“È la terza o quarta settimana consecutiva che noi ribadiamo questa necessità, perché il 18 gennaio, durante la conferenza stampa dell’Agenzia Europea del Farmaco, è stato ribadito che la quarta dose al momento non ha nessuna indicazione per la popolazione generale, mentre va presa in considerazione per le persone immunodepresse”. Ha risposto così il presidente della Fondazione GIMBE, Nino Cartabellotta, interpellato dalla Dire in merito alla discussione sulla quarta dose di vaccino per i pazienti immunocompromessi.
AIFA e ministero della Salute ancora non si sono pronunciate e nell’ultimo report GIMBE si segnala invece l’urgenza di prendere una decisione. Si sta perdendo tempo? “Noi abbiamo iniziato a somministrare la terza dose agli immunodepressi- ha risposto Cartabellotta- che ricordo veniva considerata come dose aggiuntiva e non come booster, abbiamo incominciato a vaccinare intorno alla metà di settembre. Oggi i quattro mesi sono ben che trascorsi per un certo numero di persone e sarebbe urgente, in tal senso, che l’AIFA si pronunciasse e poi di conseguenza il ministero della Salute. Ma credo che proprio ieri il ministero abbia fatto una richiesta urgente all’AIFA per risolvere questo tipo di problematica e dare il via alla somministrazione della quarta dose per le persone immunodepresse”.
Covid in fase discendente ma no fine pandemia
“Viviamoci momento con ottimismo, ma programmare prossima stagione”
“Per ora ci avviamo in una fase di ragionevole ottimismo, perché scendono i nuovi casi, si stanno alleggerendo in maniera importante i tassi di occupazione in area medica e nelle terapie intensive e finalmente, per la prima settimana, cominciamo a vedere anche un calo dei decessi. Diciamo che siamo in piena fase discendente della quarta ondata, ma sottolineo che questo non coincide né con la circolazione endemica del virus né tantomeno con la fine della pandemia”.
“Viviamoci questo momento con rinnovato ottimismo- ha aggiunto- però bisogna anche pensare a programmare la gestione della prossima stagione autunno/inverno”.
Obbligo vaccinale over 50 tardivo, oggi -40% nuovi vaccinati
“Presa sui lavoratori molto modesta, sono ‘tallone d’Achille'”
“In generale sappiamo che le misure intraprese sull’obbligo sono state frutto di un ragionevole compromesso politico, hanno scelto questa fascia d’età, che è quella un po’ più a rischio, ma l’entrata in vigore del provvedimento è stata tardiva rispetto anche alla decisione arrivata alla vigilia di Natale”.
“Ragion per cui adesso è evidente che i potenziali effetti sono relativamente modesti- ha spiegato- tenendo conto che siamo in fase discendente. Bisogna vedere quale sarà la cornice all’interno della quale si manterrà questo obbligo rispetto ai mesi successivi”.
Secondo Cartabellotta è quindi “evidente che quello che noi vediamo, settimana dopo settimana, è che gli over 50 nuovi vaccinati declinano in maniera costante: questa settimana si è registrato quasi il 40% in meno e questo significa che la presa sui lavoratori è stata sostanzialmente molto modesta”.
Sarebbe utile, quindi, che tutti gli over 50 si vaccinassero? “Servirebbe- ha risposto il presidente della Fondazione GIMBE- perché di fatto rispetto anche ai dati di occupazioni ospedaliere c’è una prevalenza di persone non vaccinate che si trovano in quella fascia d’età. Poi è chiaro che più si va avanti negli anni e più aumenta il rischio, ma in generale tutti gli over 50 idealmente dovrebbero essere vaccinati. Sono un po’ il ‘tallone d’Achille’ della nostra campagna vaccinale in questo momento”.
Politica si occupi ora di prossimo autunno
“Così evitiamo di tornare a inseguire virus in caso ripresa ondata”
“Poiché con la verosimile fine dello stato di emergenza la gestione della vaccinazione passerà interamente alle Regioni, credo sia opportuno dal punto di vista delle strategie di programmazione sanitaria che la politica si occupi ora, in questo periodo di tregua, di quello che dovrà essere fatto in autunno. Questo per evitare di tornare a inseguire il
virus nel momento in cui potrebbe esserci una ripresa dell’ondata. Magari questo non succederà, ma credo che sia più importante programmare azioni preventive piuttosto che ritrovarsi poi a gestire nuovamente delle situazioni di affanno rispetto alle misure da mettere in campo”.
“Credo che ci voglia una buona programmazione della stagione autunno/inverno- ha proseguito- perché ormai abbiamo imparato che sostanzialmente siamo di fronte ad un virus che ha un andamento prevalentemente stagionale ed è inevitabile che in autunno avremo la coincidenza di due fattori: il primo sarà la ripresa stagionale intorno ad ottobre/novembre della circolazione del virus; il secondo è che questo andrà a coincidere con un calo delle coperture vaccinali. Oggi noi ci troviamo nella situazione migliore, nel ‘best scenario’, perché ci avviamo verso la stagione primaverile e anche la copertura vaccinale è sostanzialmente massimale. In autunno succederà invece il contrario”.