La chiaroveggenza è la capacità di prevedere il futuro, di conoscere eventi e luoghi lontani nel tempo e nello spazio. Uno dei più noti chiaroveggenti è Nostradamus (1503-1556), famoso per il libro “Le Profezie”, esempio classico di chiaroveggenza retroattiva, cioè interpretabile a posteriori per l’elevata ambiguità delle previsioni.
Ci viene il mente la chiaroveggenza a proposito del Tav, il treno Torino-Lione.
Ieri, il presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, ha dichiarato che il Tav si deve fare perché non farlo costerebbe di più.
Non poteva che essere così.
Lo abbiamo scritto una infinità di volte. Ovviamente, non siamo chiaroveggenti, perché bastava leggere i documenti per capire che la scelta era, ed è, quella di proseguire i lavori per la realizzazione del Tav.
Comprendiamo che i cittadini sono impegnati nel proprio lavoro, o nelle proprie attività, e non hanno tempo per studiare i documenti, ma i membri del governo e i parlamentari sono stati nominati, eletti e pagati, dai cittadini, per studiare le carte e non prendere in giro i propri elettori con dichiarazioni che nulla hanno a che fare con la realtà.
Di Maio, Toninelli, e altri del M5S, hanno avuto un successo elettorale nelle elezioni politiche del 2018, promettendo quello che non potevano promettere: no all’Ilva che si è tradotto in un sì, con la scusa del delitto perfetto, cioè l’inganno perpetrato dal precedente governo in combutta con i sindacati; poi il no al Tap (Trans adriatic pipeline), il gasdotto lungo 4.000 km, che porterà gas dall’Azerbaijan in Italia, attraverso Turchia, Grecia e Albania, che è diventato un sì, con la scusa che la rinuncia avrebbe comportato il pagamento di penali, che gli stessi esponenti penta stellati già conoscevano, infine il sì al Tav perché rinunciare costerebbe di più del proseguire, il che era noto, nonostante il parere negativo sui costi-benefici elaborato, su mandato di Toninelli, da un gruppo di consulenti che, già in precedenza, avevano espresso il loro parere negativo, il che invalida il parere stesso. Su quel parere abbiamo ascoltato per mesi le dichiarazioni di
Toninelli, e dello stesso Conte, sui costi insostenibili del progetto Tav.
Il vicepremier Di Maio sostiene che il progetto Tav è vecchio di 30 anni. Ma quali 30 anni! Si legga le carte e, se non è capace, se le faccia leggere e spiegare dai suoi esperti, se li trova.
Si deve passare in Parlamento, sostiene sempre il Di Maio, che ha scoperto l’acqua calda, perché il Tav ha origine da trattati internazionali e per modificarli occorre un voto parlamentare. Insomma, una manfrina: il M5S presenterà un documento per il ritiro dai trattati, che addosserebbe agli italiani il costo del ritiro stesso, per farselo poi bocciare dai parlamentari degli altri gruppi politici.
E qualcuno crede ancora a costoro.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc