Cannabis: un Paese non pronto o padroni arroganti?

Il fatto: l’attrice Ornella Muti indossa un ciondolo cannabis nelle sue performance del festival di Sanremo… e “apriti cielo”. Cioè: non è una novella Marco Pannella o Rita Bernardini che si fanno canne in pubblico o coltivano cannabis in casa dicendolo a destra e a manca… un ciondolino di una sostanza legale per uso terapeutico dal 2016 e la cui iconografia non è assimilata, per esempio, a un fascio littorio o un profilo maschio di Benito Mussolini, che ufficialmente sarebbero vietati.

Questo in un contesto in cui le droghe legali come l’alcool sono presenti su media di tutti i tipi, anche senza problemi di fasce orarie di diffusione. Il bigottismo istituzionale sulle droghe legali si limita al tabacco.

La reazione verso il ciondolo della Muti, probabilmente, è dovuto anche all’immagine famigliare di questa attrice nell’immaginario di alcuni che potrebbero anche essere più realisti del re * o, più semplicemente, stupidi e/o arroganti.

Il PROBLEMA è che queste reazioni sono da parte dei padroni, in questo caso del festival di Sanremo, che assimilano la loro cultura a quella dell’opinione pubblica. Non è un caso, per esempio, che sulla questione cannabis, e soprattutto referendum cannabis, viga una censura dei media di Stato che sono tutt’altro che lo specchio del Paese, ma di alcuni personaggi che fanno comodo al potere istituzionale per continuare a dare una rappresentazione del Paese che risponda solo al loro “leccaculismo”, e mantenere posizioni che si sono accaparrate anche senza meriti professionali (**).

Cannabis e referendum sono stati una primizia politica, istituzionale e tecnologica, un primo passo verso lo stravolgimento degli attuali metodi di partecipazione dei cittadini. Mentre la partecipazione elettorale, per esempio, è sempre stata in calo negli ultimi anni, e mentre i cittadini si sono sempre di più allontanati dalla politica per presa d’atto che i loro metodi di partecipazione (***) erano disattesi dalle stesse istituzioni … il colpo di reni arrivato con la raccolta firme tramite spid del referendum cannabis ha evidenziato l’esistenza e la volontà di partecipazione, soprattutto giovanile, alle decisioni istituzionali.

 

Ebbene, questo fenomeno è stato e continua ad essere ignorato dalla tv di Stato, la stessa di quei personaggi e di quei politici che hanno gridato allo scandalo per il ciondolino della Muti. Ciondolino e tv di Stato sono esplosi ognuno con le proprie caratteristiche. La fogliolina come messaggio razionale, intelligente e futuribile per la sua potenzialità di libertà ed economia. La tv di Stato come conferma di luogo gestito non solo da padroni (che già di per sé non dovrebbero esserci in una tv pubblica) ma padroni arroganti.

* espressione popolare per dire che i sudditi, per dimostrare di essere proni al proprio re, fanno e dicono cose di sottomissione che neanche il loro re farebbe.

** in Rai vige, istituzionalizzato, il sistema della spartizione tra i tutti i partiti presenti in Parlamento che, pur se qualche volta hanno buoni professionisti da investire come propri rappresentanti per informazione e intrattenimento di Stato, non sempre li hanno.. ed ecco le cosiddette mezzecalzette votate a far sorridere i loro partiti di riferimento.

*** petizioni, progetti di legge d’iniziativa popolari, referendum a vari livelli

 

François-Marie Arouet, Aduc