Cateno De Luca la finisca, una volta per tutte, con la sceneggiata napoletana: o si dimette, una volta per tutte, oppure faccia il sindaco con serietà. Mentre la città di Messina affonda, gli amministratori continuano a sollazzarsi. Nel complice silenzio di chi li copre, perché nulla cambi nei privilegi della “lobby”.
Ma ora c’è bisogno di più etica pubblica e privata. E di “nuovi protagonisti”: si sporca chi cede al compromesso, non chi si mette al servizio degli altri. Messina è viva perché la comunità è onesta: nonostante la valanga di volgarità, furberie e impunità, che sta travolgendo le istituzioni… c’è ancora una città sana, che non si arrende al terzo livello, alla matassa elettorale, al gioco dello scambio di favori.
Una Messina “buona”, non “buonista”, che non si perde in parole, proclami e false promesse. Ma si rimbocca le maniche per salvare il salvabile.
A cominciare dalla difesa dei diritti dei più deboli. Ecco perché la sceneggiata napoletana del sindaco De Luca ci ricorda soprattutto chi usa il consenso popolare per affari privati.
E gestisce la “cosa pubblica” come “bene personale”. Forse, mai come oggi, è necessario il risveglio delle coscienze. Prima che si frantumino, assieme al Comune di Messina