Messina – Esiste il voto libero? Pare di sì. Pare di no. Se ne discute, se ne è discusso, se ne discuterà ancora. C’è chi dice di sì. La tragedia è quella tal cosa che qualcuno chiama coalizione a uso e consumo per le Amministrative, che finisce male…
La commedia della democrazia partecipata, puoi stenderla in tre o cinque partiti/movimento, ma deve (assolutamente deve) finire bene. Poi si scopre che anche il progetto per governare la città di Francantonio Genovese è una tragedia. Che anche I fratelli coltelli del centrosinistra (Pd – M5S) sono una tragedia, e tuttavia si presentano come una proposta seria e credibile per amministrare il Comune. Quanto alla commedia della democrazia partecipata, che dire di quella proposta dal baldanzoso Luigi Sturniolo, detto Gino, scritta in cantiche e molte terzine, quasi fosse un novello Dante? E il contatto con la gente? Un genere ormai fuori moda, indubbiamente, anche quello. Il voto – per fortuna – certifica lo stato di salute di una città. Le prospettive, il futuro, gli errori commessi ma anche le bontà. Le urne hanno premiato Federico Basile. Di più. Le urne hanno decretato il trionfo di Cateno De Luca e la rivalutazione di Nino Germanà. Partecipare a una competizione non è l’unica cosa che conta in democrazia. E’ obbligatorio vincerla!
Ma di che cosa è fatto il successo di un sindaco, di una coalizione, di un progetto? Quali sono i suoi ingredienti d’obbligo, quali le regole di composizione? Politico è Cateno De Luca, politico è Francantonio Genovese. D’accordo: ma che cosa hanno in comune, oltre al fatto di essere due personaggi influenti nelle scelte degli uomini da mandare in campo? E tuttavia, il genere “uomo solo al comando” – screditato, sospetto, eternamente moribondo – continua a esercitare la sua perfida, egemonica influenza. Il territorio è quello che è: emergenze economiche, emergenze di servizi, emergenze strutturali. Ma soprattutto, mancanza di credibilità e autorevolezza della classe politica locale. Specie quando si tratta di assegnare riconoscimenti (è questa la stagione) o di stabilire il posto che compete a un professionista, ai suoi progetti, nelle Storie di rinascita.
Abbiamo, purtroppo, imparato che se vuoi essere considerato “politico” con la P maiuscola, – ambizione altissima, molto diffusa – devi inventarti delle storie di fantasia, ficcarci dentro alla bell’e meglio dei personaggi che popolano le stanze ovattate dei salotti; e soprattutto, non dimenticare di scrivere sotto il titolo, a fatica ultimata, la parola “Amo Messina”. “E va là che vai bene”, avrebbe detto Marione Bonsignore, uno che ha capito tutto: nonostante abbia contribuito alla gestione elettorale dal 2008 al 2022 dell’area Genovese con risultati più che mediocri, continua a farla da padrone nelle scelte di comunicazioni degli sconfitti. E a ogni tornata amministrativa richiamato a furor di popolo. Bravissimo! Ecco, la sintesi della politica: l’unico a vincere sempre, nonostante tutto, è lui: Marione, il coperchio di una pentola che bolle. Come va? Va tutto bene, anzi benissimo… il cittadino si metta l’animo in pace.