I dati Istat 2019 ci dicono che il numero delle persone residenti in Italia nel 2019 è in calo (1): al 31 dicembre 2019 sono 60.244.639 unità, quasi 189 mila in meno rispetto all’inizio dell’anno (-0,3%). Rispetto alla stessa data del 2014 diminuiscono di 551 mila unità, confermando la persistenza del declino demografico che ha caratterizzato gli ultimi cinque anni.
In un Paese occidentale, tra le maggiori potenze economiche del Pianeta, a democrazia consolidata (con tutti i difetti che vengono in mente), un Paese motore dell’Unione europea… un dato del genere è positivo. Con un trend a nostro avviso anche troppo limitato.
In un Pianeta che sta esplodendo per la sovrappopolazione, dove le risorse a disposizione non bastano in virtù di tutti gli ostacoli che vengono frapposti dai regimi ricchi e da quelli poveri, nonché dalle ideologie (essenzialmente religiose) che più o meno impediscono la libera scelta dell’economia e degli individui, il fatto che il nostro paese non segua il trend non può che essere positivo.
La pandemia in corso di covid-19, per chi aveva ancora qualche dubbio, ci ha dimostrato che non esiste l’isolamento, tutto è concatenato e non potrebbe essere altrimenti.
La crescita smodata di popolazione in alcune parti del Pianeta che qualcuno ritiene lontane e non interessanti il nostro territorio e i nostri modelli sociali ed economici, ci condizionano: sanitariamente, economicamente, socialmente e politicamente. E se nel 2020 non siamo stati ancora in grado di debellare fame e malnutrizione, malattie e conflitti depauperizzanti, quello che stiamo vivendo ora con la pandemia covid-19 è solo un piccolo campanello d’allarme. Donne che, per esempio, nel Sahel continuano a partorire mediamente 8-10 figli per la mancanza di informazione sanitaria e contraccettiva, sono un pericolo per loro e per tutto il Pianeta.
Non ci saranno politiche protezioniste ungheresi o statunitensi (2) o britanniche che potranno salvare chi le propone e il resto del mondo. Siamo un unico Pianeta, interconnesso economicamente e politicamente, e ogni “piccola” crisi tipo le violenze cinesi verso le minoranze islamiche Uiguri o le minoranze democratiche di Hong Kong, hanno riflessi indelebili ovunque.
I riflessi, in modo più tangibile, sono anche i disperati che arrivano sui barconi attraverso il Mediterraneo sulle nostre coste, o gli altrettanto disperati che dal centro e sud America vanno al Nord di quel Continente. Contesti in cui ad ogni restrizione si manifestano drammi come (nel nostro piccolo) la mancanza di mano d’opera per la raccolta di ortofrutta o per l’edilizia, o l’incremento della narco-presenze dei cartelli centro e sudamericani delle droghe nei tessuti urbani ed economici di tutte le città statunitensi.
In questo contesto l’Italia sta “spontaneamente” reagendo con un calo della popolazione. Bene. Per ora è tutto spontaneo e, per fortuna, non sono necessarie politiche di dissuasione demografica. Ma è bene rendersi conto che per non arrivare a questi estremi occorre che la consapevolezza del necessario equilibrio entri a far parte della cultura e della quotidianità di ognuno. Nel contempo è bene rendersi conto che tutti coloro che strillano contro la decrescita, sono portatori di apparenti sospiri di un attimo e di perverse e distruttive situazioni, molto ravvicinate, già dai nostri figli. O forse c’è qualcun che ha ancora dei dubbi che siamo un mondo interconnesso a tutti i livelli?
Vincenzo Donvito, presidente Aduc