Leggere i libri del Cardinale Robert Sarah sono una straordinaria occasione per accostarsi alla Parola di Dio, a rileggere il Vangelo, attraverso le sue numerose e puntuali citazioni. I libri del Cardinale Sarah aiutano a ripassare i principi della Fede, a immergersi nella spiritualità, nella contemplazione, nella preghiera, nello studio delle cose che contano.
Ho appena finito di leggere (con le consuete sottolineature e note a margine) il suo ultimo libro, “Catechismo della vita spirituale”, Edizioni Cantagalli (pagine 331; e 25,00; anno 2022)). Anche in questo studio il cardinale ci aiuta a riscoprire il “deserto”, a vivere nel “silenzio”, per contemplare le cose del Signore. Ho letto e recensito gli altri suoi libri, segnalo in particolare, “La forza del silenzio. Contro la dittatura del rumore”, scritto in collaborazione con il giornalista francese, Nicolas Diat. I libri del cardinale originario della Guinea, ci esortano a combattere la buona battaglia spirituale, sulle orme di San Paolo. A lottare ogni giorno per il Signore per essere suoi discepoli, senza mai stancarsi.
Il testo accenna alla confusione, per certi versi all’apostasia che regna in certi settori della Chiesa, al disorientamento che c’è tra i fedeli per colpa di testimonianze infedeli del clero, agli abusi sessuali, agli abusi liturgici e poi a certe ambiguità perfino di qualche pastore. Nonostante questo, il cardinale non si lascia risucchiare nelle diatribe che rischiano di dividere la Chiesa e soprattutto resta fedele al Magistero della Chiesa. Piuttosto Sarah propone un serio itinerario di conversione per tutti, che inizia proprio con le parole di Gesù, riportate dall’evangelista Marco: «Convertitevi e credete al Vangelo». E’ un itinerario per fare esperienza di Gesù, assolutamente imperdibile per chi in questi tempi di grandi stravolgimenti, nel mondo e nella Chiesa, desidera un punto fermo, ed eterno, su cui costruire la propria vita. Convertirci significa allontanarci dalle cose futili e tossiche che ci tengono prigionieri, per rivolgerci a Dio. Convertire significa schierarsi, prendere posizione, cambiare direzione nel cammino della vita, una inversione di marcia, andare contro-corrente.
Il cardinale precisa che non ha inteso scrivere “un riassunto della fede cristiana. Abbiamo già a disposizione il Catechismo della Chiesa Cattolica e il suo Compendio, due strumenti insostituibili per l’insegnamento e lo studio dell’intera dottrina rivelata da Cristo e predicata dalla Chiesa”. Piuttosto ha voluto creare un libro che vuole essere un catechismo della vita interiore, che intende indicare gli strumenti principali per penetrare nella vita spirituale. E’ un libro che può accompagnare i fedeli durante la Quaresima, per comprendere l’importanza dei sette sacramenti, a cominciare dal Battesimo, nella vita del cristiano.
Il «cammino nel deserto» proposto dal cardinale aiuta l’uomo “all’ascolto di Dio e della sua Legge”, il deserto è un luogo «dove si può vivere una profonda esperienza mistica di incontro con Dio che trasforma e trasfigura». Qui “i cuori si purificano, acquistano nello stesso tempo fermezza e delicatezza, si preparano all’incontro personale, all’ascolto attento e al dialogo intimo con Dio”.
E l’itinerario, attraverso cui si snoda questo libro, è quello dei sette sacramenti: battesimo, confermazione, matrimonio, sacerdozio, penitenza o confessione, Eucaristia e unzione degli infermi. Temi che sviluppa nei nove capitoli del libro. Perché questo è ciò che ci ha lasciato Gesù per vivere sempre alla Sua presenza. «Attraverso i suoi sacramenti, Cristo ci ha preso per mano per portarci in Paradiso». Vivere fino in fondo questa esperienza, crescere in una fede personale a prova di mondo, è anche il migliore servizio che possiamo offrire alla Chiesa: «Abbiamo già fin troppi eminenti specialisti e dottori in scienze religiose – scrive il cardinale Sarah -. Ciò che drammaticamente manca oggi alla Chiesa sono uomini di Dio, uomini di fede e sacerdoti che siano adoratori in spirito e verità». E proprio nel capitolo sul sacramento dell’Ordine, Sarah evidenzia l’esigenza di santi sacerdoti, il riferimento al santo curato d’Ars è frequente. “Se volete convertire la vostra diocesi, dovete fare santi tutti i vostri parroci”, diceva san Giovanni Maria Vianney al proprio vescovo. Una esigenza di conversione e di santificazione che auspicava con forza anche san Giovanni Paolo II. Accettare la vocazione sacerdotale significa mettere in gioco tutta la vita, perché il Signore non si accontenta di un compromesso. Egli vomita coloro che sono tiepidi (cfr. Ap3,15-16) Dio vuole tutto. O tutto o niente!
Non si tratta di scappare dal mondo, dai problemi e dalle contraddizioni, per rifugiarsi in una spiritualità che tiene fuori una realtà che non si sa accettare. Tutt’altro: il cammino nel deserto, l’esperienza dell’incontro con Gesù, serve per «tornare nel mondo per annunciare Gesù Cristo». Siamo nel mondo, ma «alla luce della fede il mondo ci appare come lo vede Dio, ben diverso da come appare agli occhi di chi giudica con le proprie capacità».
