Uomo in mare. Non sono sempre uguali. L’informazione

Vicenda dello yacht Bayesian affondato al largo delle coste siciliane. Le super-persone su questo super-yacht hanno le stesse caratteristiche di qualunque altro essere umano si trovi in difficoltà in mare: “uomo in mare” dice la cosiddetta legge del mare, che vale soprattutto per chi agisce a nome delle istituzioni. E’ quindi giusto fare di tutto per cercare di salvarle e recuperare eventuali corpi e relitti.

Ma è evidente che la legge del mare non è uguale per tutti, visto il dispiegamento di soccorritori a cui stiamo assistendo. In questo caso magari ci sono anche dei privati che i ricchi naviganti hanno fatto mobilitare, mentre il fuggitivo dal Sudan o dal Mali, possiede al massimo un telefonino. E quindi si può comprendere la differenza.

Quel che lascia attoniti è il risvolto mediatico. Tutti i tg Rai (servizio pubblico di Stato) hanno aperto i loro notiziari con questa notizia e relativi servizi che, spesso, sono durati anche dieci volte di più, per esempio, dell’attacco di Mosca a Kiev, relegato a terza/quarta notizia.

Certamente è notizia di un certo rilievo i ricchi inglesi (con qualcuno già avanzo di galera) che muoiono con mogli nelle nostre acque, ma abbiamo assistito ad un’esagerazione e genuflessione dei servizi pubblici all’ipotetico scoop con bramosia dei particolari, che neanche il più becero giornale scandalistico che fruga nelle mutande della presunta star avrebbe messo in scena.

Nel frattempo, per capire meglio con chi abbiamo a che fare e come vengono usati i soldi pubblici, gli uomini in mare che interessano marginalmente, quando vengono salvati nel canale di Sicilia vengono poi mandati in nave a Livorno dove, poi, in pullman vengono trasferiti ad Avellino.

E l’ingenuo si chiede: ma dovrebbero fare servizi simili per tutti quelli che muoiono in mare?  La risposta è SI’. E forse gli utenti del servizio pubblico capirebbero meglio la tragedia che si sta vivendo da quelle parti, e non solo.

 

Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc