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Il periodo politico com’è noto non è un granché. Dossieraggi, scandali sanitari, bombe ecologiche, alluvioni, salti della quaglia, proteste in piazza, ovunque impera il malcontento. Perché sorprendersi se in Sicilia si chiude l’era dell’avvocato prestato alla politica, Marcello Scurria, alla guida dell’ufficio commissariale per l’emergenza risanamento di Messina?
Complotti? Vendetta? Leggerezza del Subcommissario al Risanamento?
“Dopo anni ho un misto di sensazioni – dichiara Scurria a Gazzetta del Sud – ma voglio metterle da parte e andare al punto. Parafrasando Giovanni Falcone, ovviamente in un contesto diverso, prendo in prestito una sua frase per spiegarvi come mi sento. Prima sono stato colpito, poi delegittimato, isolato e infine revocato”.
La politica però ha le sue regole e uno può anche non accettarle, ma se vuole farne parte deve rispettarle. Tutto nasce da una problematica legata alla gestione del risanamento da parte della struttura commissariale e del sub commissario Scurria. A far scoppiare il caso fu il sindaco di Messina, Federico Basile, che lo scorso dicembre, in una conferenza stampa, denunciò che per acquistare all’asta giudiziaria due palazzine a Contesse, Scurria aveva speso 300 mila euro in più rispetto all’offerta presentata dal Comune. “Di fronte alla nostra offerta – tuonò Basile – ci siamo invece ritrovati a dover fare i conti con l’offerta del sub commissario Scurria che ha presentato un’offerta che corrispondeva al prezzo di base d’asta, con un incremento di 500 euro per ogni lotto. In questo modo, il sub commissario ha pagato oltre 300 mila euro in più rispetto all’offerta presentata dal Comune di Messina… Non è normale, l’ho detto e lo ribadisco, che il Comune partecipi a un’asta pubblica per acquisire immobili necessari per la città, e si trovi a fare i conti con la presenza quasi da antagonista di quel sub Commissario che, invece, dovrebbe collaborare, coadiuvare e coordinare le stesse attività…”.
E’ chiaro ed è giusto che ogni persona conservi la sua integrità: ma l’interesse pubblico non segna il confine tra due Istituzioni o tra due contendenti.
Ovviamente, non si è fatta attendere la replica di Renato Schifani. “In riferimento alle dichiarazioni del subcommissario del governo per il risanamento della baraccopoli della Città di Messina Marcello Scurria, Palazzo d’Orléans precisa che lo scorso 7 febbraio è stata avviata la procedura di revoca dalla nomina ai sensi della legge 241/90. La decisione è stata assunta a seguito di “specifiche criticità” riscontrate nella gestione delle funzioni affidate che hanno fatto venir meno il rapporto fiduciario con il presidente della Regione che lo ha nominato. Palazzo d’Orléans ha dato sette giorni di tempo all’avvocato Scurria per presentare le proprie controdeduzioni, non ancora pervenute, all’esito delle quali verranno valutati i provvedimenti più idonei da adottare”.
Come si vede il caso Scurria è complesso. Non risultano (almeno a Noi) da parte del sindaco l’invio degli atti in Procura; non si hanno notizie (almeno per Noi) di querele presentate nei confronti del sindaco da parte di Scurria; come non si hanno notizie (almeno per Noi) di procedimenti in corso da parte dell’Autorità giudiziaria: eppure ci sarebbe l’obbligatorietà dell’esercizio dell’azione penale!
L’arte di leggere i fatti e le persone diventa così sempre più complicata: nessuno è obbligato a fare politica o ad amministrare la cosa pubblica, ma per farlo ci sono regole non scritte da rispettare e alcune di esse sono basilari; la più importante è che quando si amministra bisogna essere come la moglie di Cesare: ovvero, avere un comportamento irreprensibile, che sia al di sopra di ogni sospetto, e quindi non dare adito a pettegolezzi sulla moralità. A testimonianza, se non altro, che non è vero che chi frequenta i palazzi della politica lo fa per arricchirsi o per trovare occupazione a parenti e amici. E magari finire pure in televisione o in Parlamento.