Eufemisticamente si chiama economia non osservata, vale a dire sommersa, cioè in nero. Vale 211 miliardi di euro dei quali 19 per attività illegali, segnala l’Istat.
Basterebbe recuperare solo il 20% del nero per mettere i conti pubblici in sicurezza, invece, continuiamo a discettare dei limiti di prelievo al bancomat, argomento mediatico che serve a rabbonire qualche credulone, infatti, in Germania, non c’è limite ai prelievi, non ha l’evasione che abbiamo in Italia.
Dai dati emergono due notizie importanti: chi evade di più e dove si evade di più.
Oltre alle sottodichiarazioni, sono le famiglie che evadono in maniera consistente.
L’impiego di lavoro irregolare vale 79 miliardi e l’incidenza del lavoro irregolare è più elevata nel settore dei servizi e raggiunge livelli particolarmente elevati nel comparto degli altri servizi alle persone, dove la domanda di prestazione lavorative non regolari da parte delle famiglie è rilevante.
Leggiamo della proposta di mettere le manette agli evasori, il che potrebbe sviluppare il settore metallurgico, per la produzione di ceppi, e incrementare il settore edilizio, per la costruzione di nuove carceri, non essendo sufficienti gli stadi per contenere tutti gli evasori.
Dall’analisi dei dati (2016), l’incidenza dell’economia in nero è molto alta nel Mezzogiorno dove si concentra la richiesta di Reddito di cittadinanza e Pensione di cittadinanza e si raccoglie il maggior consenso elettorale a determinati partiti.
Per combattere l’evasione accorerebbe iniziare a incrociare le banche dati già disponibili, concentrando l’attenzione su precisate aree geografiche.
Sempre che non si preferisca gettare fumo negli occhi a qualche sprovveduto cittadino, con proposte farlocche.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc