Messina – I politici in questa città negli ultimi anni sono anche rimasti vittime della televisione. Se non partecipano alle trasmissioni televisive non esistono più. A Messina non troviamo più le sezioni di partito, nessuno fa più campagne sul territorio, nessuno sa più chi sono i propri politici di riferimento. Questi signori devono andare in televisione.
Però in programmi in cui si mischiano fianco a fianco il sindaco, il portavoce del movimento X o Y, la starlette, la protagonista del varietà e il trombato perenne che pur di apparire si spaccia per esperto di politica. Il telespettatore che li guarda pensa che siano tutti la stessa cosa. La politica è qualcosa di più alto. Possibile che in tanti anni la classe dirigente non sia riuscita a crearsi un suo stile, una sua firma autorevole capace di analizzare il territorio, le imprese, il commercio, il turismo, ecc… senza dire sempre che tutti possono essere padroni del proprio destino?
Siamo ancora all’intervista rubata al sindaco Federico Basile (che non può parlare delle verità di palazzo o cosa si nasconda dietro il litigio con Marcello Scurria), all’inseguimento del Subcomandante dei Vigili urbani, Giovanni Giardina, durante l’immancabile scoop dell’amico giornalista? Possibile non si riesca a dare una informazione in più rispetto agli altri nonostante il dispiegamento di forze? Ci accontenteremmo del banale, l’elenco degli assunti da Messinaservizi bene comune e Messina Social City, dei proprietari degli alloggi delle case popolari, le cose più innocenti servite però con fantasia. Invece niente!
Queste cronache ci dicono che niente di nuovo, niente di veramente immediatamente interessante è accaduto. Possiamo tranquillamente continuare a fare la nota della spesa, a calcolare presuntivamente l’ammontare delle tasse prossimo-venture, a scrivere un sms sul telefonino a un amico.
E dire che il sindaco e il suo Subcomandante erano partiti benissimo annunciando che il Comune avrebbe messo i suoi uomini migliori al servizio della lotta contro il teppismo e l’illegalità. “Filmeremo gli imbecilli, li metteremo davanti ai loro volti”. Benissimo, sembrava finalmente un’idea. La realtà, che ha spesso il difetto di essere realista, ci mostra invece il trionfo dell’arroganza sul valore della vergogna. O meglio, su una particolare forma della vergogna che è appunto quella morale.
Eppure, nel gestire la cosa pubblica o tutelare la sicurezza del cittadino non è necessario usare il cilicio o sottoporsi a dei digiuni eccessivi. Basterebbe fare con coscienza il proprio dovere, essere leali e onesti. Che ci sarà mai di male?