Cosa fa un consumatore quando c’è crisi di governo? Niente oltre a incazzarsi…
Niente perché il consumatore non ha poteri tali da influire tempisticamente (come dovrebbe essere per le crisi di governo) sul superamento della crisi. Il consumatore ha dei poteri, tipo il “non-acquisto” (1), ma prima che se ne vedano le conseguenze… Incazzarsi perché è venuto meno il principale interlocutore delle proprie istanze, il Governo. Certo, può continuare a rivolgersi al Parlamento, ma per un qualche cambiamento legislativo futuro in là col tempo, oltre ovviamente ai governi locali e agli altri poteri dello Stato (tipo Giustizia) per quelle che sono le loro funzioni.
Ma se – caso per eccellenza in questo momento – non c’è un Esecutivo nazionale che decide come, quando e perché venire incontro per i costi energetici… c’è poco da fare istanze e riporre speranze… manca chi decide, e le bollette arriveranno implacabili con le loro scadenze. Nel nostro Paese in particolare perché, nonostante il potere legislativo sia ufficialmente affidato al Parlamento e quello Esecutivo al Governo, quest’ultimo si è praticamente appropriato anche del potere legislativo, affidando alle Camere funzione ratificatrice… e la crisi in atto nasce proprio per un caso del genere, che vede al centro la realizzazione o meno di un termovalorizzatore per i rifiuti della Capitale (2).
Il consumatore, quindi, non è di destra, di centro o di sinistra. Non è pro-Draghi o pro-Draghi2 o pro-elezioni. Consuma e basta e, ovviamente, non può non essere ambientalista come lo sono, ognuno a modo proprio, tutti i partiti (sulla carta): altrimenti quando consuma si fa più male come se, per esempio, non pratica la raccolta differenziata dei rifiuti (3).
Il consumatore – governo in crisi – deve aspettare ché, in teoria, qualunque governo dovrebbe andargli bene, basta che ci sia un interlocutore…. (4).
Il consumatore incazzato perché non c’è interlocutore, a questo punto, si deve ricordare di essere prima di tutto un cittadino… e qui andare oltre l’incazzatura. Se fa parte di chi ha deciso di non votare, per quanto il non-voto sia un diritto, oltre al triste urlo “son tutti ladri”, continua anche come cittadino a non avere interlocutore. Se invece ha votato, è bene che vada dal proprio eletto, lo prenda per il bavero e gli urli in faccia “oh, ti dai una mossa?”… e qui ci sono quelli di destra, sinistra, centro, mezzi e mezzi, etc, dove ognuno ha una sua presunta ricetta, bla bla bla.
Comunque, noi qui siamo consumatori, ci date un governo – subito – per favore? Poi ci rimettiamo a discutere.
Vincenzo Donvito Maxia
1 – da non confondere con il “non-consumo” che, di per sé sarebbe un farsi male da solo, ché i prodotti e i servizi dei consumatori non sono mai superflui per se stessi.
2 sì, dai, è essenzialmente per questo… se ne sono accorti, prendendoci in giro, anche i nostri partner europei.
3 – che la fanno i Comuni di destra e quelli di sinistra. Poi c’è da capire dove finiscono questi rifiuti, ma questo ora è un altro discorso, nonostante la crisi di governo per la monnezza di Roma.
4 – Se poi al governo (che è fatto anche di ministeri) ci sono persone che gli rendono la vita impossibile perché, per esempio, violano le leggi e gli impediscono di abortire, di esprimersi liberamente o di usare i benefici e gli introiti per il bene di tutti… il consumatore è bene che si lamenti.. ma se il governo non c’è… nisba.