di Roberto Malini
L’opera di Mark Di Suvero, “Neruda’s Gate”, è temporaneamente collocata nella storica Piazza del Popolo a Todi, in occasione della mostra-percorso che la città dedica al maestro statunitense quale evento di punta nella XXXVIII edizione del Todi Festival, dedicato al teatro, alla musica, alle arti visive e diretto da Eugenio Guarducci.
La mostra è aperta dal 24 agosto al 27 ottobre e si intitola «Spacetime». presenta una serie di dipinti di Di Suvero di grandi dimensioni, oltre al portale rosso che suscita un dibattito così acceso e alle opere metamorfiche più recenti. Nonostante l’installazione del portale sia prevista per una durata di poche settimane, sta già provocando in una parte della cittadinanza una sensazione di straniamento, richiamando alla memoria quella tensione percettiva che accompagnò “Arim” di Agapito Miniucchi a Pesaro, un’altra opera puramente astratta e difficile da comprendere con il solo strumento della sensibilità estetica. Di Suvero, a 91 anni, ha ispirato più di una generazione di artisti, anche italiani. Tuttavia, l’impatto della sua opera non è immediatamente accolto da tutti: molti cittadini guardano l’imponente struttura in acciaio rosso, ma non riescono a vederla davvero. La interpretano con fastidio, come un oggetto estraneo in un contesto medievale, un imprevisto tempestoso in una lunga giornata tranquilla.
La scultura si erge come un portale che sfida l’osservatore a varcare la soglia dell’ignoto, ma ecco che l’occhio si arresta di fronte a ciò che non comprende, provocando un sentimento di rifiuto. L’arte contemporanea, con la sua complessità intrinseca, spesso appare come un enigma visivo, un libro scritto in un linguaggio esoterico che non tutti riescono a decifrare. Ogni sguardo si confronta con le stesse linee e forme, ma ne scaturisce una percezione diversa, plasmata dall’esperienza individuale.
La lunga carriera dell’artista ci suggerisce che “Neruda’s Gate” non sia semplicemente una scultura, ma un passaggio fra passato e futuro, un portale che abbraccia non solo lo spazio fisico di Todi, ma anche le sue radici storiche e culturali, proiettandole verso nuove dimensioni. Attraverso la struttura di Di Suvero, si può percepire una poesia visiva eterna e silente, che svela frammenti dell’invisibile.
Non a caso l’opera è dedicata al poeta cileno Pablo Neruda ed è contemporaneamente un atto d’amore, una freccia nel cuore, in onore e memoria dell’amica dello scultore, la geniale artista Beverly Pepper, scomparsa nel 2020, che scelse Todi e l’Umbria come seconda patria. “Tu sai com’è questa cosa: / se guardo / la luna di cristallo, il ramo rosso / del lento autunno alla mia finestra, / se tocco / vicino al fuoco / l’impalpabile cenere / o il rugoso corpo della legna, / tutto mi conduce a te, / come se tutto ciò che esiste, / aromi, luce, metalli, / fossero piccole navi che vanno / verso le tue isole che m’attendono”. È Neruda, poesia d’amore e di passaggio, come il portale di Mark Di Suvero, dove sono presenti il ramo rosso, il metallo, la nave in rotta verso isole ignote.
L’opera tuttavia non è solo una celebrazione, ma anche una testimonianza del suo impegno per i diritti e la tutela dell’ambiente. In ogni suo lavoro, emerge la volontà di preservare angoli del nostro pianeta che rischiano di essere cancellati dall’indifferenza umana.
Mentre il dibattito infuria tra i cittadini di Todi, divisi fra l’accoglienza e il rifiuto di un’estetica moderna in contrasto con le bellezze antiche della città, è fondamentale comprendere che l’arte non è sempre creata per il conforto della percezione. Al contrario, spesso è una provocazione intellettuale, un invito a riflettere e a espandere i propri orizzonti. “Neruda’s Gate” interagisce con lo spazio circostante, dialogando in maniera audace con l’architettura medievale che la circonda. Questa tensione fra antico e moderno non deve essere vista come una dissonanza, ma come un’occasione per rivalutare il rapporto tra il patrimonio storico e le nuove espressioni artistiche.
Di Suvero, come la scultrice Beverly Pepper, sua collega amatissima e indimenticata, coltiva da anni, grazie all’influenza di lei, una profonda connessione con Todi, città che entrambi elessero a loro dimora creativa. Se oggi parte della popolazione è sconcertata dalla sua opera, ciò riflette la stessa determinazione con cui la comunità si oppone a progetti invasivi e dannosi per l’ambiente. Comprendere l’arte di Di Suvero richiede un salto quantico, un distacco dalla dimensione temporale e una riflessione sui rapporti che la sua scultura instaura con il luogo che la ospita.
In questo contesto, la presenza di “Neruda’s Gate” diventa simbolo della candidatura di Todi a Capitale Italiana dell’Arte Moderna, in quanto poderoso catalizzatore di discussioni sull’arte, sullo spazio e sul tempo. La sua capacità di stimolare un dibattito acceso testimonia l’impatto che l’anziano artista esercita ancora oggi sulla percezione del mondo da parte delle persone.
Mark Di Suvero, nato nel 1933 a Shanghai, è uno dei più influenti scultori contemporanei americani, noto per le sue imponenti opere in acciaio che sfidano i limiti della scultura monumentale. Cresciuto a San Francisco, ha studiato filosofia e scultura, emergendo come figura centrale nell’arte avanguardistica degli anni ’60. Di Suvero è stato un pioniere nell’uso del recupero industriale come mezzo artistico, costruendo strutture che spesso implicano dinamismo e interazione con l’ambiente. Ha dedicato la sua vita all’arte, alla giustizia sociale e alla salvaguardia dell’ambiente.