E’ un libro che vuole umilmente accompagnare tutti coloro che vogliono “percorrere un itinerario interiore di ascesa spirituale, per aprirsi alla gioia di un incontro che cambia la vita”. Il cuore del volume è certamente il capitolo dedicato all’Eucarestia
«L’Eucaristia – ci dice il prefetto emerito del Culto Divino – è un bisogno primordiale, una necessità vitale. (…) Un cristiano senza sacramenti e senza Eucaristia è un cadavere ambulante. Come dicevano i martiri di Abitene (…): “Noi cristiani non possiamo vivere senza l’Eucaristia”. (…) Senza la presenza di Gesù-Eucaristia, il mondo è condannato alla barbarie, alla decadenza e alla morte». Da questa consapevolezza discende un chiaro giudizio su quanto avvenuto negli ultimi anni, nel tempo del Covid, di cui riportiamo ampi stralci:
«Nessun governo, nessuna autorità ecclesiastica può legittimamente vietare la celebrazione dell’Eucaristia. In molti paesi, la recente chiusura delle chiese per ragioni sanitarie non rappresenta il primo tentativo nella storia da parte del potere di soffocare e distruggere definitivamente la Chiesa di Dio, né di contestare il diritto fondamentale degli uomini di onorare Dio e di offrirgli il culto a Lui dovuto. (…) Il cardinale critica quei cristiani che per andare d’accordo con il mondo, ritengono di mettere da parte o tra parentesi la propria fede e il proprio rapporto con Dio. Questi cristiani fuggono dalle proprie responsabilità e abbandonano vigliaccamente il mondo al suo dramma. Di qui, la passività con cui la banalizzazione della fede e della pratica religiosa è stata accettata da popoli un tempo cristiani, come ha tristemente mostrato il modo in cui tanti governi hanno impedito ai credenti, per ragioni sanitarie, di celebrare degnamente, solennemente e comunitariamente i grandi misteri della loro fede. Le persone si sono sottomesse senza opporre alcuna resistenza a disposizioni che non si curavano minimamente di Dio.
E così durante la pandemia, “(…) Le nostre società sono state prese dal panico davanti alla morte”. La vita, si è soliti ripetere, è il bene più prezioso, da tutelare a tutti i costi. Ma vivere davvero è semplicemente un rimanere in vita? Qual è questa vita per la quale ogni cosa può essere sacrificata? Siamo arrivati al punto in cui, per non perdere la vita, le persone hanno paradossalmente cessato di vivere, di muoversi, di parlarsi, di aiutarsi, di mostrare il proprio volto e il proprio sorriso, di stringersi la mano e di abbracciarsi, di pregare insieme? Per quale tipo di sopravvivenza dovremmo rinunciare a entrare nella casa del Signore per rendergli un culto degno di Lui e ricevere l’Eucaristia, fonte di vita, «farmaco di immortalità», come l’hanno chiamata i Padri? Che valore ha la vita che ci resta, se non possiamo più nemmeno accompagnare gli anziani alla morte e offrire loro conforto?
Certamente il cardinale è consapevole che nel corso “(…) di un’epidemia si devono assumere tutte le necessarie precauzioni igieniche, però non al punto di sopprimere in noi ogni espressione esteriore di carità, o di rinunciare all’Eucaristia, fonte di vita, presenza di Dio in mezzo a noi, estensione della Redenzione a tutti i fedeli, ai vivi come a quelli defunti. Pur prendendo le dovute precauzioni contro il contagio, vescovi, sacerdoti e fedeli dovrebbero opporsi con tutte le proprie forze a quelle leggi di ordine sanitario che non rispettano Dio e la libertà di culto, poiché tali leggi sono più letali del coronavirus”.
Interessanti le riflessioni di Sarah sulla “Chiesa e la Missione” (l’ultimo capitolo). Il mondo, l’Europa, in particolare è immersa nel paganesimo materialista e secolarizzato, peggiore di quello antico. La cultura europea, scriveva Giovanni Paolo II, “dà l’impressione di una “apostasia silenziosa”, dell’uomo sazio che vive come se Dio non esistesse”. Pertanto Dio è escluso dalla vita pubblica, dalla coscienza degli uomini e questo porta al rifiuto della natura umana, al proprio sesso, a modificare il proprio corpo. L’uomo diventa una macchina, anzi una cosa. La Chiesa che cerca di difendere l’umano ma per la radicalità del suo messaggio evangelico viene attaccata e sfigurata anche dal suo interno. Si fa confusione tra valori assoluti e i valori relativi. Si trascurano i valori assoluti, quelli che i filosofi chiamano trascendentali: il vero, il buono, il bello. Mentre si accettano i valori relativi, come la solidarietà, la pace, il dialogo, il rispetto per la natura. Valori che richiedono discernimento per Sarah, per evitare insidie e ambiguità. Infatti, ci sono, “anche solidarietà cattive, paci ingannevoli, un culto della natura autodistruttivo e dialoghi sterili”. Oggi il mondo ha bisogno dei santi che predicano Gesù Crocifisso, l’unico Salvatore dell’uomo. Il mondo per essere trasformato ha bisogno della nuova evangelizzazione.
DOMENICO BONVEGNA
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