
Come mai il Ministro della Protezione civile e le Politiche del mare abbia ritenuto di dire che tutte le celebrazioni del 25 aprile sono “consentite naturalmente, tenuto conto del contesto e quindi con la sobrietà che la circostanza impone a ciascuno”. Il contesto è la morte del Papa e la conseguente dichiarazione di lutto nazionale per ben cinque giorni. Lo stesso invito alla sobrietà è stato manifestato anche dalla Presidente del Consiglio.
Ma quando mai, per esempio, il Presidente Mattarella non è stato “sobrio” nel deporre la corona di alloro ai piedi dell’Altare della Patria in occasione della Festa della Liberazione dell’Italia e della caduta del fascismo? Né mai mi è capitato di vedere festeggiamenti alcolici da parte delle autorità fiorentine durante la cerimonia con deposizione di una corona di alloro e onore ai caduti di tutte le guerre in Piazza dell’Unità d’Italia.
Pur rischiando, conviene pensare in altro modo. Cioè che Musumeci non sia un goffo nostalgico contrario all’antifascismo e non nasconda un malcelato tentativo di silenziare le cerimonie del 25 aprile come festa nazionale e che, invece, intendesse dire qualcosa di diverso. Qualcosa di eticamente superiore, invitando tutti noi ad essere comunque un po’ più sobri.
Intendeva dire questo (ne sono quasi certo): l’impatto negativo che i nostri stili di vita hanno sull’ambiente ci obbliga a pensare oltre l’economia circolare (riutilizzo, riciclo, eco-design) e a immaginare stili di vita caratterizzati da una maggiore sobrietà.
La sobrietà è uno stile di vita che implica non solo consumare meglio, ma anche, e soprattutto, consumare meno. Può esprimersi nel consumo di energia e tecnologie digitali così come attraverso gli oggetti materiali. Assumere l’impegno e abbracciare la sobrietà per vivere una vita migliore sono modi di vivere condizionati da cambiamenti nelle pratiche da parte di consumatori e imprese, in ogni fase del processo di produzione e consumo, fino al disinvestimento generale dal modello capitalista.
Insomma voglio pensare che Musumeci sia il primo e più attento seguace del pensiero più intimo di Papa Francesco. Più sobrio è più bello, insomma. Tutto ciò però contrasta in modo evidente con la poca sobrietà con la quale molto spesso la Presidente Meloni trasforma i discorsi in Parlamento in comizi urlati, aggressioni verbali, esternazioni concitate e minacce poco velate agli oppositori, con urla e “faccette” di scherno a chi non è schierato sotto il suo manto.
Pier Luigi Corinto, docente di Geografia e Marketing alimentare Università di Macerata, consulente Aduc