Secondo le previsioni dell’Istat per il 2023-24, grazie alla riduzione dei prezzi, e all’attuazione del piano di investimenti pubblici programmati nel biennio, l’inflazione dovrebbe diminuire e le spese delle famiglie ne dovrebbero subire conseguenze positive (1).
Sono numeri, matematica che, di per sé, non è foriera di politiche… ma è vero spesso proprio il contrario: le politiche determinano i numeri.
Se pensiamo, per esempio, ai dati diffusi ieri da Arera sui costi della bolletta energetica del mercato a maggior tutela, -0,2% rispetto ad aprile (2), ci si rende conto che, nonostante i prezzi del gas all’ingrosso siano più bassi anche dei livelli precedenti all’invasione russa dell’Ucraina (3), il calo è irrisorio, perché gli oneri generali che compongono il costo finale delle bollette sono in crescita o, come le spese di trasporto, non calano. I costi delle bollette del mercato libero (grossomodo il 50% delle famiglie), invece, da quando sono cominciati i cali dei prezzi all’ingrosso, hanno invece seguito una dinamica al contrario, sono in aumento.
Questa è l’energia, settore oggi tra quelli che calano maggiormente. Altri settori in calo sono una chimera, visto che l’inflazione in questi ultimi mesi è sempre in calo, ma solo perché cala l’energia, mentre gli altri prezzi che prima erano aumentati a causa dell’energia, o calano in modo impercettibile o non calano o addirittura crescono. In particolare questo vale per una delle più importanti spese dei consumatori, quella alimentare. Si cui il governo non agisce (magari facendo come in Spagna dove l’Iva specifica è stata tagliata) e dove, al momento, alcuni Stati in Ue pensano a decisioni comunitarie che impongano tetti massimi dei prezzi dei prodotti (4).
Inoltre, per la benzina, per esempio, il governo ha “serenamente” fatto tornare tutte le accise che i governi precedenti avevano sospese, e il prezzo dei carburanti è schizzato in alto.
I ridimensionamenti fiscali, che sono la chiave per politiche durature e costruttive del calo dei prezzi, sono al momento argomento estraneo al governo. Che sembra più che altro interessato ad affermare se stesso e la presunta eccellenza italiana in patria e nel mondo, come se le eccellenze siano di per sé foriere di reddito e non lo siamo, invece, solo se inserite in un mercato che oggi non può che essere globale e condiviso.
Questa politica della italianità esasperata, al momento sta portando a molte chiusure di rapporti e collaborazioni, a dividere piuttosto che unire tutte le economie europee, unità senza la quale anche l’Italia diventa un marchio senza sostanza. Le scelte fatte fino ad oggi, infatti, ci hanno portato solo ad aumenti dei prezzi o a riduzioni impercettibili e, soprattutto, senza seminare e investire sul futuro, solo alla sopravvivenza del presente.
L’Istat fa il suo dovere di istituto di statistiche, ma ai suoi numeri andrebbe affiancata un’anima di politiche economiche che, al momento, batte il passo. Quindi, non facciamoci tante illusioni.
1 – https://www.aduc.it/notizia/prospettive+economia+italiana+2023+24+istat_139574.php
2 – https://www.aduc.it/notizia/sostanziale+stabilita+bolletta+gas+arera_139573.php
3 – https://www.aduc.it/editoriale/editoriale+prezzi+piu+alti+colpa+governo_36276.php
4 – https://www.aduc.it/articolo/prezzi+stato+alimentari+troppo+costosi+no+ci+serve_36282.php
Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc