Bio-On, ennesimo caso di risparmio tradito?

I fatti di Bio-On sembrano particolarmente gravi e, se confermati, riporterebbero indietro le lancette dell’orologio ai tristi eventi della storia del risparmio tradito, dai casi Parmalat, Cirio e altri.. diventati patrimonio di comune esperienza, al grido di “mai più”.
   

Il titolo della società, quotato nel segmento Aim Italia è stato letteralmente travolto dalle vendite scendendo in picchiata da circa 56,80 euro di luglio ai 10,42 di martedì 22 ottobre, ultima seduta nel corso della quale è stato negoziabile prima della sospensione.
Conseguentemente il valore di capitalizzazione della società sembra essere precipitato a meno di 200 milioni di euro, il che segnerebbe un -80% in appena tre mesi.
Tutto questo si verificava a seguito della pubblicazione di un report da parte del fondo americano Quintessential Capital Management dal quale emergerebbero ipotesi di reato come falsificazione dei bilanci e degli stessi dati che riguardano la produzione della società di bio plastiche.
Informazioni quindi fuorvianti fornite al mercato che, se confermate, avrebbero portato il titolo ad avere una capitalizzazione di borsa fittizia superiore persino a 1 miliardo di euro.
Nel mentre la decisione del Tribunale di Bologna che ha determinato il sequestro di beni per 150 milioni di euro.
Prendendo atto che il Presidente del consiglio di amministrazione e fondatore di Bio-On, si è dimesso da tutte le cariche societarie dopo essersi avvalso davanti al Gip della facoltà di non rispondere, il sospetto che siamo di fronte all’ennesimo caso di risparmio tradito resta alto.
Pur essendo evidente che il caso necessita di essere approfondito con particolare attenzione, è inevitabile domandarci ancora una volta: quante altre società versano nel medesimo stato?
E come mai i controlli, persino su una società quotata, non hanno funzionato e non hanno impedito una situazione in cui migliaia di piccoli risparmiatori si trovano in grave rischio finanziario?
Il primo quesito che occorre porsi è se i risparmiatori cui è stato consigliato l’investimento in Bio On siano stati correttamente profilati dagli intermediari, cioè se quest’ultimi conoscessero effettivamente quale fosse la reale propensione al rischio dei propri clienti, e se vi sia stata un attività di piazzamento privato del titolo che abbia di fatto consentito di gonfiare la platea dei risparmiatori scaricando su di loro il rischio di un possibile default dell’impresa.
A cominciare, poi, da una dettagliata analisi dell’andamento del titolo post quotazione, in ragione dei partner finanziari della società e delle raccomandazioni sul presunto target price che avrebbe ipoteticamente rappresentato correttamente i valori della società, la quale invece sembrerebbe essere stata compravenduta a cifre multiple rispetto al reale giro d’affari e agli effettivi dati della produzione.
Da tempo, come Aduc sottolineiamo e ribadiamo che i risparmiatori meritano un’attenzione molto più efficace per evitare il prodursi di queste circostanze, in cui il capitale investito va, come si diceva una volta, letteralmente in fumo.
Gli investitori non sono pecore in un gregge manipolabili a piacimento; sono risparmiatori con giuste ambizioni di guadagno e portatori di una serie di peculiarità del tutto personali, come la storia lavorativa o Famigliare.
Meritano rispetto.
Meritano fiducia.
Ancora una volta poi forse sentiremo di nuovo parlare di “class action”, con il piglio superficiale e promozionale dell’americanizzazione del termine. Allo scopo di accalappiare l’attenzione del pubblico promettendo risultati che la recente storia di casi del tutto analoghi ha dimostrato essere pressoché inesistenti.
A tal proposito andrebbe ricordato che abbiamo il più alto tasso in Italia di “class action” non ammesse o non riuscite rispetto al resto dell’Europa. Purtroppo 9 volte su 10 chi promuove la class action lo fa per farsi pubblicità e chi aderisce pensa di risparmiare rintracciando la “proposta” di class action addirittura tramite i motori di ricerca online.
A tutti consiglio, nell’interesse di ciascuno, di valutare attentamente almeno queste poche e sintetiche considerazioni:

1) diritti individuabili omogenei, solo questi possono essere oggetto di una class action.
2) l’adesione comporta rinuncia (salvo alcuni casi individuati) a ogni azione restitutoria o risarcitoria individuale fondata sul medesimo titolo (suggerimento: fare attenzione).
3) il Tribunale può sospendere il giudizio quando sui fatti e’ in corso un’istruttoria davanti a un’Autorità.
4) la domanda è dichiarata inammissibile quando il proponente non appare in grado di curare adeguatamente gli interessi della classe. E molto altro ci sarebbe.

Allo stato attuale è l’informazione che è alla base di ogni strategia per la tutela dei diritti dei consumatori e dei risparmiatori.
Da quanto emerso sembrano esserci molteplici profili di responsabilità sui quali, come Aduc, ci stiamo dedicando allo scopo di offrire la miglior consulenza ai risparmiatori.

Marco Solferini – legale, consulente Aduc
responsabile sede Bologna