Qual è il vero significato del Natale? Questa è una domanda che non ci poniamo abbastanza, specie in questo periodo di Avvento, in cui dobbiamo prepararci a vivere la vera essenza di questa festività, ovvero l’incarnazione di Dio, che si è fatto uomo ed è venuto a vivere in mezzo a noi. Le vie delle città sono addobbate e piene di luci, i centri commerciali sono affollati ed è una continua rincorsa ai regali più belli, ma pur sempre regali materiali. Troppo spesso, tutto ciò ci distoglie dal vero significato del Natale, la nascita del Bambino Gesù, che, posto in una mangiatoia, è venuto per salvarci.
Oggi il Natale sembra rappresentato esclusivamente dalla rincorsa ai regali, dai menù nelle tavole e dagli addobbi nelle case.
Le feste, ma soprattutto l’emblematica figura di Babbo Natale, hanno contribuito a sostituire nei nostri pensieri e nei nostri cuori ciò che il Natale rappresenta. Siamo abituati, fin da bambini, ad associare questa importantissima festa ad un mero scambio di regali, abitudine dovuta principalmente al fatto che la figura simbolo del Natale è diventata quella dell’uomo anziano, pronto ogni anno a portare doni sotto l’albero. Ma il Natale, quello vero, è il Natale di Gesù, che con la sua prodigiosa venuta, ha cambiato per sempre il mondo.
È importante, anzi, è fondamentale capire l’importanza di questo evento, Dio che sceglie di vivere in mezzo a noi, nascendo nel luogo più umile della terra: una mangiatoia. Quella bontà a cui spesso siamo chiamati in questo periodo, adulti e bambini, non deve essere finalizzata alla ricezione di quei doni che ogni anno ci attendono sotto l’albero, ma è la celebrazione dell’amore, del perdono, della carità e dell’umiltà.
E grazie alla Liturgia che possiamo rivivere quello che è successo 2000 anni fa: Dio che si è fatto carne ed è nato per noi, il Salvatore per eccellenza.
In una udienza di qualche anno fa Papa Francesco approfondisce il significato della liturgia che stiamo vivendo e del Presepe. Il Papa sottolinea subito che oggi il Natale ha perso la cosa più importante: Gesù. Non c’è Natale senza Gesù, è il suo compleanno ma «specialmente in Europa, assistiamo a una specie di “snaturamento” del Natale: in nome di un falso rispetto che non è cristiano, che spesso nasconde la volontà di emarginare la fede, si elimina dalla festa ogni riferimento alla nascita di Gesù» ma così diventa un’altra cosa.
Può essere anche una grande festa ma non è più il Natale. La presenza di Gesù invece dona un significato a tutto quello che si fa, a tutto che quello che si dice. Gesù è il grande dono fatto dal Padre all’umanità. Dio ci dona il suo Figlio perché anche noi diventiamo dono per gli altri. I regali che ci scambiamo a Natale sono proprio il simbolo di questa volontà di farci dono a chi ci sta vicino.
La luce di Betlemme scardina la storia. Se la storia umana è controllata dalle persone che contano, la storia di Dio è donata prima di tutto a coloro che soffrono di più, le persone più disagiate, perché Gesù è venuto a portare una speranza nuova per un futuro migliore. E se noi accogliamo Gesù, siamo accompagnati da Lui a farci dono di amore e di luce agli altri, soprattutto a chi nella propria vita «mai ha sperimentato una carezza, un’attenzione di amore, un gesto di tenerezza… Il Natale ci spinge a farlo.
Quest’anno dopo la “sparata” della Commissione Europea gli auguri del Santo Natale acquistano un sapore diverso, quello del politicamente scorretto. Altro che “buone feste” per non urtare chissà chi. Che poi ci credo poco che i fedeli di altre religioni si offendono, il problema sono i nuovi pagani laicisti dell’UE e chi li segue.
Pertanto, non facciamoci intimidire da una esigua minoranza di intellettualoidi socialisteggianti e massoni, è bello, c’è aria di Natale! Assaporiamo con convinzione questa festa della natività di Gesù, che ha trasformato il mondo.
I nuovi pagani di Bruxelles vogliono imporre una censura, un divieto, profondamente insensato, palesemente ingiusto. Un divieto posto da laici disincantati e cristiani insipidi; un’auto-censura inflitta da un Occidente falsamente tollerante, prigioniero dell’odio di sé stesso.
“La realtà – scrive Domenico Airoma – è che non vi è, non vi può essere, offesa alcuna nell’augurarsi buon Natale. Cosa è, infatti, il Natale se non la festa di un Dio che si fa uomo? E cosa può esserci di più straordinario per un uomo sapere che c’è un Dio che ci ama a tal punto da assumere il nostro stesso corpo e condividere la nostra umanità?”
E come può tutto ciò offendere qualcuno? E rappresentare un’offesa talmente grande dall’essere annoverata tra le cose impronunziabili in società, quasi si trattasse di una bestemmia? Già, una bestemmia! Probabilmente di questo si tratta agli occhi dei nostri maitre a penser! Come è possibile che un Dio si faccia uomo? E che razza di Dio è questo? Non c’è bisogno di un Dio così nel nostro mondo, nella nostra modernità, fondata sull’idea esattamente antitetica: quella di un Uomo che è chiamato a farsi Dio.
Un mondo in cui è l’uomo che riscrive, assieme ai codici, le leggi della natura; stabilendo cosa è famiglia, cosa è matrimonio, cosa è sessualità, cosa è corpo, cosa è vita, cosa è morte. Un mondo in cui è l’uomo che pretende di salvare sé stesso, di realizzare il paradiso in terra, che non ha bisogno di altro né di un Altro; soprattutto di un Dio che è disposto a condividere la sua divinità, e solo per amore.
“Buon Natale!” svela la menzogna dell’Uomo-dio. “Buon Natale!” ha l’effetto di un salutare richiamo al reale. “Buon Natale!” riapre la porta verso il cielo e verso il vero Paradiso. “Buon Natale!” è un potente raggio di luce in un mondo di tenebre disperanti e di uomini delusi e depressi.
Tutti, dunque, hanno bisogno di sentirsi augurare buon Natale; credenti e non credenti, cristiani e non cristiani; perché il Natale è la festa dell’uomo, è la festa della speranza, è la festa dell’Eterno che incrocia il tempo e gli dà senso e scopo.
“Buon Natale!”, dunque. Diciamolo senza timore. Con orgoglio. E con tanta gioia.
DOMENICO BONVEGNA