di ANDREA FILLORAMO
La dichiarazione “Fiducia supplicans” che apre alla “possibilità” di benedire, seppure a certe condizioni e limitazioni e non “sacramentalmente” le coppie irregolari e omosessuali, scuote da giorni la fronda tradizionalista e anti-Bergoglio, che è fatta particolarmente – spero di non sbagliarmi – da quanti mal sopportano l’idea che nella Chiesa ci siano uomini e donne discriminati.
La benedizione, suggerita dalla dichiarazione – è bene chiarirlo – non va assolutamente contro la dottrina della Chiesa, ma è soltanto una porta non spalancata, ma soltanto semi aperta, per chi si sente escluso nella Chiesa, vista più come “mater”, che come “ magistra,” che non impone, ma soltanto autorizza un semplice “sacramentale”, fatto senza solennità senza l’intento di contraddire le varie “ sensibilità culturali”, che ovviamente possono essere diverse da luogo a luogo .
A tal proposito il Cardinale Fridolin Ambongo Besungu, arcivescovo di Kinshasa, presidente del Simposio delle conferenze episcopali di Africa e Madagascar, ha ribadito la «fedeltà» e «incrollabile attaccamento al Successore di Pietro» e confermando che il Papa si è detto d’accordo con lui e con i vescovi africani, dice che «nella chiesa in Africa non ci sarà nessuna benedizione a coppie dello stesso sesso» giacchè «ciò causerebbe confusione e sarebbe in diretta contraddizione con l’etica culturale delle comunità africane».
E’ bene affermarlo: nella Chiesa Cattolica è difficile parlare di temi connessi con la sessualità, che è “un dono di Dio”, come l’ha definito Papa Francesco e non come molti, invece, la considerano, la fonte, forse l’unica fonte di peccato.
Per secoli i cristiani si sono accaniti contro il corpo, mentre i Vangeli ci presentano un Gesù attento ai sensi, alla corporeità, alla carne e che considera il peccato non proveniente necessariamente dalla carne, ma dall’intimo dell’uomo.
La storia dei cristiani paradossalmente è segnata dal rifiuto della carne, dimenticando che per essa abbiamo acquisito la salvezza.
Quel che rimasto fuori dal percorso formativo dei preti sono stati i temi della sessualità e dell’affettività, che vengono affrontati solo sotto il profilo teorico, con un profluvio di nozioni astratte sull’amore, il volersi bene, la relazione e così via.
Quel che viene tassativamente escluso sono i concreti tormenti della carne o del cuore, i desideri, i sogni, gli innamoramenti, l’eccitazione sessuale, le emozioni.
La conseguenza principale di questa situazione consiste nel fatto che sesso e amore siano vissuti da molti come intrinsecamente peccaminosi e pericolosi, come mostri da tenere a bada se si vuole diventare o essere cristiani.
Gli effetti di questa micidiale azione repressiva combinati con quelli che derivano dal sistematico soffocamento di ogni forma di dissenso e dall’esaltazione del conformismo e della disciplina producono effetti diversi.
L’ipocrisia diventa uno stile di vita e la dissimulazione prende strade diverse dal semplice cinismo manipolatorio per diventare supplizio, depravazione, violenza, che rischia di avvelenare l’intera società corrompendo anche quel che di buono la Chiesa fa.