di ANDREA FILLORAMO
“Basta la guerra!” è questo il grido accorato del Papa contro la guerra che non viene ascoltato, come non è stato ascoltato prima del conflitto per le tante guerre che ci sono nel mondo, scatenato da Putin contro l’Ucraina, al quale stiamo assistendo quasi in diretta.
Ciò mentre la propaganda cerca di nascondere o di capovolgere la verità, ma non può nascondere le distruzioni, i morti, le fughe di vecchi, donne e bambini, che grazie alle moderne tecnologie e alle testimonianze dirette di giornalisti e particolarmente fra questi – e la cosa mi colpisce positivamente – di giovani donne, possiamo vedere con i nostri occhi.
Basta la guerra! Lo diciamo anche noi, con la stessa angoscia di Papa Francesco, pigiando continuamente sul telecomando del nostro televisore in attesa di visioni diverse da quelle sempre più terribili che ci colpiscono sempre di più.
Mi si permetta di fare, allontanandomi dai commenti in sé non risolutivi, che vengono ad essere dati dalle varie televisioni, una considerazione semplice per alcuni, ma complessa per altri: ciò a cui assistiamo per chi conosce la storia non ha nulla di nuovo o di diverso da quello che è avvenuto sempre nel passato.
Non intendo, perché non è possibile, fare delle analogie fra diversi momenti storici, in quanto ogni momento è diverso dall’altro, ma sposto la mia attenzione al 1915 e mi soffermo al dibattito sull’ingresso dell’Italia nella Grande guerra.
Mi soffermo tanto quanto basta sul breve testo “Guerra, sola igiene del mondo” di Marinetti, in cui il fondatore del Futurismo si schierò contro quanti ponevano come ideale «la pace universale» contrapponendo «come principio assoluto […] il divenire continuo e l’indefinito progredire, fisiologico ed intellettuale, dell’uomo».
Scriveva l’autore: «Consideriamo come superata ed ancora superabile l’ipotesi della fusione amichevole dei popoli e non ammettiamo al mondo che un’unica igiene: la guerra (…) Viva la guerra, Abbasso L’Austria».
I futuristi volevano strappare «l’amore dell’antico e del vecchio, […] l’amore del nuovo, il disprezzo della gioventù, la venerazione del tempo, degli anni accumulati, dei morti e dei moribondi, il bisogno istintivo di leggi, di catene e di ostacoli, la paura di una libertà totale». Speriamo che questi, oggi, non siano ideali di quanti censurano persino le parole del Papa che invitano alla pace.
Non proseguiamo oltre nell’analisi di quelle parole di Marinetti che circolarono allora nei teatri, nelle case degli Italiani che leggevano, nelle piazze di quanti si radunavano per ascoltare una parola decisiva riguardo all’opportunità del Paese di entrare in guerra.
Alla fine la scelta fu presa a favore dell’intervento.
Che cosa successe ai futuristi dopo l’entrata in guerra? Partirono come volontari nel BLVCA, acronimo per battaglione volontari ciclisti automobilisti, capeggiati da Marinetti. Dopo un paio di mesi il battaglione fu sciolto.
Questo fu il bilancio: 72 caduti, 93 mutilati, 206 feriti.
Resta ai lettori, se vogliono, di proseguire in questa considerazione.