La chiave di lettura è tutta qui. Facile facile. Il grande circo mediatico ha fame di polemica, della quale si nutre per rimanere in vita. La regola è scatenare discussioni, provocare valanghe di insulti, generare se occorre perfino odio.
Questa è l’alternativa a pensieri profondi. La soluzione è abbassare il livello, posizionare l’asticella più in basso, se nessuno è in grado di far volare in alto idee che possano aiutare a capire i fatti del mondo, che possano fornire nuove e sorprendenti chiavi di lettura della nostra società.
E promuovere sul campo a pensatori/pensatrici personaggi che non hanno i requisiti fondamentali per interpretare il difficile ruolo di pensatore/pensatrice non può portare ad altro che a questo: studiare a tavolino frasi ad effetto da gettare come petardi di Capodanno nel circo mediatico. E, poi, come diceva Jannacci, stare a vedere l’effetto che fa.
A nessuno può venire di getto che in un Paese democratico davanti a un’uniforme non si sente sicuro (Murgia) o che le vittime di femminicidio hanno peccato di aggressività (Palombelli). No, queste sono bestialità programmate, studiate per far parlare di sé e di un programma televisivo che in assenza di una polemica non avrebbe un perché per diventare il fatto del giorno. E rendere più popolari e discusse due donne che finora non avevano dimostrato altre qualità per essere al centro dell’attenzione.
Nicola Forcignanò