Cosa non funziona nel ‘nuovo mondo’ del post-covid

Chi più, e molti meno, hanno ricevuto sussidi dallo Stato per far fronte alla crisi economica che è derivata dalla pandemia.

Ma siamo sicuri che gli aiuti così come vengono dati siano quelli che possano servire a questa rinascita, a questo “nuovo mondo”?

Noi abbiamo criticato il metodo sussidi piuttosto che riduzione delle imposte.

La logica dei sussidi è che la società economica così com’è vada bene, e lo Stato ti dà un aiutino per far fronte alla difficoltà temporanea. Il cittadino è suddito.

La logica della riduzione delle imposte si basa su una nuova dinamicità degli individui che emerge grazie ad una fiscalità ridotta ed agile. La società economica pre-covid non andava bene, avendo alimentato il più grosso problema del nostro Stato, l’evasione fiscale. Dovendosi tutti in qualche reinventarsi per far fronte alle conseguenze economiche del covid, il metodo di creare maggiori opportunità piuttosto che “rinvangare” su quanto fino ad oggi ha funzionato male, avrebbe potuto essere quantomeno un tentativo. Il cittadino sarebbe stato dinamico.

Il tentativo è stato deciso di non farlo ed ora i nodi vengono al pettine. I sussidi ricevuti dallo Stato sono serviti per sopravvivere a stento, ma tutti i doveri fiscali rimandati e non ridimensionati ora vanno onorati. Un titolo emblematico di un quotidiano nazionale di oggi martedì 6 luglio: “Ingorgo di scadenze fiscali”.

Per metterla su “slogan”, ne riportiamo alcuni:

Si chiedono sussidi, ma ci vorrebbe lavoro per tutti (e opportunità per creare nuovi lavori).

Si chiede smartworking, ma ci vorrebbe la riduzione della giornata lavorativa.

E in questa logica, ne deriverebbe:

Si chiedono auto elettriche, ma sarebbe meglio maggior trasporto pubblico.

Si chiedono bonus affitti, ma perché non si incrementa l’edilizia popolare?

Si chiedono più asili nido, ma perché non si riduce la giornata lavorativa, per esempio, a sei ore e non si eleva il congedo a sei mesi sia per mamma che per babbo? Con più tempo libero i genitori potrebbero crescere i figli e non mollarli all’asilo e lavorare tutto il giorno con, alla fine, insegnanti che passano più tempo coi bimbi che non coi genitori.

Solo alcuni “slogan”, a cui se ne possono aggiungere altri. L’impostazione è la crescita della responsabilità individuale e l’intervento dello Stato nel fornire servizi ad individui dinamici, che crescono meglio bimbi altrettanto dinamici. Una società in cui gli individui hanno i servizi base accessibili e uno Stato che li mette in condizione di amare se stessi e il mondo che li circonda.

 

Vincenzo Donvito, presidente Aduc