Messina – I miei concittadini saranno forse depressi, saranno antipolitici per istinto o per vocazione, saranno menefreghisti per spirito di conservazione, saranno disillusi per spirito di contestazione, saranno pavidi con i forti e forti con i deboli o alla ricerca dell’uomo forte con il sorriso stirato e pseudo giovanile che li prenda per mano sollevandoli dal peso delle decisioni e della responsabilità collettiva.
Ma sono, e questo sta diventando purtroppo una certezza, anche altro: sono un po’ più razzisti, alla faccia dei “messinesi brava gente” che erano (eravamo) soliti raccontarsi. Non dappertutto, non sempre, non necessariamente in maggioranza. Ma i segnali che arrivano da certe dichiarazioni e da certe cronache che rimbalzano sulle pagine nazionali raccontano di una città che volge pericolosamente all’intolleranza.
Chiediamoci, però, se il malessere collettivo, la depressione, la sfiducia nelle istituzioni, il menefreghismo, il disincanto, al quale si fa richiamo con puntualità, è la causa principale che produce come effetto indiretto l’intolleranza.
D’accordo: siamo in democrazia ma dovrebbe essere vietato scherzare con le cose serie mentre ci sono gravissimi problemi. Per esempio, alle prossime elezioni chi si vuole candidare deve superare un test di ammissione e dimostrare di sapere contare sino a cento.
Col tempo ho imparato che non puoi controllare tutto. Puoi solo avere pazienza.