L’Iva aumenterà. Lo hanno deciso i due vicepremier, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, proponendo e votando la legge di Bilancio 2019 e il Documento di programmazione economica e finanziaria (Def). Sono 23 miliardi nel 2020 e 28 miliardi nel 2021.
Leggiamo e sentiamo, invece, le dichiarazioni di Salvini e Di Maio sulla ferma volontà di non aumentare l’Iva.
Per l’occasione, potremmo ricordare la frase latina “verba volant, scripta manent”, cioè le parole volano, gli scritti rimangono, e questa è la situazione attuale.
Le dichiarazioni sono lo zuccherino che si propina al popolo in vista delle elezioni europee del prossimo mese.
Chi ci vuol credere ci creda, è come credere agli asini che volano.
E’ probabile che nei prossimi mesi i due vicepremier, Salvini e Di Maio, parleranno di rimodulazione dell’Iva, aumentandola su alcuni prodotti, diminuendola su altri e intervenendo sulle agevolazioni fiscali.
E’ una partita di giro, si toglie da una parte e si mette nell’altra, con piccoli aggiustamenti.
Per semplificare, e sapere se le tasse aumenteranno, c’è un numero chiaro e definitivo: la pressione fiscale sul PIL, che è riferita alle tasse complessivamente riscosse dallo Stato.
Se la pressione fiscale, in percentuale sul PIL, aumenta, significa che i contribuenti dovranno pagare più tasse.
Semplice.
Se, poi, qualcuno vuol credere all’asino che vola, cioè alle dichiarazioni di Salvini e Di Maio, è libero di farlo.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc