La divinazione è la pretesa di indovinare il futuro da segni e simboli esterni o da manifestazioni dirette della divinità. Questa pratica, diffusa nel corso dei secoli, è tuttora esercitata da vari maghi, cartomanti, ecc., ma già in epoca romana, Marco Tullio Cicerone (106 a.C – 43 a.C) la contestò ritenendola inaffidabile e falsa nella sua opera “De Divinatione”.
Non la deve pensare così il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che a dicembre scorso, con la legge di bilancio, aveva previsto una crescita del nostro Paese dell’1%, un mese dopo, prevedeva un futuro luminoso e una crescita all’1,5%, e ora, con il Documento di programmazione economica e finanziaria, approvato dal governo, da lui presieduto, prevede una crescita dello 0,2%.
Il tutto in poco più di 4 mesi!
Il presidente Conte, però, non desiste dall’arte antica della divinazione perché, a proposito del caso del sottosegretario Armando Siri, indagato per corruzione, ha dichiarato:
“Lo guarderò negli occhi e deciderò”. Ora, guardare negli occhi una persona e decidere della sua colpevolezza o innocenza appartiene alla pratica della divinazione. Siamo nella fase prescientifica, ovvero, nella confusione tra astrologia e astronomia.
Perché mai il presidente Conte si esercita in queste pratiche divinatorie? Lo spiega lo stesso Cicerone: secondo l’oratore latino non sarebbe possibile prevedere il futuro interpretando i segni; tuttavia, in quanto strumento politico, la divinazione rappresenta un utile mezzo per mantenere il controllo dello Stato e l’equilibrio delle istituzioni.
Insomma, il futuro luminoso, la crescita impossibile e lo scrutar negli occhi hanno uno scopo: mantenere le poltrone.
Tutto qui.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc