Nel divertente film “47 morto che parla”, l’impareggiabile Totò si esprimeva nella frase “E io pago!”
In realtà, a Napoli è il numero 48 quello riferito al morto che parla ma, migrando a Roma, il numero diventa 47. Quella frase è tornata alla memoria in merito alla questione Alitalia.
Il tutto nasce dalla assicurazione del vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, Luigi di Maio che, a luglio dello scorso anno, in una trasmissione televisiva, a proposito dell’Alitalia, così si esprimeva:
“Tagliamo la mangiatoia e gli sprechi del 30%, partnership con Air France e Lufthansa. Così la rilanciamo, non abbiamo bisogno di mettere soldi degli italiani. Un’operazione di mercato, niente intervento dello Stato e soldi pubblici”.
Alcune considerazioni paiono opportune.
Se c’è una mangiatoia c’è qualcuno che mangia, nel senso che tutti comprendiamo, dunque ci saremmo aspettai, dal Di Maio, una corsa agli uffici della Procura per depositare una denuncia contro “i mangiatori”. Nulla di questo è accaduto.
Un secondo aspetto delle dichiarazioni riguarda gli sprechi, che sarebbero elevatissimi, il 30% appunto. Domanda opportuna: in quest’anno e più di governo, il ministro di Maio si è fatto consegnare un dossier su come eliminare il 30% di sprechi?
A noi non risulta, ma siamo sempre disponibili a prenderne visione.
E la partnership con Air France e Lufthansa?
Non ve n’è traccia.
Come partnership c’è Delta Airlines (al 15%) e, proprio ieri, è stata scelta Atlantia (al 35%), che appena 2 settimane fa il Di Maio aveva definita decotta, dopo la revoca delle concessioni autostradali e, in quanto tale, Atlantia non poteva essere coinvolta nell’operazione Alitalia “perché farebbe perdere valore all’Alitalia stessa.”
La domanda sorge spontanea: se si prevede che Atlantia sarà decotta, perché, ora, la si coinvolge nell’operazione di salvataggio dell’Alitalia?
Siamo nella fase della manifestazione di interesse di Atlantia e le manifestazioni di interesse prevedono trattative e chi dà le carte è proprio Atlantia. Come andrà a finire con la revoca delle concessioni autostradali?
Rimane il problema dei soldi degli italiani, che il ministro Di Maio aveva affermato con veemenza di non voler toccare.
Invece, i soldi degli italiani il Di Maio ne ha presi a iosa, perché, all’ennesimo salvataggio dell’Alitalia, che ora non è compagnia di bandiera, parteciperanno con il 35% le Ferrovie dello Stato, che sono una Spa a totale capitale pubblico, cioè nostro e, per il 15%, il ministero dell’Economia, che notoriamente ha in mano i nostri soldi.
Che dire? Che il Di Maio presenta la lista delle proprie incapacità al grido: “prima gli italiani”! Si, certo, a pagare!
E qualcuno gli crede ancora!
Primo Mastrantoni, segretario Aduc