Ogni critica dev’essere sempre costruttiva, come quando si demolisce una casa con lo scopo di edificarne una nuova migliore. Il libro di monsignor Sheen “Verità e menzogne. Una critica profetica del pensiero moderno”, Mimep-Docete (2022; pag.239; e.14,00) Un testo scritto nel 1931, ma lo avrebbe potuto scrivere al giorno d’oggi per l’attualità dei temi trattati: l’ateismo, l’agnosticismo, il relativismo, lo scientismo, la carità senza Dio, la falsa tolleranza, l’evoluzionismo di Darwin e la religione cosmica di Einstein, l’umanesimo e la Chiesa, il Medioevo e il modernismo, l’educazione, la contraccezione.
Sono idee contemporanee, Sheen cercherà di offrire al lettore una valutazione alla luce della verità e di quel chiaro sole filosofico che si chiama “buon senso”. Quando condannerà certi punti di vista lo farà perché prepara una via più ragionevole. Fulton Sheen è convinto che è necessario valutare con equilibrio il pensiero moderno, senza demonizzarlo a priori, ma neppure accettarlo in modo acritico come se fosse il migliore. Peraltro per il vescovo americano, un pensiero ritenuto “moderno”, spesso si nasconde un vecchio errore con una nuova definizione. Certamente si tratta di un’opera profetica e bene hanno fatto le suore loretane che gestiscono la casa editrice Mimep a pubblicare i libri di monsignor Sheen. La Casa editrice ideata per l’apostolato della stampa cattolica perchè arrivi in tutte le case. Un apostolato dei libri molto simile a quello di monsignor Sheen.
Monsignore inizia il suo percorso critico filosofico affermando che il mondo del suo tempo ha perso la passione di discutere, sono pochi quelli che pensano e quindi inevitabilmente pochi a discutere. Sheen parla di decadenza della controversia, potremmo scrivere della sana polemica. Addirittura Sheen auspica per la Chiesa una sfida intellettuale che in quei tempi manca. Anche perchè il progresso nasce sempre da una sfida. Peraltro la Chiesa ama il dibattito, perché “i conflitti intellettuali sono fruttuosi”. E’ attraverso “la controversia che venne edificata l’immane struttura della Chiesa Cattolica”. Nei secoli la Chiesa ha dovuto nella sua storia definire la dottrina attraverso le controversie delle eresie, che hanno costretto a pensare e a riordinare l’edificio Chiesa. Sheen insiste: “la Chiesa ama la controversia […] si accusa la Chiesa di essere nemica della ragione: al contrario è la sola al mondo che abbia fiducia nella forza di questa”. La Chiesa chiede ai suoi figli di pensare con intensità e con chiarezza. “invita i suoi figli non solo ad esteriorizzare i loro pensieri per produrre cultura, ma anche ad interiorizzarli, e quindi produrre spiritualità”. Del resto la qualità di una civiltà dipende sempre “dalla natura dei pensieri di cui i suoi migliori pensatori l’arrichiscono”. Se i pensieri sono meschini allora anche la natura stessa della civiltà sarà meschina. Nel testo il nostro autore, spesso fa riferimento a studiosi ed emeriti pensatori. Il mondo ha bisogno di uomini umili come il cardinale Mercier, grande educatore ed estimatore della filosofia di San Tommaso d’Aquino.
Interessante i passaggi descritti nel capitolo dove Sheen affronta la questione morale, che non è in crisi, sono gli uomini in crisi. Oggi tutti i giornali offrono slogan dove si sostiene che la Morale è in crisi. C’è un abuso della parola “crisi”; si tende “a voler condannare l’astratto, quando invece la colpa è del concreto”. Si parla spesso del delitto, al posto di parlare dei criminale, del problema della povertà, invece che dei poveri. Pertanto, “La crisi non è d ella morale ma degli amorali. La colpa non è della legge, ma dei trasgressori che la violano”. In realtà sono gli uomini che non vivono secondo le leggi morali. Sheen prende di mira gli scrittori che cambiano l’etica e la filosofia secondo i desideri umani. Sono pronti a costruire comode filosofie per gli uomini. Peraltro, la filosofia dell’accomodamento non avrebbe mai permesso al figliol prodigo di ritornare dal Padre: “essa avrebbe risolto la crisi trovando un nome nuovo ed elegante per i gusci delle ghiande che il giovane gettava ai porci […]”. In ultima analisi per il vescovo, ci sono da scegliere due possibili sistemi di vita: “l’uno consiste nell’adattare la nostra vita ai principi, l’altro consiste nell’adattare i principi alla nostra vita. ‘Se non si vive come si pensa, presto s’incomincerà a pensare come si vive”. Praticamente si arriva a cambiare i principi, invece di rendere gli uomini conformi a loro.
Un capitolo importante è quello che riguarda la Scienza e l’autorità degli scienziati in riguardo alla Religione. Si leggono tante sciocchezze sul presunto conflitto esistente fra scienza e religione. Inoltre c’è anche un altro dato da smascherare quello che qualsiasi affermazione sulla religione da parte dello scienziato abbia valore. Tuttavia secondo Sheen, “la Scienza non nega Dio”, anzi esige la Sua presenza. Sheen chiarisce che esistono diversi metodi della scienza e della religione. Un uomo diventa specialista in un metodo, non significa che sia necessariamente specialista nell’altro.
