Il mare sporco della corruzione che tocca tutte le spiagge, la mafia che si alleava con le toghe, non insensibili né alle tangenti, né agli orologi di marca, Messina porto delle nebbie, quasi come nella pellicola cinematografica. Biagi sarà sottile e perverso nella sua esposizione, anzi nella sua lettura degli intrecci messinesi:
“Sembra di vedere qualche vecchio film di Hollywood, con i gangster protetti dai politici e in buoni rapporti con i poliziotti. Poi, per fortuna, in America, c’è un piccolo e sconosciuto ragioniere che esaminando i libri contabili di Al Capone riesce a mandarlo in galera: non come capo di una banda di assassini, ma come evasore del fisco”.
Secondo voi quelli ci ascoltano, loro, i criminali, i politici corrotti, gli assassini delle speranze? Secondo me, no. Mi sono confrontato con molte persone, colleghi, e molti la pensano come me. Ecco perché continuo a scrivere storie e racconto di certe persone permale: potrà servire, speriamo, alle coscienze. Ma pensate all’umiliazione per tutti noi, alla sensazione di terribile presa in giro, a rivederli per strada, attorno ai loro Palazzi, minacciosi. Chissà, vediamo. Forse sarebbe sufficiente trovare un abbozzo di idea, di risposta alla domanda che in mezzo a tutti i bla-bla non ha trovato ancora uno straccio di risposta, perché lo fanno, perché avvelenano la vita della gente perbene?