Chiacchere da bar: Carini, che figuraccia

Ora, a bocce ferme, lo possiamo dire: Angela Carini ha fatto una figuraccia. E l’Italia con lei. Che il caso possa far discutere nessuno lo nega. Ma lo sport ha le sue regole, che come tutte le regole non sono mai perfette, ma vanno accettate. Soprattutto quando si è un’atleta iscritta alle Olimpiadi.
La boxer italiana si è trovata a salire sul ring contro un’avversaria, donna come lei, che il comitato olimpico internazionale ha ritenuto avesse tutti i requisiti per partecipare alla più importante manifestazione sportiva che si disputa nel mondo.
Giusto o non giusto che una donna intersex (abbiamo imparato anche questo) possa affrontare alla pari delle rivali (donne come lei) è solo ed esclusivamente tema per una polemica da bar che il severo regolamento del Cio mette immediatamente a tacere. Il regolamento dice di sì. E questo la nostra Angela Carini lo sapeva prima ancora di partire per Parigi.
Poi, un sorteggio – baro e cinico, come la fortuna – ha voluto che toccasse all’azzurra affrontare Imane Khelif. E non si può certo dare alla Carini la responsabilità delle polemiche scoppiate in Italia, gonfiate dai soliti politici irresponsabili pronti ad aggrapparsi a qualsiasi capello nella speranza di acchiappare un voto in più. Polemiche che sicuramente l’hanno influenzata e che hanno influito negativamente sulla concentrazione pre match della quale un’atleta ha bisogno.
Ma vedere e sentire una pugile che, dopo soli 26 secondi, al primo pugno (che non ha parato) tornare all’angolo gridando: “Mi ha fatto malissimo”, ha costretto tutti a pensare: credeva di andare andare a un tè dalle amiche? Lo stesso orrore ha fatto il suo urlo ribelle: “Non è giusto”. Che cosa non era giusto? Battersi contro un’altra donna che le regole olimpiche hanno autorizzato a gareggiare?
Aveva due chance: salire sul ring e battersi (che è il suo mestiere) o non salirci del tutto. Ha scelto di fare una figuraccia. Colpa sua, soprattutto perché s’è fatta strumentalizzare e usare da chi vociando senza conoscere le regole ha contribuito a farle saltare i nervi e a metterla k.o. prima ancora che cominciasse il match.
Ha vinto Imane Khelif, un’ottima pugile che nella sua carriera non ha mai ammazzato nessuno. Ha vinto tanti incontri, ma alcuni li ha persi. Insomma, le ha date ma le anche prese. Come capita a ogni donna che ha scelto una disciplina così dura.
Nicola Forcignanò