E comunque la scienza non ci potrà mai dare alcuna risposta sulle cause ultime della religione. Occorre prudenza secondo Sheen quando siamo di fronte a uno scienziato trasformatosi in filosofo, come pure di fronte a una affermazione di un filosofo che si è trasformato in scienziato. Comunque un dato certo è che la Scienza non è mai definitiva, né conclusiva. Lo scienziato si limita a dare conclusioni di probabilità. Le conclusioni della Scienza sono problematiche (possono mutare da un momento all’altro), al contrario della necessità della religione.
Nel 6° capitolo si affronta il tema del tradizionalismo dei fondamentalisti e il modernismo. Sheen afferma con sicurezza che la Chiesa è più fondamentale del Fondamentalismo e più moderna del Modernismo. Il motivo? “Perché fornita di una memoria che risale a più di venti secoli fa; quindi sa bene che l’uomo chiama moderno ciò che in realtà è antichissimo e che la modernità del mondo stesso, non è se non una nuova definizione applicata ad un vecchio errore”. Per far comprendere meglio, “la Chiesa è come un vecchio maestro di scuola, che abbia insegnato a tante generazioni di alunni”. In pratica, “ha visto ognuna di esse commettere gli stessi errori, cadere negli stessi sbagli, favorire gli stessi atteggiamenti, credendo di dar vita a qualcosa di nuovo”. Ecco perchè la Chiesa non sposa mai lo spirito dell’epoca attuale, per non diventare vedova nell’epoca successiva. In riferimento alla Riforma del sedicesimo secolo, Sheen è convinto che era necessaria, però due erano le riforme possibili: quella della fede e quella della disciplina. La fede era solida perchè era la fede di Cristo, La disciplina era debole. I riformatori hanno riformato la cosa sbagliata. Invece di riformare la disciplina, hanno riformato la fede. Anche per la Filosofia oggi è necessaria una riforma, vi sono due vie: l’una consiste nel riformare i principi della filosofia, l’altra nel riformare la disciplina, cioè nell’indurre gli uomini a pensare correttamente. I Modernisti vogliono riformare i principi, eliminando per esempio Dio dalla religione. Noi invece riteniamo che i principi della ragione sono solidi e fanno parte dell’eredità del buon senso. Oggi quello che occorre è un po’ di disciplina mentale, una logica sicura. Nel 7° capitolo fa un appello all’intolleranza. Siamo troppo poco intolleranti. Qui il nostro si sofferma sull’uso distorto delle parole come “reazionaria” o “medievale”, applicate alla Chiesa Cattolica. Per Sheen oggi c’è bisogno di una sana intolleranza e qui spiega il perché, alcuni credono che bisogna sempre rifiutarla l’”intolleranza”, perchè si tratta di chiusura mentale, bigottismo. Al contrario della tolleranza che è larghezza di vedute, carità, cordialità. La tolleranza è un atteggiamento di pazienza, sopportazione verso il male. Ma attenzione scrive Sheen la tolleranza si applica alle persone, ma mai alla verità. L’intolleranza si applica solo alla verità, ma mai alle persone. Intolleranza all’errore e tolleranza all’errante. Il Signore non ci ha chiesto di amare la calunnia, ma chi ci calunnia. Sulla verità e sui principi si deve essere intolleranti. C’è un passaggio interessante del testo che vale la pena proporre a questo proposito. La Chiesa cattolica, maestra da più di venti secoli, “ha visto passare davanti ai suoi occhi i secoli con i loro entusiasmi transitori e le fedi del momento, con i medesimi errori, le stesse posizioni, le cadute nelle identiche trappole mentali, così da diventare molto tollerante e paziente verso gli alunni che sbagliano, ma anche molto intollerante e severa rispetto all’errore. E’ stata e sarà sempre intollerante quando sono in gioco i diritti di Dio, perché l’eresia, la menzogna e la mancanza di verità non colpiscono questioni personali sulle quali essa possa cedere, bensì un Diritto Divino sul quale non è lecito fare alcuna concessione. Mite verso l’errante, la Chiesa è violenta verso l’errore”. E per quanto riguarda l’eresia, la Chiesa, “una volta compiuta la dovuta riparazione, essa riaccoglierà l’eretico nel tesoro delle sue anime, ma non ammetterà mai l’eresia nel tesoro della sua saggezza”. Ancora una affermazione fondamentale: “La Verità è sempre giusta, anche se nessuno si trovasse dalla parte della giustizia e l’errore è sempre sbagliato, anche se tutti si trovassero dalla parte dell’ingiustizia”.
