Che non sia una brutta parola “conservatore”, basta andare a sfogliare una rivista di due decenni fa, il suo nome PERCORSI, col sottotitolo: “di politica, cultura, economia”, un mensile diretto da Gennaro Malgieri che ha iniziato la pubblicazione nel dicembre del 1997 e conclusa nel giugno del 2000.
Appena tre anni di esistenza, ma che hanno inciso profondamente nel panorama politico e culturale di una certa Destra, visto che il recente libro “Conservatori” di Marco Invernizzi e Oscar Sanguinetti le ha dedicato un capitolo. E proprio questo imput culturale mi ha spinto alla ricerca dei fascicoli che per fortuna erano custoditi tra gli scomparti delle mie librerie in Sicilia. Probabilmente avevo intuito che meritavano la mia attenzione. Durante la mia recente permanenza nell’isola, ho dato una attenta sfogliata a tutti i numeri in mio possesso ed ho capito che sono particolarmente preziosi per quel “Laboratorio sul Conservatorismo”, nato sotto la spinta di un possibile futuro partito dei conservatori. Anticipo subito: ho fatto un gran lavoro, non richiesto, a tratti anche faticoso, ho cercato di selezionare gli articoli che trattano i temi che interessano lo studio del conservatorismo. Non voglio scoraggiare i lettori, ma credo che un lavoro di questa portata andava fatto e che interesserà soprattutto chi vuole approfondire l’argomento.
Il 1° numero (dicembre 1997) Inizia con un editoriale di presentazione del direttore Malgieri (Facciamo la Destra) “si tratta di servire il ritorno dei valori qualitativi della politica e della socialità, ma anche di aderire senza tentennamenti a quell’universo del diritto naturale, che è fondamento esclusivo dell’ordine civile, ripudiando tutte le tentazioni relativiste”. Già col primo numero si delineano chiaramente le tracce del discorso conservatore, ci pensa Marco Respinti, che fa parte della redazione, insieme ad Andrea Morigi, Giancristiano Desiderio, Angelo Iacoviella, Aldo Di Lello. Respinti esperto di politica e del Pensiero Forte americano, con riferimenti precisi a pensatori come Russell Kirk, Irving Kristol, ma soprattutto a Edmund Burke, col corposo studio apparso nella rubrica “Il Ramo d’Oro”.
*Numero 2 (Gennaio 1998) da segnalare tra gli “Scenari”: “Dieci idee per la Destra che verrà”, un dibattito a cui partecipano una serie di studiosi, Accame,Besana, Cangini, Cantoni, Cardini, De Turris, Invernizzi, Mita, Nistri, Roberti. Nello spazio “Il tema”: “Alla riscoperta dei Corpi Intermedi”, partecipano Alfredo Mantovano, Andrea Morigi, Gianluca Galantini, Enzo Peserico, Riccardo Migliori.
*Numero 3 (Febbraio 1998) Nella presentazione del numero si sottolinea la decadenza del nostro Paese, provocata soprattutto dal decremento demografico. In questo fascicolo è presente il Dossier, “La Memoria orribile del comunismo”, con i contributi di De Mattei, Bensi, Pettinato e J.P. Blanchard. Mentre Gianfranco Legitimo presenta la figura di Joseph De Maistre.
*Numero 4 (Marzo 1998) “La Scienza ritrova l’uomo”, da segnalare gli interventi Mantovano, Pedrizzi, Morigi, Chiara Mantovani. Altro contributo importante nel fascicolo è quello di Massimo introvigne e Pierluigi Zoccatelli, “La religiosità minacciata”, mentre Marco Respinti, presenta A. James Gregor, cattedratico americano che approfondisce il fenomeno fascista anche in relazione con il nazionalsocialismo e al marxismo-leninismo con riferimento agli studi di Renzo De Felice.
*Numero 5 (Aprile 1998) “Cercando una vera politica”, l’editoriale di Malgieri, che è interessato a un programma organico e coerente intorno al quale mobilitare coscienze e energie. Sostanzialmente un Polo da reinventare (cioè l’alleanza tra i partiti di centrodestra) Su questo tema si confrontano i professori Antonio Martino e Domenico Fisichella e tanti altri. Naturalmente in questo profluvio di nomi, alcuni di queste personalità che hanno collaborato con la rivista ora non sono più con noi. Intanto in questo numero viene presentato l’importante figura del filosofo napoletano Giambattista Vico da parte del compianto professore Antonio Livi, nella sezione “Il Ramo d’Oro”: “L’ordine sociale fondato sul Diritto Naturale”.
