Chiacchiere da bar: le ultime nomine vescovili. Sicuramente c’è qualcuno che suggerisce le scelte

Messina – In un pomeriggio assolato di inizio novembre, in un angolo del Bar-Pasticceria del centro città, si discute del più e del meno davanti a due bicchieri di Marsala Superiore nei quali due amici intingono dei fragranti cantuccini intervallati dalla degustazione dell’ottima frutta martorana. Un modo per tenere in piedi la tradizione dolciaria del periodo dei morti.

Dopo i primi convenevoli, il discorso si focalizza sulle ultime nomine vescovili, allorché entra nel locale don Peppe, prete di mezza età conosciuto bene dal giovane insegnante di discipline umanistiche che lo invita a sedersi al tavolo e condividere qualcosa. Il sacerdote ringrazia, ordina i dolcetti da portare via e accetta l’invito a gustare in anticipo i prodotti della casa.

Appena seduto, il prete viene investito da una prima inevitabile domanda: Scusi, padre, che ne pensa delle ultime nomine vescovili?

No comment, risponde il prete.  Anzi, se lo volete proprio sapere, mi hanno messo tanta allegria perché ho rivisto gli approcci del film “Il secondo tragico Fantozzi” e precisamente la scena in cui il protagonista va al casinò con il Duca Conte Semenzara. L’accostamento non vuole essere irriverente, quanto provocatorio.

L’amico dell’insegnante, un po’ perplesso e un po’ infastidito aggiunge: Possibile che nessuno dica o scriva dell’indignazione che circola tra i fedeli?

Il don, con flemma ieratica, risponde: E perché dovrebbe scattare solo adesso il fronte della protesta, quando alle penultime, terz’ultime, quart’ultime…nomine nessuno ha aperto bocca? E, state tranquilli, nessuno: clero o laici che siano e da qui in avanti dirà nulla.

Il giovane riattacca il discorso: Secondo lei quale criterio viene utilizzato nello scegliere le persone?

Questo non lo so, risponde il sacerdote. Sicuramente c’è qualcuno che suggerisce le scelte.

E chi sarebbe questo qualcuno? interroga con tono alterato il professore.

Per spiegarti come avviene nella Chiesa ti racconto un aneddoto. Tanti anni fa, durante il periodo del carnevale, in Seminario si era soliti presentare (nel grande salone-teatro) commedie, farse, recital, concerti… Una volta era in programma una farsa dialettale. Dopo molte prove, si approntò la locandina ove si potevano leggere i nomi dei personaggi e degli interpreti. Appena fu affisso il manifesto, un compagno andò a protestare aspramente con il regista, il rettore pro-tempore, perché nella locandina non compariva il suo nome. Il regista gli spiegò bonariamente che nessuna compagnia teatrale pubblica il nome del “suggeritore” perché si squalificherebbe. Capisci il paradosso?

No, non colgo bene il nesso, obietta l’insegnante.

Il prete di rimando: Ti aiuto a capire. Come nelle rappresentazioni teatrali vi è un suggeritore di cui tutti sanno l’esistenza, anche se non si vede, così è nella Chiesa. Vi è sicuramente il suggeritore che secondo la teologia dovrebbe essere lo Spirito Santo, ma concretamente poi sono gli uomini a dover prendere delle decisioni. E gli uomini potrebbero essere soggetti a degli errori.

Allora siamo combinati proprio male, borbotta l’interlocutore. E lei come fa a tirare avanti così?

Tirato direttamente in ballo da questa provocazione il sacerdote risponde con calma: Cerco di compiere con diligenza il mio dovere nel migliore dei modi, sapendo di essere un peccatore. Sono consapevole dell’impossibilità di poter intervenire nel sistema del reciproco inganno e mi tengo lontano.

Com’è possibile vivere così? chiede con veemenza il giovane.

Capisco la tua incredulità, ma non ho mai preso in considerazione la possibilità di accettare compromessi. Almeno evito l’autoinganno.

Non so per quanto tempo si potrà andare avanti così! esclama solennemente l’amico del professore.

“Perché temere nei giorni tristi?”, dice il salmista. Vedrete, arriveranno cieli nuovi e terra nuova.

Intanto sono finiti i cantuccini, la frutta martorana e il Marsala. Il banconista invita il reverendo a portare via il pacchetto con i dolcetti e i tre amici si riprometto di vedersi ancora.