8 marzo. Passata la festa gabbato lo santo

Passata la festa gabbato lo santo. Un modo di dire della cultura cattolica popolare a significare che l’impegno preso il giorno della ricorrenza del santo, il giorno dopo viene dimenticato e si continua come se nulla fosse.
Un proverbio che “ci sta a pennello” per l’8 marzo. Giorno di festa della donna in cui abbiamo visto e ascoltato di tutto, al bar come nei messaggi ufficiali di ogni istituzione.

Ci sono stati due tipi di approcci: quelli falsi, a partire da se stessi, e quelli che dall’essere stupidi per non capire di cosa parlano, alla fine diventano complici.

Tra i falsi al primo posto le istituzioni, che da oggi 9 marzo continueranno ad ignorare (a parte slogan e propaganda come, per esempio, l’istituzione del reato di femminicidio – 1). Non crediamo di essere esagerati anche se, tra le frasi fatte tipiche, c’è sempre quella che dice che abbiamo fatto passi da gigante rispetto al passato. Passi talmente giganti che, per esempio, continuiamo a vivere in una società modellata al maschile, con insufficienti asili nido che non costringano le donne a non-lavorare e, quando lavorano sono il 20% meno degli uomini e vengono pagate il 30% meno degli stessi.

Poi c’è la categoria di chi, dicendo di lottare per la parità, fa cose stupide, ma talmente stupide che arriva alla complicità coi maggiori violentatori privati e pubblici delle donne. Le manifestazioni di ieri, dove per l’occasione sono state sventolate le bandiere della Palestina, essendo la continua reiterazioni di altre occasioni del genere, anche se non erano convocate per rivendicare la parità di genere, sono la conferma dell’elogio di regimi dove le donne sono oggetti di individui violenti e di Stati altrettanto violenti soprattutto verso le donne.
Certo, nei cortei c’erano anche tante persone che ballavano ed erano bellissime e con cartelli che, per esempio, rivendicavano il diritto all’aborto non solo sulla carta, ma sono state esternazioni soffocate e rese ambigue da questa complicità con palestinesi, iraniani e hezbollah libanesi, dove la mitigazione di qualche cartello che riproponeva lo slogan delle donne iraniane “donna vita libertà” sembrava qualcosa di casuale ed esterno.

Libertà ed eguaglianza non dovrebbero avere colore, tant’è che ci sono Stati punti di riferimento delle democrazie che le proclamano nei loro principi fondanti, ma tra l’ipocrisia e la violenza istituzionale nonché quella degli individui, siamo al 9 marzo, punto e a capo. Irritante, in modo particolare, la ministra della famiglia che oggi si distingue per sostenere che l’educazione sessuale a scuola non serve all’emancipazione delle donne.

Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc

1 – https://www.aduc.it/articolo/sicurezza+farlocca+facciata+donne+non+solo_38902.php