*Numero 6 (Maggio 1998) “L’Europa che non finisce a Maastrich”. Interviene Nistri e il professore Marco Tangheroni, mi soffermo sul contributo di quest’ultimo. Si occupa delle radici e la prospettiva culturale dell’Europa. “L’identificazione del patrimonio comune dei popoli che costituiscono la Cristianità è causa di imbarazzo per le moderne istituzioni comunitarie che mirano a fondare l’unità sull’economia”. Tangheroni sostiene, che, “La grande famiglia degli Stati cattolici conobbe un’unità fondamentale di fede, di diritto, di lingua colta conquistata attraverso passaggi difficili, segnati dal sangue dei martiri”. Il professore pisano fa riferimento all’importante discorso di S. Giovanni Paolo II pronunciato davanti alla stupenda cattedrale di Spira il 4 maggio 1987. “Questo duomo – dice il papa – è così testimone della grandezza dell’Europa cristiana e nello stesso tempo testimone di quella decadenza di cui essa stessa è colpevole”. Inoltre, in questo numero si trova un ampio dibattito su Julius Evola a cento anni dalla sua nascita. Intervengono Mario Bernardi Guardi, Claudio Risè, Stefano Zecchi, Carlo Fabrizio Carli, Gianfranco De Turris. Segue un reportage di Gennaro Sangiuliano su Sarajevo.
*Numero 7 (Giugno 1998) E’ quello con la copertina dello Stadio Maracanà, “Il mondo nel pallone”; la globalizzazione ha investito anche il calcio trasformandolo in uno strumento di potere. “Il calcio metafora della Modernità”, il tema è trattato dal direttore Malgieri, Giuseppe Del Ninno, Maurizio Mosca ed altri. Nella sezione “Orizzonti” si discute “Contro il Meridionalismo”, ne parlano Giancristiano Desiderio, Mario Landolfi, Carlo fabrizio Carli, Gabriele Fergola, Carlo Pace. In pratica “Dall’Unità d’Italia a oggi è mancato un modello di sviluppo complessivo per il Meridione e l’economia nazionale. Le responsabilità di un’industrializzazione demagogica e “assistita”. Se si vuole affrancare il Meridione si deve inventare un sistema economico complementare e non antagonista a quello del Nord. “Il meridionalismo” da impegno politico e passione civile, si è trasformato sempre più in una sterile esercitazione intellettualistica. Interessante riflessione sui giacimenti culturali, un’occasione per la rinascita del Mezzogiorno. Un retaggio d’arte e di Storia unico al mondo e male amministrato.
*Numero 8 (Luglio 1998) Il tema principale è l’Identità da ricostruire. Da segnalare l’intervento di Enrico Nistri, Lingua e cultura, religione e diritto traggono origine da un’”ethos” condiviso. Nella rubrica “Orizzonti” si discute di “Abortismo/Sadismo: Il crimine illuminato”, un ampio reportage del direttore responsabile di Percorsi, Marco Respinti. Sul violento rifiuto del Diritto Naturale si staglia l’ombra e il terrore del marchese De Sade. La Modernità filosofica-politica si è aperta con il primo genocidio della Storia (Vandea) e si è chiusa con l’esperimento ideocratico del Totalitarismo comunista: “La Vandea di oggi si chiama aborto”. Juan A. Montes si occupa delle quattro Rivoluzioni in Cile in soli trent’anni. Chiude il numero la consueta rubrica, “Il Ramo d’Oro”, Rino Cammilleri descrive il grande conservatore spagnolo Juan Donoso Cortes.
