La paura è un cagnaccio. A fare ragionamenti contro la paura non se ne cava un ragno dal buco ma, tant’è, in queste elezioni amministrative la paura l’ha fatta da padrona. Sicurezza e immigrazione, sono i temi dominanti vissuti sulla pelle dall’elettore “locale”, rileva l’Istituto Cattaneo.
Gli italiani si sentono insicuri. Paura di cosa?
Vediamo.
Il 41,9% dei cittadini è preoccupato di subire uno scippo o un borseggio, il 40,5% un’aggressione o una rapina, il 37% il furto dell’auto e il 28,7% teme per sé o i propri familiari di subire una violenza sessuale. Il 60,2% dei cittadini è preoccupato dei furti nell’abitazione, il 33,9% ritiene di vivere in una zona a rischio di criminalità (fonte Istat).
Se così fosse, dovremmo tutti barricarci in casa e uscire con la scorta, ma non è così.
I delitti in generale sono diminuiti del 15%, gli omicidi del 11,2%, le rapine dell’8,7%, i furti del 7%. Se analizziamo le linee tendenziali, tra il 2014 e il 2017, rileviamo un meno 25,2% di omicidi, un meno 20,4% di furti e un meno 23,4% di rapine (governi Renzi-Gentiloni).
Nei primi cinque mesi del 2018 gli sbarchi dei migranti sono diminuiti del 78% (governo Gentiloni).
Più che di paura, quindi, è la percezione dell’insicurezza che dilaga, sviluppata ampiamente dai media e cavalcata da esponenti politici. Così, si chiede l’uomo forte, che difende e tutela.
Un protettore, insomma; ma si sa, il protettore pensa prima agli affari suoi, poi a quelli dell’ipotetico protetto.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc