Chiacchere da bar: sul Risanamento (e la lite con Scurria) il Sindaco di Messina naviga al buio

Nel cuore della democrazia messinese si è recentemente consumato un momento di straordinaria potenza simbolica: il sindaco di Messina, Federico Basile, che “dice pane al pane e vino al vino” al sub commissario per il Risanamento, Marcello Scurria: “Da parte del sub Commissario spese oltre 300 mila euro in più di risorse pubbliche… Non è normale, l’ho detto e lo ribadisco, che il Comune partecipi a un’asta pubblica per acquisire immobili necessari per la città, e si trovi a fare i conti con la presenza quasi da antagonista di quel sub Commissario che, invece, dovrebbe collaborare, coadiuvare e coordinare le stesse attività…”. In parole semplici, le affermazioni di Basile diventano un inno o un incitamento alla schiettezza, alla franchezza e alla sincerità.

Pane al pane e vino al vino: la qualità di chi parla con chiarezza e senza giri di parole, in maniera onesta e senza ricorrere a discorsi lunghi, pesanti e volutamente ambigui. E poi cosa accade? Nulla. Non risultano (almeno a Noi) da parte del sindaco l’invio degli atti in Tribunale; non si hanno notizie (almeno per Noi) di querele presentate nei confronti del sindaco da parte di Marcello Scurria; come non si hanno notizie (almeno per Noi) di procedimenti in corso da parte dell’Autorità giudiziaria: l’obbligatorietà dell’esercizio dell’azione penale!
Quando accadono fatti come questi, c’è chi pensa (purtroppo) che in fondo queste vicende confermano che Messina è una zona franca. Non solo. E subito dopo, vien da chiedersi che ruolo abbia il giornalismo oggi…


I professori dell’informazione ci ripetono – nei corsi di formazione – che il giornalista è colui o colei che deve scrivere al suo meglio per catturare il polso della situazione, in un momento in cui la verità è stata – in un certo senso – messa da parte; compito del giornalista è quello di dire la verità.
Questo silenzio, a tratti assordante, ci dice, invece, di una società, di una classe politica non solo pienamente coinvolta nel degrado presente ma sempre più in difficoltà nel guardare oltre esso. Cambiare lo scenario e realizzare il diritto di essere credibili nell’amministrare la cosa pubblica, dovrebbe quindi diventare la priorità di una classe dirigente realmente paladina della trasparenza.


Purtroppo, spiace dirlo, nella storia in questione il quadro che emerge è di una città grigia. Gestita da politici mediocri che sfruttano i bisogni delle famiglie, le emergenze territoriali, il diritto alla casa, al lavoro, allo studio, alla salute, spesso mali endemici di Messina. Il pericolo che, a nostro avviso, rischia di celarsi dietro a una simile impostazione del problema riguarda i possibili rischi di una deresponsabilizzazione rispetto alle cause che hanno determinato il degrado presente con una sostanziale auto-assoluzione collettiva che porterebbe a conseguenze ancora più penose.
Coincidenze nei tempi della convivenza
Di certo, chi gestisce le Istituzioni è chiamato a un’assunzione di responsabilità nei confronti di quella parte del Sistema/Lobby dello Stretto che tenta tutt’ora di opporsi alla progressiva richiesta di trasparenza e legalità. Pretendere chiarezza, verità, trasparenza è un diritto. Peccato che in Consiglio comunale, per esempio, le forze che sono all’opposizione dell’Amministrazione Basile, se lo siano dimenticato: chiedere al sindaco di venire in Aula per spiegare il corto circuito con Scurria sul Risanamento sarebbe stato il minimo sindacale… Ci rendiamo conto di ripetere stancamente cose banali ma tutti hanno diritto alle loro opinioni. E poi, un’altra arma del Sistema Messina è renderci noiosi a noi stessi, stufi per primi del nostro vittimismo.
Ecco le nostre inquietudini.
Ripetiamo, purtroppo, tutti gli attori dimostrano di essere bravissimi nella lentezza, campioni della filosofia del compromesso e in quello ahinoi, delle false partenze.