*Numero 9 (Agosto 1998) Il tema centrale, “Una Scuola da rifare”. Intervengono diversi studiosi ed esperti, ne cito qualcuno, il professore Tangheroni, Riccardo Pedrizzi, il filosofo Dario Antiseri. “Crisi di educazione”, è l’intervento di Tangheroni. Si occupa delle tappe dell’Italia scolastica dall’Unità a oggi. Dal modello piemontese a quello fascista, con lo sperimentalismo marxista. Per quanto riguarda gli anniversari nel fascicolo, si ricordano gli ottant’anni del libro famoso, “Il Tramonto dell’Occidente”, di Oswald Spengler, lo affrontano Malgieri, Staglieno, Respinti e Morigi. Un libro che ha colto in modo drammatico il destino dell’Occidente. “Ancora oggi il testo è un severo ammonimento per quanti fingono di non accorgersi che cultura, tradizioni, valori, sono seriamente minacciati”. Infine è presente uno studio di Evola sul senatore americano Barry Goldwater, “Il vero conservatore”.
*Numero 10 (Settembre 1998) “La Sfida del Conservatorismo”. Il fascicolo si pone la domanda chiave: “Conservatori, Perché?”. A questa domanda rispondono in tanti a cominciare di Respinti: “Il conservatore non è il semplice custode di nostalgie passate, ma il ragioniere, l’economo e il cassiere di quanto c’è ai piedi della montagna non prima dell’ascensione[…]”. Pertanto, scrive Respinti, “La posizione conservatrice è dunque quella dell’essere non la coda della carovana attardatesi perché pesante di masserizie, ma l’avanguardia[…]”. Poter contare sulle macerie è già patrimonio enorme. La tradizione non è un cimitero di sepolcri imbiancati e di cenotafi, mirando e rimirando i quali ci si può cullare in sogni d’ipotetici mondi migliori passati dove tutto viene illusoriamente ritenuto perfetto”. Per Respinti, “La Tradizione senza la verità è solo un errore invecchiato”. Interessante riportare la lunga citazione di Carlo Sgorlon che asserisce: “L’uomo di destra è prevalentemente conservatore”. “Chi è di destra si sforza di conservare del passato non le cose chiaramente ingiuste, ma quelle che servono a migliorare l’uomo e la società”.
Una descrizione del conservatorismo come antiutopia viene offerta da Russell Kirk: “In senso stretto, il conservatorismo è la negazione dell’ideologia”. Diversamente dal socialismo, dall’anarchismo e anche dal liberalismo, il conservatorismo non offre quindi alcun modello politico universale adattabile dappertutto. Continua Kirk: “I conservatori credono che gli uomini e le donne moderni siano dei nani sulle spalle di giganti, in grado di vedere più lontano dei propri antenati […]”. Il fascicolo si chiude con una scheda descrittiva ne “Il Ramo d’Oro” del filosofo tedesco Eric Voegelin col titolo: “Il mistero dell’Ordine”. Alle radici della critica dell’idea di Modernità.
*Numero 11 (Ottobre 1998) “La Partitocrazia nemico da battere”. E’ il tema centrale del fascicolo. Nell’editoriale Malgieri sostiene che la destra deve guardare oltre la politica politicante, non dev’essere un soggetto politico che si spende solo nella pratica parlamentare, l’accento deve essere posto sul diritto naturale, la difesa della famiglia, della vita, dei corpi intermedi, sulla reazione all’omologazione culturale quale nuova forma di totalitarismo. Interessante l’approfondimento sulla Russia dopo il crollo del Muro. Percorsi già venticinque anni fa aveva lanciato l’allarme della deriva russa, dietro la facciata democratica c’è una sostanza sovietica, già da allora si profilava una svolta neocomunista. Nella sezione “Revisione”, diversi studiosi e giornalisti affrontano il tema della “Galassia di Carta” della Destra, dove si sfata il mito che a destra non c’è cultura. Mario Bozzi Sentieri fa un lungo viaggio attraverso le riviste di destra. Un nome tra tutti emerge ed è quello dell’editore Giovanni Volpe. E’ utile fare qualche nome di riviste: La Torre (per anni sono stato abbonato), Elementi, Ideazione, La Destra, Linea, Intervento, Il Conciliatore, l’Italiano, L’Alfiere, Tabula rasa, Cristianità, la rivista di Alleanza Cattolica. Molte di queste riviste hanno cessato la pubblicazione da tempo.
*Numero 12 (Novembre 1998) “L’Occidente svuotato: dal declino demografico alla morte dei popoli” è il tema centrale di questo numero, contributi di Morigi e Giovanni Monastra. Da segnalare una scheda su Francesco Crispi di Vincenzo Pacifici.
(Continua)
DOMENICO BONVEGNA
dbonvegna1@gmail.com