulata). A tal fine è celeberrima l’alleanza che Dio stipula con Abramo di cui si legge Gen 15,9-10. Vi invito quindi a rileggere con calma il brano di Gerqui riportato – in una versione più letterale – e “masticare” la portata dirompente di questa pericope. Basti pensare che l’espressione “nuova alleanza” in tutto il NT sarà ripresa solo da Gesù quando istituisce l’Eucaristia, memoriale della sua Pasqua (cfr. Lc 22,20).
«31Ecco vengono giorni – oracolo di Yhwh – nei quali stipulerò con la casa di Israele e la casa di Giuda una nuova alleanza. 32Non sarà come l’alleanza che ho stipulato con i loro padri, nel giorno in cui li afferrai per mano per farli uscire da paese d’Egitto, alleanza che essi hanno violato, mentre io avevo autorità su di loro – oracolo di Yhwh. 33Questa è l’alleanza che stipulerò con la casa di Israele dopo quei giorni – oracolo di Yhwh: io pongo la mia legge nel loro intimo e la scriverò sul loro cuore. Io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. 34Non dovranno più istruirsi, tra mici o fratelli, dicendo: “conoscete Yhwh”, perché tutti loro mi conosceranno, dal più piccolo al più grande – oracolo di Yhwh – perché io perdonerò la loro colpa e non mi ricorderò più del loro peccato».
Se dovessimo ripercorrere tutta la Bibbia, scopriremmo come Dio si presenta sempre come colui che offre una chance, anzi propone sempre un’alleanza al suo popolo, si impegna a vegliare su di esso e lo sceglie perché sia testimone del suo amore, della sua fedeltà. Mi sia permesso fare una piccola digressione “verbale” che rimanda al legame di amore fra Dio e il popolo, di cui il matrimonio è sacramento.
In Francia, al momento dello scambio delle fedi, gli sposi cristianisi dicono l’un latro: «N…, reçoiscettealliance, signe de monamour et de ma fidélité…», letteralmente:«N…, ricevi questa “alleanza”, segno del mio amore e della mia fedeltà».
L’ottica entro la quale si muove Geremia è quella della novità disarmante, contrassegnata da una rivoluzione che poggia su una certezza: la “legge” non è più una costrizione, ma un “dono” che fa memoria dell’alleanza e che indica al popolo i “limiti” entro i quali è bene mantenersi perché il patto di amore si realizzi completamente.
Dalla profezia di Geremia traspare la gioia profonda di Dio che annuncia un rinnovamento radicale della sua alleanza, talmente grande che nessuno potrà mai distruggere. E c’è pure un rimando immediato per cogliere la “nuova dimensione”. Il profeta viene offre un segno: questa alleanza non sarà un fatto esteriore, quasi un “contratto” stipulato e sottoscritto davanti a un notaio, ma si configura come una “presenza discreta” annidata nel più profondo del cuore.
Qui si è obbligati a far risuonare le parole dell’apostolo Paolo: «Sì, io sono sicuro […] che niente e nessuno potrà separarci dall’amore di Dio, manifestato in Cristo Gesù nostro Signore» (Rm 8,38s).
Cinquanta giorni dopo la Pasqua, nel momento in cui il popolo festeggiava il dono della legge sul Sinai, gli apostoli hanno fatto esperienza del dono dello Spirito Santo, che “l’amore di Dio ha riversato nei nostri cuori” (Rm 5,5). Questa presenza promessa da Gesù – “lo Spirito di verità che (vi) immergerà nella verità tutta intera” (Gv 16,13) – realizza la profezia di Geremia, sopra riportata, ove si legge che “tutti conosceranno il Signore, dal più piccolo al più grande, perché Lui perdona le loro colpe”.
Lo Spirito Santo non ci viene forse donato per ricordarci, giorno dopo giorno, che il perdono è sempre possibile?
Quante cose dovrebbero cambiare in noi se tenessimo sempre a mente che la relazione offerta dal Signore è un’alleanza!
Nel frattempo proviamo a far emergere una parola (la più importante) scritta da Dio nel profondo del nostro cuore. Attorno a essa articoliamo la fiducia nel Signore che dona sempre una gioia pacifica.
Ettore Sentimentale