La Filosofia e l’Arte del Medioevo. Un capitolo che entusiasma il lettore che ama il periodo storico dove l’arte riflette la filosofia dell’epoca. “Se il pensiero è alto e spirituale, alta e spirituale sarà l’arte, “se il pensiero è basso e materialistico, bassa e materialistica sarà l’arte”. A questo punto Sheen mette a confronto la filosofia medievale e l’individualismo moderno. Una differenza tra l’impersonalismo medievale e l’egocentrismo esasperato del pensiero moderno con le sue radici in Renè Descartes (Cartesio). Per i pragmatici, la Verità non esiste, mentre per gli Scolastici o pensatori medievali, la Verità è universale ed eterna. La Verità non è mia è impersonale. E qui Sheen insiste su questo formazione impersonale della verità. Si affida al grande San Tommaso d’Aquino, la mente magistrale dell’epoca e forse anche di tutti i tempi. Il Medioevo onorò la tradizione come memoria. Il Medioevo credette nell’immutabilità del dogma. L’arte si ispira alla filosofia medievale che era impersonale, dogmatica e sacramentale. Interessante evidenziare come nel Medioevo gli autori di qualsiasi opera non mettono il proprio nome. Infatti, scrive Sheen l’arte gotica è impersonale. Il gotico non è proprietà di un individuo, dice il professore De Wulf, ancora oggi non conosciamo i nomi di chi ha tracciato i piani o diressero l’opera delle grandi cattedrali. Tutti lavoravano per la gloria di Dio. “Perché si sarebbero dovuti occupare della gloria personale, quando ciò che importa è solo la gloria di Dio?”. Inoltre per Sheen erano i dogmi che hanno ispirato l’arte medievale. La vita ultraterrena, il culto della Beata vergine Maria. I medievali avevano fede e credevano nel dogma dell’inferno eterno. “La vita futura veniva sempre tenuta presente agli occhi dell’uomo medievale: tutti gli uomini sono destinati a morire e quindi a subire il giudizio”. La cattedrale era il centro della vita sociale e politica medievale. Stava al centro della città, pensate alla cattedrale di Toledo che è soffocata dalle costruzioni intorno. All’uomo medievale non sarebbe mai venuto in mente di costruire una chiesa in un luogo isolato. “La cattedrale gotica – scrive Sheen – è la filosofia del Medioevo tradotta in pietra”.
Le riflessioni del nostro vescovo sono entusiasmanti non posso intrattenermi più del dovuto, devo sintetizzare, posso solo consigliarvi di acquistarlo e leggerlo, aiuta molto. Cerco di proporre qualche altra ulteriore pillola del libro. Sul metodo scientifico, sui limiti della scienza. Sheen è convinto che il Cristianesimo non ostacola la scienza. Mi limito a segnalare altri importanti temi affrontati da Sheen. Il Progresso come l’idolo del pensiero moderno e la perdita della Fede. Il fallimento del Behavorismo, della psicologia comportamentale. E poi il neo-Pelagianesimo, l’antico errore, che sarebbe il paganesimo moderno. Il confronto tra l’umanesimo antico e quello inumano moderno senza Dio. E poi il capitolo della Carità senza Dio, che diventa filantropia.
Arrivo al capitolo 16° (Ciechi di fronte al divino e l’educazione) La grande tragedia degli uomini è quello che tante menti rinunciano a conoscere la totalità della realtà, sono soddisfatti di conoscere una parte della realtà. Rassomigliano ai sordi e ai ciechi, eppure esiste la bellezza di Dio. C’è tutto un mondo di persone, quello borghese, in particolare, che sono ciechi di fronte alla splendida realtà di Dio ed alla vita incarnata di Cristo. A questa gente che si sente istruita di sapere tutto, Sheen si sente di fare delle domande alle scuole, alle università di Stato che ignorano Dio, “danno forse una vera istruzione ai giovani ed alle giovani che vengono loro affidati?”. “Possiamo dire che un uomo sia veramente colto, se ignora i primi principi della vita, della verità e dell’amore, cioè se ignora Dio?”. Forse un bambino che si affida ad una suora missionaria, sa di più del docente universitario.“Escludere Dio da un programma di studi universitari vuol dire escludere la Prima Causa e l’intelligibilità di tutto ciò che esiste, ed escludere la Prima Causa vuol dire negare Dio; vuol dire inculcare un terribile pregiudizio”. Non si tratta di una semplice negazione, ma di una privazione. Forse scrive Sheen“è giunto il momento in cui si è resa necessaria una certa disinfezione, o sterilizzazione intellettuale, affinchè la società pensante possa riacquistare la salute”. Occorre raddrizzare gli intelletti lungo le linee della sanità mentale, mantenere pulite le arterie mentali che riforniscono la mente ed il cuore. E’ forse l’ora di riconoscere che il sistema educativo cattolico è l’unico valido in un mondo che sta rapidamente affollandosi di innumerevoli scuole.
L’ultimo tema della battaglia finale della Chiesa che si trova ad affrontare una crisi che non ha mai affrontato dai tempi dell’imperatore Costantino. Oggi dobbiamo affrontare quella che Hilaire Belloc chiamava “invasione”, quella del Neo-Paganesimo, peggiore di quello antico.
DOMENICO BONVEGNA