Non ho conosciuto Walter Tobagi per un semplice dato generazionale, né per lo stesso motivo ho potuto leggere i suoi articoli mentre venivano pubblicati. Il mio incontro con lui è avvenuto in due tappe. La prima, con il “mito” di Tobagi, risale a metà degli anni ‘90, incrociando i suoi autodichiarati eredi professionali, i suo malgrado autoimpalmati continuatori ideali e, va da sé, gli unici esegeti autorizzarti.
Questa tappa mi aveva fuorviato. Dietro la cortina fumogena del narcisismo (altrui) c’era invece un uomo, uno studioso alla fine un collega diametralmente opposto al mito, il Walter Tobagi vero e non depredato. E’ stata allora, ed è ancora ogni giorno, la scoperta della linearità del bene (professionale), della altezza del cronista, della modernità del linguaggio e della grandezza della prospettiva di chi pone l’altro – e i suoi bisogni – davanti alle piume della propria penna.
Per questo la proposta di Fabio Cavalera, presidente dell’Awt, di coinvolgere le scuole lombarde di giornalismo e l’Ordine in una giornata di attualizzazione dell’uomo e del giornalista Tobagi, non poteva lasciare me né il Consiglio dell’Ordine indifferenti,
Il risultato dei 44 elaborati partecipanti al concorso ha dato a tutti noi le risposte che avremmo desiderato. La lezione di Tobagi, che forse è più giusto definire il metodo di dedizione, studio e deontologia (merci rarissime oggi più di allora), è passata indenne dal processo di mitizzazione postumo.
Oggi anche tramite il lavoro di questi giovani aspiranti professionisti sappiamo che la sua lezione non è andata perduta. Credo che a Walter Tobagi questo non possa dispiacere.
Alessandro Galimberti
Presidente Ordine giornalisti Lombardia