Oggi si celebra il World Mental Health Day, un’occasione per riflettere sull’importanza della salute mentale e sul suo ruolo fondamentale nel nostro benessere quotidiano.
Quest’anno, l’Organizzazione Mondiale della Sanità pone l’accento sul benessere dei lavoratori, sottolineando come “ambienti di lavoro sicuri e sani possono agire come un fattore protettivo per la salute mentale”. Il lavoro, si sa, è una parte importante della vita, che aiuta a definire e a realizzare gli individui. Tuttavia, trovare il giusto equilibrio tra vita lavorativa e vita personale non è così semplice e sempre di più il work-life balance diventa un tema centrale: il lavoro può e deve integrarsi con la routine senza comprometterne la qualità. Secondo l’ETUC – European Trade Union Confederation, circa il 40% dei casi di depressione nell’Unione Europea sono collegati a fattori stressanti legati al lavoro, come una cattiva organizzazione, over work, disponibilità costante, precariato e condizioni di eccessiva pressione lavorativa. Anche i Millennial e la Gen Z sono particolarmente sensibili a queste dinamiche: secondo una ricerca riportata dal World Economic Forum, il 40% della Gen Z e il 35% dei Millennial si sentono spesso stressati, impauriti o ansiosi, con molti che segnalano episodi di burnout.
Ma c’è una buona notizia: è possibile fare molto per prendere cura della propria salute mentale anche sul lavoro. Le aziende stanno già facendo passi avanti, promuovendo ambienti di lavoro più equilibrati e supportivi. Politiche che incentivano la flessibilità, il supporto reciproco e la gestione dello stress stanno diventando sempre più comuni. “In Guna, per il secondo anno consecutivo, abbiamo attivato uno sportello psicologico gratuito per i dipendenti, un’iniziativa di supporto emotivo che ha ottenuto grande consenso – afferma Antonella Zaghini, Peace Manager dell’azienda farmaceutica milanese – Questo spazio offre una consulenza mirata alla gestione delle emozioni, pensata per chi si trova ad affrontare difficoltà, sia in ambito lavorativo che personale: un sollievo rapido per favorire l’uscita da crisi psicologiche-emotive momentanee”.
Tutti possono contribuire al proprio benessere quotidiano, come ad esempio adottando semplici tecniche per gestire lo stress, gestendo consapevolmente degli stati d’animo e chiedendo supporto quando si ha bisogno: piccoli gesti che possono fare una grande differenza. La Giornata Mondiale della Salute Mentale, è un’ottima occasione per riflettere sul valore di un buon equilibrio tra vita e lavoro, per sentirsi più appagati, sereni e in armonia con sé stessi. “Il burnout (BO) può̀ essere classicamente definito l’esito patologico di un processo stressogeno che colpisce le persone che esercitano professioni d’aiuto (helping profession) e di servizio alla persona e si presenta anche nelle situazioni in cui non si riesce a rispondere in maniera adeguata ai carichi eccessivi di stress che il loro lavoro o la vita quotidiana porta ad assumere – dichiara la Dr.ssa Simonetta Marucci, Medico Chirurgo. Specialista in Endocrinologia – Non si identifica esattamente con lo stress, poiché il BO è uno stato mentale negativo più prolungato, mentre la reazione da stress è determinata da una risposta ad una percezione di “pericolo” e ha una connotazione di risposta adattativa. Il BO porta ad uno stato emotivo di svuotamento, di astenia, di perdita di interesse per il lavoro e per le attività quotidiane e può facilmente sfociare in uno stato depressivo. Sia nello stress cronico che nel BO, si verificano dei veri e propri danni cerebrali, soprattutto a livello dei neuroni dell’Ippocampo, sede della memoria ed importante centro emozionale, i quali vanno incontro ad una morte cellulare precoce, con riduzione delle funzioni cognitive. Certamente non possiamo prevenire il BO e lo stress, poiché non dipendono da noi, ma dal contesto in cui ci troviamo a vivere e a lavorare”.
Come si può agire quindi? È possibile prevenire, o almeno ridurre, i danni provocati a livello cerebrale? “La Medicina delle Basse Dosi (Low Dose) ci mette a disposizione delle Neurotrofine (fattori di nutrizione neuronale) che vanno a sostenere il sistema nervoso, favorendo il nutrimento cellulare dei neuroni e la loro attività, aumentando le connessioni sinaptiche (le sinapsi sono i collegamenti tra i neuroni, dai quai dipende la nostra capacità di produrre pensieri). Ad esempio, il BDNF (Brain Derived Neurotrofic Factor) e l’NGF (Nerve Growth Factor) svolgono questa funzione in maniera fisiologica, sostenendo la funzione cerebrale in maniera naturale. A questi si può associare la Serotonina Low Dose, che contribuisce a sostenere il tono dell’umore” conclude la dottoressa.