A un mese del voto abbiamo capito che in politica, nella attuale stagione politica, non c’è il gusto della concorrenza, non c’è il gusto della competizione dispiegata e salutare. Ed è questa l’origine di tanti nostri guai. D’accordo, non è un’osservazione nuovissima. L’abbiamo fatta, o letta altre volte. Però non cambia la sostanza: si va da destra a sinistra e viceversa, senza saltare un turno elettorale.
A conferma che l’unico campo in cui gli italiani accettano la competizione è lo sport. E’ vero. Accidenti se è vero. Leggo che personaggi di primo piano del Pd siciliano stanno per transitare – o sono transitati – in Forza Italia. Leggo che Cateno De Luca, il sindaco più social del web, imbarca tutti nel suo vascello corsaro: c’è poco buon senso, c’è poca coerenza nei nostri padri della patria. Anche questa constatazione non è nuovissima. Molte volte se ne è discusso. Molte volte abbiamo discusso sul concetto stesso di decenza, etica, normalità. Sui vari tipi di passioni (non tutte ugualmente nobili) che il soggetto onorevole ispira.
Oggi, si dice, sono sempre più forti gli interessi economici. Sempre più frequenti i trucchi, gli inquinamenti. Il grande scandalo della Sanità e dei concorsi: non vi offendete baroni universitari, non sempre vince il migliore. Non più. Non necessariamente. Allora, che cosa sta accadendo a questo apparato pubblico che dovrebbe tutelare gli interessi della comunità? Del territorio? Accade che i loro amici, i loro sostenitori con interessi in vari campi dell’economia o delle professioni, mal lo sopportano quando devono affrontarne le dure leggi competitive. Allora vogliono essere protetti, garantiti. A discapito degli altri.
Vale per il piccolo negoziante, spaventato per l’apertura di un negozio vicino. Vale per la grande impresa. Vale per chi lotta per una poltrona istituzionale. Vale per una sedia nella più sconosciuta circoscrizione cittadina a dimostrazione della povertà di valori, di etica. Di pudore.
Come è difficile la democrazia. Non ti dà mai la soddisfazione di aver ragione in tutto; e definitivamente.
Perché la politica comunque deforma. Qui bisogna fermarsi un momento a riflettere prima di decidere per chi votare il 25 settembre.