Ci sono tanti Navalny nelle colonie penali russe. Persone con storie diverse, ma che sono finite in carcere per aver criticato il governo o per aver espresso la loro contrarietà a una guerra che dura ormai da due anni. Sono intellettuali, come Vladimir Kara-Murza, attivista e giornalista russo, condannato a 25 anni di carcere solo per aver contestato l’invasione dell’Ucraina. Artisti, come Aleksandra “Sasha” Skochilenko , condannata a sette anni di carcere per un’azione di protesta pacifica. Persone comuni, come la giovanissima Masha Moskalyova e suo padre Aleksei. Lui è stato accusato di discredito delle forze armate e condannato a due anni di carcere dopo che la figlia aveva fatto a scuola un disegno contro la guerra.
Chi non finisce in carcere può essere iscritto nel registro “degli agenti stranieri” o in quello “dei terroristi e degli estremisti” , essere multato o soggetto al blocco dei conti bancari. Queste sanzioni amministrative spesso aprono la strada a procedimenti penali, come nel caso del difensore dei diritti umani Oleg Orlov, vicepresidente dell’Ong Memorial.
Stiamo documentando una preoccupante escalation dell’utilizzo delle leggi anti-terrorismo per reprimere il dissenso . Dall’inizio dell’invasione su larga scala dell’Ucraina, in Russia la libertà di espressione rischia di sparire se non continuiamo a parlarne.
In Russia c’è una preoccupante escalation dell’utilizzo delle leggi anti-terrorismo e anti-estremismo, intensificatasi dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina a febbraio 2022.
Una nuova ricerca, intitolata “Terrorizzare l’opposizione”, testimonia come le autorità russe stiano sempre più prendendo di mira dissidenti e manifestanti pacifici col pretesto della “sicurezza nazionale”.
“Quello che stiamo notando oggi in Russia non è solo un uso spropositato della legge; le autorità strumentalizzano le leggi anti-terrorismo e anti-estremismo per soffocare il dissenso e tenere sotto controllo l’opinione pubblica in maniera allarmante e sconvolgente. Queste leggi, vaghe nella loro formulazione e arbitrarie nella loro applicazione, vengono utilizzate per zittire le voci critiche e infondere paura in coloro che hanno il coraggio di prendere la parola”, ha dichiarato Oleg Kozlovsky, ricercatore di Amnesty International sulla Russia.
“Lunghe pene detentive vengono inflitte a seguito di processi militari a porte chiuse, spesso per un commento online o una donazione fatta a un gruppo dell’opposizione. Le autorità etichettano persone come ‘terroristi’ ed ‘estremisti’, tagliandole così fuori dai servizi finanziari e dal reddito di base, senza nemmeno aver bisogno della sentenza di un tribunale. Il prezzo psicologico ed emotivo da pagare per le singole persone e intere famiglie è imponderabile e l’impatto paralizzante sull’intera società russa è profondo”, ha aggiunto Kozlovsky.
Dal 2013, sono state pronunciate condanne per reati legati al terrorismo a carico di 3.738 persone. Oltre il 90 per cento di queste condanne non era collegato ad attacchi terroristici, né commessi né pianificati, ma riguardava piuttosto una serie di altre azioni, come il presunto “favoreggiamento del terrorismo”. Per tali ragioni, le condanne sono aumentate di 50 volte negli ultimi dieci anni. È importante sottolineare che nessuno degli accusati di reati legati al terrorismo è stato assolto, almeno a partire dal 2015, anno in cui sono state rese disponibili le statistiche.
A dicembre 2023, il “Registro dei terroristi e degli estremisti” del Servizio federale di monitoraggio finanziario includeva 13.647 persone, di cui 11.286 etichettate come “terroristi”. Tra queste, il 13 per cento erano donne e 106 erano minorenni. Essere inseriti in questo registro, su cui non c’è alcuna revisione giudiziaria, comporta il blocco dei conti bancari e limita le spese a 10.000 rubli al mese, pari a circa 100 euro. Per coloro che risultano registrati, mantenere anche solo uno standard di vita di base rappresenta una sfida notevole.
Amnesty International