Coronavirus, tamponi, file… dobbiamo rassegnarci?

Dopo le file dei mezzi militari che nei mesi passati da Bergamo portavano le salme altrove, oggi siamo impietriti davanti alle file chilometriche di automobili che ospitano i loro conduttori e passeggeri per fare tamponi sul covid, con attese che vanno anche oltre le dieci ore *.  
Quando a marzo vedevamo i camion militari, le autorità sanitarie già ci preannunciavano che le ondate del virus sarebbero state una costante, ancora indefinite e difficili da sistematizzare per una prevenzione… comunque costante. 

Ed eccoci arrivati
Decisamente meglio attrezzati rispetto a marzo/aprile. Ma con nuovi problemi che all’epoca… non diciamo che potevano essere previsti, ma quantomeno ipotizzati. Forse che - anche solo pensando ad una vaccinazione di massa, ché la generalizzazione dei tamponi la pensavano all’epoca solo gli addetti ai lavori - non si sapeva anche allora che la parola “massa”, per restare solo al nostro Paese, coinvolgeva oltre 60 milioni di persone?

In questo girone dantesco si sentono e si vivono le storie più incredibili, miserabili, disperate, allucinanti. Fanno parte della Commedia **.

Potevamo evitare di arrivare a questo. Probabile. Nella disperazione economica generalizzata, dei salvagenti c’erano anche all’epoca, ma i nostri governanti hanno rifiutato, per esempio, i 36 miliardi e rotti che ci potevamo prendere dal Mes (Meccanismo europeo di stabilità): investimenti emergenziali che è probabile che, per esempio, invece di fare in una città 2/3 punti di raccolta tamponi, ne avremmo potuto fare 40/50. Il rifiuto dei governanti è stato motivato dalla volontà di non dover troppo dipendere dai soldi comunitari; rifiuto che poi si è perso nel nulla visto che oggi gli stessi governanti si stanno adoperando per capire come meglio utilizzare i soldi del Next Generation Eu (1), quando e se arriveranno, visto che mancano ancora tutti i passaggi necessari per l’approvazione.

Stiamo “piangendo sul latte versato”? Non ci interessa. Dobbiamo solo salvare la vita nostra e dei nostri figli, partendo dal presupposto che senza l’altro nessuno ce la può fare. E per questo ci teniamo a ricordare i fatti, e come si sono svolti. 
Ché se ne faccia tesoro a partire da alcuni punti fermi: le ideologie come quella del “niet” sul Mes è bene che vengano messe da parte, se qualcuno crede (e più di qualcuno c’è) di poter fare fortuna politica ed economica su quanto stiamo affrontando, non si stupisca di essere trattato male, in tutte le varie sfaccettature che la parola “male” possa essere pensata ed utilizzata. L’umano è irrazionale. Anche nella sua versione civica.
Ovviamente auspichiamo e ci impegniamo ché la “versione civica” abbia il sopravvento.

* Ovviamente per chi si stupisce “ancora” di scene del genere, a metà tra realtà e immaginazione dei gironi infernali della Divina Commedia. Infatti, non si può escludere che alcuni ci abbiano fatto l’abitudine, soprattutto tra chi poi decide come e se possiamo/dobbiamo fare cose del genere per vivere….
** una fra le tante per esperienza diretta. Telefonata all’Asl. D: Pronto devo fare il tampone alla figliola che sta male. R: vada con la macchina al punto sud della città che è meno affollato, ma non usi un mezzo pubblico, ché se è infetta…. D: ma io non ho la macchina…. R: vada a piedi e si metta in fila tra un’auto e l’altra. D: ma, a piedi sono circa due ore, come porto la figliola che sta male… e poi, quando arriviamo, ci mettiamo tra i gas di scarico delle auto… e sta anche piovendo e fa freddo ….

1 - https://ec.europa.eu/info/live-work-travel-eu/health/coronavirus-response/recovery-plan-europe/pillars-next-generation-eu_it


Vincenzo Donvito, presidente Aduc