Il ministro dello Sviluppo Economico, del Lavoro e delle Politiche Sociali, Luigi Di Maio, ha presentato, e il Consiglio dei Ministri ha approvato, il decreto “Misure urgenti per la dignità dei lavoratori e delle imprese”, detto decreto Dignità.
Consideriamo l’aspetto che riguarda i contratti a termine.
L’intento del provvedimento è di ridurre i contratti a tempo determinato, favorendo i rapporti a tempo indeterminato.
Vero o no?
Vediamo.
Il decreto riduce i contratti a tempo determinato da 36 mesi a 24 mesi e introduce la causale, cioè la motivazione, per i contratti a termine, o il rinnovo dopo i primi 12 mesi.
Dove sta “scritto” che un contratto di 24 mesi si trasformi in uno a tempo indeterminato? Il datore di lavoro, finito il periodo a tempo determinato, potrebbe non assumere il dipendente che si troverebbe senza lavoro o con un lavoro in nero. Ricordiamo che l’economia sommersa e illegale vale 208 miliardi di euro.
Con la causale si aprirebbe un contenzioso in caso di cessazione del rapporto di lavoro, perché l’interruzione del rapporto stesso potrebbe essere impugnata davanti al giudice, relativamente alle necessità aziendali di proseguire o interrompere il contratto. Insomma, lavoro per gli avvocati.
Un’ultima annotazione: il ministro Di Maio ha dichiarato che il Jobs Act è stato licenziato. Non è vero. L’affermazione fa parte della propaganda, cioè delle parole che servono alla propria parte politica. Di bufale continueremo a sentirle.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc