Messina – Oggi l’onorevole Cateno De Luca scappa da Messina. Di più, lascia Palazzo Zanca con la coda tra le gambe. Tutto è pronto a Messina per un processo mediatico politico che resterà tra i più sensazionali degli ultimi anni. L’imputato si chiama Cateno de Luca, meglio l’onorevole comunicatore “Scateno” da Fiumedinisi che fece tremare il Sistema Sicilia salvo poi aiutarlo con e sue scelte politico – amministrative. Il Masaniello di provincia sale sul banco degli imputati e con lui la politica gattopardesca di cui De Luca è la massima espressione.
In questi anni su “Scateno” da Fiumedinisi ne abbiamo lette e sentite tante: mito, storia, metafora della politica, tragedia, grottesco, passato democristiano, presente autonomista e ahimé anche minacciosa prefigurazione di un futuro molto confusionario. Il suo è un progetto politico che non ha capo né coda ma solo… “come va, va“! Oggi è alleato con Tizio, domani con Caio, dopo domani rompe con Tizio & Caio per fidanzarsi con Sempronio… Quel Sempronio che magari solo due sttimane prima di lui asseriva che era il demonio (politicamente parlando!) Che uomo meraviglioso e trascinante è Scateno De Luca! Purtroppo a renderne ardua la messinscena, particolarmente nel sistema siciliano, contribuisce il numero di protagonisti in campo. Troppi, tanti, con un rondò cabarettistico, suggello della ficcante e colta colonna sonora di una platea di questuanti a cui il buon De Luca ha promesso dolci e brillanti. Oggi, l’onorevole Scateno vive un periodo di appannamento per via delle troppe cariche istituzionali che vorrebbe acchiappare: sindaco, presidente, governatore, accentratore di poltrone. Eppure il nostro eroe De Luca è lo stesso che parla sempre di complotti, di ricatti politico mafiosi e di banda bassotti salvo poi aiutare i professionisti della cosidedtta “banda bassotti”: metodo di scelta delle candidature degli altri partiti. E così il movimento di Scateno diventa un partito che implica qualche semplificazione, specialmente nella parte introduttiva densa di parate e dedita a illustrare situazioni e spiegare ideologie, mentre s’impongono monotoni toni urlati con una dizione spesso deficitaria rispetto all’immagine. Di più alla serietà dei suoi ragionamenti. Usando le parole del consigliere Mirko Cantello ricordiamo a noi stessi che all’indomani delle elezioni amministrative che certificarono in trionfo Federico Basile, il sindaco disponeva di una maggioranza di ben 22 consiglieri su 32, ma trascorso meno di un anno questa maggioranza si è assottigliata a 15 (quanti sono stati i voti presi da Pergolizzi ieri mattina).
Le ragioni di questa perdita di consenso non vanno ricercate in pretese vendette politiche o in malcontenti per incarichi di sottogoverno (assessorati e partecipate) che lui avrebbe negato.
De Luca si è fatto eleggere Presidente del Consiglio Comunale di Messina e in 10 mesi ha presieduto meno di 10 volte il consiglio comunale. Circa due mesi fa aveva annunciato, dopo le modifiche al regolamento del Consiglio Comunale, che prima di dimettersi avrebbe “dato una mano al Sindaco” per la votazione del bilancio, che ancora non è stato presentato neppure in commissione. A questo punto, la domanda è conseguenziale: chi ha tradito gli elettori e chi è che li sta prendendo in giro?
Insomma, la dignità diviene ridicola in questa nera invettiva contro la democrazia in Consiglio comunale.
Onorevole Scateno, è difficile parlare di democrazia se si pensa di poter fare, ciò che si vuole, degli ideali. E poi, la politica, ultimamente, non ti dà mai la soddisfazione di aver ragione in tutto: l’istruttoria è segreta, ma il dibattimento è pubblico. E’ vero, quando l’onorevole Scateno sale sul palco è applauditissimo, qualcuno lo trova persino intelligente, straripante, dolorosamente rigoroso. Salvo poi scappare quando i conti non tornano in Consiglio Comunale.
Quando si dice la coerenza, la dignità, la trasparenza. L’etica! Va bene, quando Cateno De Luca dà la parola d’onore a qualcuno ci si fa sopra dell’ingiusta ironia, a volte. Ma è lì: luminoso, innegabile. Perché Scateno è questo è quello che si definisce “animale da palcoscenico. Ma parlarle bene, no. Non bisogna parlarne bene. Sarebbe un segno di debolezza di carattere, di cattivo uso della verità. E dunque chiediamoci: chi sono gli uomini voluti da De Luca? Cosa fanno? Come vivono? Di quanta utilità, o di quanto danno (eventualmente) sono alla comunità?