Sembra che una della maggiori preoccupazioni di queste settimane in cui sono scattate le assegnazioni cromatiche alle regioni per pandemia, è che si superi l’emergenza il più presto possibile e si arrivi a Natale senza doverlo festeggiare coi soli conviventi. Non sapremo mai se la maggior parte delle persone la pensano così o meno, ma è certo che così la pensano tutti coloro che, al di là di tradizioni culturali e affettive, puntano sul business del Natale. A ragion veduta, ovviamente: diverse forme di commercio al dettaglio sono allo stremo. A questa presunta ondata di ottimismo sanitario hanno contribuito anche le due recenti notizie che due vaccini sarebbero quasi pronti e – sembra – affidabili. Noi crediamo che mai come in questa occasione occorra considerare il classico “2+2=4 e non 5”. Abbiamo scavalcato metà novembre e, guardando i dati regionali, italiani, europei e mondiali: mettiamo i piedi in terra, facciamo tesoro delle informazioni più affidabii e scientifiche e - anche se diversi politici che, di default, dovrebbero essere affidabili non ce lo dicono – mettiamoci una pietra sopra: a Natale saremo come oggi. Certo, qualche “zero virgola”o qualche unità percentuale un po’ diversa (meglio o peggio?), ma saremo come oggi. Questo lo hanno capito, per esempio, le poche aziende commerciali che non sono in crisi. Da settimane il tamburo battente della pubblicità per fare acquisti natalizi in anticipo presso i grandi negozi online tipo Amazon, è continuo (“così non ti devi preoccuare dopo”, ci dicono). Lo fanno anche per “consigliarci” di anticipare gli acquisti prima del mitico “black friday” che quest’anno cade il 27 Novembre. Consigli della nonna, disinteressati e affettuosi? Suvvia… Il marketing non c’entra nulla con gli affetti e i consigli, serve solo a far vendere meglio. E siccome lo spirito natalizio (e quello del “black friday”) al momento c’è ancora, prima che sparisca del tutto quando si capirà che Natale quest’anno saremo solo coi conviventi, è bene sfruttarlo il più possibile: e quindi “acquista per lo zio che dovrebbe venire da Palermo a Milano o viceversa”… e altri intrecci parentali simili tipici del Natale… prima che ci si renda conto che a Natale questo zio continuerà a non poter lasciare la regione o il comune dove abita se non per “impellenti motivi d’urgenza” per i quali, ovviamente, non sono contemplati cenoni con capitone e tortellini al di fuori delle proprie mura domestiche. Mettiamoci quindi l’animo in pace e cogliamo alcune buone occasioni di risparmio che, a seconda dei soggetti, può essere anche psicologico. Per il riasparmio psicologico si tratterebbe di una beneficio per coloro che non amano “essere costretti” a festeggiare con persone che non vedono e non sentono mai, magari del tipo “parenti-serpenti”. Per il risparmio economico si tratterebbe di non dover comprare regali a iosa ché altrimenti “quello si offende”, ma limitarsi a quelli che si sentono nel proprio intimo (convivente). Ci potrebbe essere la tentazione di fare regali “non in presenza”: Amazon &co, sono bravissimi in materia… ma, se proprio si vuole farli, forse è il caso di pensare a quanto sarebbe carino farli in presenza (magari per l’inizio della primavera) quando ci sarà pandemicamente consentito farlo. Tutto questo Natale/non-Natale crediamo sia fattibile. Non siamo nel 1648 in Gran Bretagna e Irlanda quando, anche a seguito della vittoria della chiesa presbiteriana su quella d’Inghilterra furono disposti divieti a festeggiare il Natale e i sudditi del re misero in atto diverse rivolte festeggiandolo lo stesso, Re Carlo fu giustiziato, ci fu una rivoluzione e quelle terre divennero una repubblica (1). Siamo nel 2020, con una tecnologia che non ha mai visto pari nei periodi storici che sono stati coinvolti da pandemie. Tecnologia che ci consente di lenire l’isolamento senza doverci trasformare tutti in delle piccole Anna Frank e vergare su carta sofferenze e osservazioni da offrire alla storia. 1 - https://www.aduc.it/articolo/quando+natale+fu+cancellato+inghilterra+galles_32011.php Vincenzo Donvito, presidente Aduc